Darell Arcady…
Scrittrice, nata il 5-11-362 Era della Fondazione, morta il 7-1-443.
Sebbene sia stata una scrittrice di romanzi, Arcady Darell ha raggiunto la notorieta con la biografia di sua nonna, Bayta Darell.
Basato su informazioni di prima mano e stato per secoli un testo basilare per la conoscenza dell'epoca del Mulo…
Come il volume Ricordi indimenticabili, il suo romanzo Nel tempo e oltre e un acuto studio della brillante societa di Kalgan durante il Primo Interregno, ispirato, si dice, da un viaggio che la scrittrice fece su Kalgan da giovane…
Arcadia Darell esordi con voce ferma nel microfono del suo transcrittore.
Sviluppi futuri del progetto Seldon, a cura di A. Darell.
E subito penso che un giorno o l'altro, quando fosse stata una scrittrice famosa, avrebbe composto tutti i suoi capolavori sotto lo pseudonimo di Arcady.
Solo Arcady e nient'altro.
A. Darell poteva essere unicamente la sigla da apporre sotto un compito in classe, sia nel corso di Composizione sia in quello di Retorica.
Cose senza gusto.
Tutti gli altri ragazzi facevano cosi, tranne uno, Olyntus Dam, perche il suo nome aveva fatto ridere tutta la classe fin dalla prima volta che l'avevano sentito.
Arcadia era un nome adatto a una ragazzina, affibbiatole in omaggio alla memoria di una nonna che si chiamava cosi; i suoi genitori non avevano proprio fantasia.
Ora che da due giorni aveva quattordici compleanni, si poteva sperare che i genitori, riconoscendo finalmente la sua maturita, l'avrebbero chiamato Arcady.
Strinse le labbra immaginandosi suo padre che alzava gli occhi dallo schermo di lettura, unicamente per dire: – Ma se tu vuoi far credere, ora, di avere diciannove anni, che farai, Arcadia, quando ne avrai davvero venticinque e gli amici te ne daranno trenta? Seduta com'era, di traverso sulla sua poltrona con le gambe abbandonate sui braccioli, poteva vedersi nello specchio del suo armadio.
Considero per un istante la sua faccia e la trovo troppo piena.
Si lecco in fretta le labbra, per renderle soffici e attraenti.
Infine abbasso le palpebre languidamente.
Gran Dio, se soltanto non avesse avuto le guance di un cosi stupido color rosa.
Mise due dita sugli angoli degli occhi e tiro la pelle in modo da assumere l'aspetto seducente e misterioso delle donne dei sistemi solari del centro Galassia, ma le mani le coprivano la faccia e rinuncio all'idea.
Storse il collo e si guardo allo specchio con la coda dell'occhio, poi, parlando con voce profonda da donna matura, disse: – Veramente, papa, se credi che mi preoccupi il giudizio di quegli stupidi giovani…
Poi si ricordo che aveva ancora il transcrittore aperto: – Dannazione! – esclamo e lo chiuse.
Sul foglio di carta di leggero color viola era scritto: SVILUPPI FUTURI DEL PROGETTO SELDON Veramente, papa, se credi che mi preoccupi il giudizio di quegli stupidi giovani…
Dannazione! Tolse pigramente il foglio dalla macchina e un altro scivolo al suo posto.
La sua faccia torno presto a sorridere soddisfatta.
Annuso delicatamente la carta.
Fantastica.
Era proprio il giusto tocco di eleganza e fascino.
E quella macchina scrivente era proprio l'ultimo grido.
L'apparecchio le era stato regalato due giorni prima per il suo compleanno. – Papa – gli aveva detto – tutti, tutti quelli che hanno la minima aspirazione di diventare qualcuno, possiedono un apparecchio del genere.
Il negoziante aveva aggiunto: – Non ne esiste uno migliore e cosi sensibile.
Scrive la frase punteggiandola correttamente a seconda del senso.
E' di grande aiuto nello studio poiche induce chi lo usa a pronunciare in modo corretto le parole, dando la giusta tonalita alla frase, in modo che la trascrizione risulti perfetta.
Anche dopo le parole del negoziante, pero, il padre aveva cercato di comperare un apparecchio funzionante a mano.
Per ottenere quello che voleva aveva dovuto versare qualche lacrimuccia anche se non si addiceva proprio a una donna di quattordici anni, ma ne era valsa la pena: la trascrizione era perfetta, femminile ed elegante con le piu aggraziate maiuscole mai viste.
Anche la parola Dannazione aveva un'eleganza tutta particolare.
Ora pero doveva mettersi al lavoro.
Si sedette ben dritta sulla sedia, prese il microfono tra le mani, come avrebbe fatto un uomo d'affari, e comincio a dettare con voce forte e chiara; petto in avanti, pancia in dentro, controllando il respiro.
L'intonazione era drammatica.
"Gli sviluppi futuri del Progetto Seldon.
"La storia passata della Fondazione, ben conosciuta da tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di studiare nelle efficienti e ben attrezzate scuole del nostro pianeta…
(Ecco un buon inizio, proprio adatto a quella vecchia zitella della signorina Erlking.) "La nostra storia passata e, per la maggior parte, la storia del grande Progetto Seldon.
Ma la domanda che gran parte della gente si pone oggi e se questo Progetto continuera ad essere attuato oppure se a poco a poco cadra nel nulla, sempre che non sia gia avvenuto.
"Per comprendere questi dubbi e necessario rivedere brevemente alcuni avvenimenti salienti del Progetto, quali si sono rivelati finora all'umanita.
(Questa parte le sarebbe riuscita facile, poiche il semestre precedente aveva dovuto sostenere un esame di Storia Moderna.) "Nei giorni in cui, quasi quattro secoli fa, il Primo Impero Galattico si dibatteva negli ultimi spasimi dell'agonia, un uomo, il grande Hari Seldon, ne pronostico la prossima fine.
Attraverso la scienza della psicostoria, la cui complessa meccanica e stata completamente dimenticata, lui e i suoi collaboratori furono capaci di predire il corso dei grandi eventi sociali ed economici della Galassia.
E fu possibile per loro rendersi conto che, una volta che l'Impero fosse crollato, sarebbero passati trentamila anni di caos prima che un nuovo Impero potesse sostituirlo.
"Era troppo tardi per prevenire il grande crollo, ma era possibile accorciare il periodo intermedio di caos.
Fu studiato quindi un Progetto, che avrebbe ridotto l'interregno fra i due Imperi a un solo millennio.
Stiamo completando ora il quarto secolo di questo millennio, e molte generazioni di uomini sono vissute e morte mentre il Progetto continua nella sua marcia inesorabile.
"Hari Seldon creo due Fondazioni agli estremi opposti della Galassia, in modo tale da ottenere la migliore soluzione matematica al suo problema psicostorico.
Su una delle due, stabilita qui su Terminus, venne concentrata tutta la scienza fisica del vecchio Impero.
Per mezzo di questa maggiore preparazione scientifica la Fondazione riusci a respingere gli attacchi dei regni barbarici confinanti che si erano separati dall'Impero proclamando l'indipendenza.
"La Fondazione, guidata da capi saggi e coraggiosi quali Salvor Hardin e Hober Mallow che riuscirono a interpretare con intelligenza il Progetto, conquisto questi regni dopo aver superato le difficolta iniziali.
"La Fondazione, infine, creo un sistema commerciale che controllava una grande porzione dei settori galattici di Siwenna e Anacreon e riusci persino a sconfiggere l'Impero, o meglio quanto rimaneva dell'Impero, che era guidato dall'ultimo dei suoi grandi generali, Bel Riose.
Sembrava che niente avrebbe potuto arrestare il Piano Seldon.
Ogni crisi prevista dal Progetto s'era verificata al momento determinato ed era stata risolta, e ogni volta la Fondazione ne era uscita piu forte mentre un altro grande passo veniva fatto verso la pace e la creazione del Secondo Impero.
"Ma un giorno, quando ormai i resti del vecchio Impero erano scomparsi e solo signorotti isolati governavano sui frammenti del colosso decaduto, apparve il Mulo.
(Aveva copiato questa frase da un giallo televisivo, ma non correva pericolo di essere scoperta poiche la signorina Erlking non ascoltava altro che musica sinfonica o dibattiti letterari.) "La nascita di questo strano essere non era stata prevista dal Progetto.
Si trattava di un Mutante che possedeva strani e misteriosi poteri che gli permettevano di controllare e manipolare il sistema emotivo degli uomini.
Con velocita sorprendente divenne un conquistatore e fondo un Impero tanto potente da sconfiggere la stessa Fondazione.
"Non riusci mai a ottenere un dominio universale, poiche durante la sua sorprendente corsa al potere fu fermato dalla saggezza e dal coraggio di una grande donna, la cui storia e conosciuta da pochi.
(Ora sarebbe venuto a galla il vecchio problema.
Il padre avrebbe insistito nell'impedirle di far saltar fuori il fatto che lei era nipote di Bayta Darell.
Tutti lo sapevano, e poi Bayta era stata la piu grande donna di tutti i tempi.
Era stata lei da sola a fermare il Mulo.) "Dopo cinque anni di dominio dispotico, avvenne un cambiamento per ragioni ignote, e il Mulo abbandono ogni piano di conquista e negli ultimi cinque anni di vita guido il suo Impero da sovrano illuminato.
"Alcuni ritengono che questo cambiamento sia avvenuto per intervento della Seconda Fondazione.
Tuttavia nessun uomo finora e mai riuscito a scoprirne l'esatta dislocazione, ne a conoscerne gli scopi, per cui questa teoria non e dimostrata.
"Dalla morte del Mulo e passata una generazione.
Quale futuro ci attende ora dopo la sua scomparsa? Lui ha interrotto il Progetto Seldon e sembrava averlo distrutto, ma immediatamente dopo la sua morte, la Fondazione e risorta, come una nova dalle ceneri di una stella morente.
(Questa frase era sua.) "Nuovamente Terminus e tornato a essere il centro di una federazione commerciale grande e ricca quasi come prima del dominio del Mulo, ma piu pacifica e democratica.
– Tutto cio fa parte del Progetto? Il grande sogno di Seldon continua il suo corso? E ancora possibile che fra seicento anni nasca un Secondo Impero? Io ritengo di si, perche mai la situazione politica e stata piu favorevole.
(Questa era la parte centrale del tema.
La signorina Erlking era solita scrivere ai margini delle sue composizioni in grossi caratteri con matita rossa: Questo tema e unicamente descrittivo.
Dove sono le tue reazioni personali? Pensa! Esprimiti! Penetra la tua anima! Si, penetrare l'anima.
Come se lei l'avesse mai potuto fare, lei con quella faccia da limone che non aveva mai sorriso in vita sua…) "Il vecchio Impero e completamente scomparso e l'era del Mulo ha posto fine a quella dei signorotti che l'aveva preceduta.
La maggioranza della Galassia intorno a noi e civile e pacifica.
«Inoltre, il tenore di vita sulla Fondazione non e mai stato cosi alto.
I tempi dei sovrani dispotici che si succedevano ereditariamente sono finiti, e di nuovo i nostri capi vengono eletti con sistemi democratici come una volta.
Non esistono piu i mondi dissidenti dei Mercanti Liberi non c'e ingiustizia, ne smodata accumulazione di ricchezza da parte di pochi.
"Non c'e ragione quindi di temere un fallimento, a meno che non sia vero che la Seconda Fondazione costituisce un pericolo.
Coloro che credono a cio non hanno prove, ma basano le loro teorie su vaghe paure e superstizioni.
Io penso che la fiducia in noi stessi, nella nostra nazione, e nel grande Progetto Seldon, dovrebbe eliminare dai nostri cuori e dalle nostre menti tutte le incertezze e…" Qui si fermo un momento.
Arcadia era stata interrotta da brevi colpi battuti alla finestra.
Si giro, appoggiandosi al bracciolo della poltrona, e vide una faccia sorridente che l'osservava facendole segno con il dito sulle labbra di non far rumore.
Superato il primo momento di sorpresa, Arcadia scese dalla poltrona e si avvicino al divano accanto alla vetrata, vi si inginocchio e osservo sospettosa lo sconosciuto.
L'uomo smise immediatamente di sorridere.
Con una mano strinse la ringhiera della finestra, con l'altra fece un gesto imperioso.
Arcadia obbedi con lentezza: premette un pulsante e la parte inferiore del vetro scivolo silenziosamente dentro il muro, facendo entrare una ventata di aria fresca di primavera a mescolarsi con l'aria del condizionatore.
– Non potete entrare – disse la ragazza con voce tranquilla, – le finestre sono protette da uno schermo che si puo azionare solo dall'interno.
Se ci provate, metterete in funzione l'allarme. – Fece una pausa, poi continuo: – Siete buffo cosi in bilico sul cornicione.
Se non fate attenzione, rischiate di rompervi l'osso del collo e di sciupare i fiori del giardino.
– In questo caso – disse l'uomo alla finestra, che stava pensando esattamente la medesima cosa, – togliete lo schermo e fatemi entrare.
– Non ne ho la minima intenzione – rispose Arcadia. – Probabilmente avete sbagliato casa.
Non sono una ragazza abituata a fare entrare gli uomini nella sua stanza da letto, di notte e attraverso la finestra. – E abbasso le palpebre assumendo un'aria dignitosa.
Il giovane sembrava aver perso tutto il suo buon umore.
– E' questa la casa del dottor Darell? – mormoro.
– E perche dovrei dirvelo? – Per la Galassia…
Addio allora…
– Se saltate giu, giovanotto, daro l'allarme, – l'ammoni Arcadia.
L'altro non rispose subito.
Alla fine disse a denti stretti: – Senti bene, ragazzina, se non vuoi che io rimanga e se non vuoi nemmeno che me ne vada, mi sai dire che cosa dovrei fare? – Forse e meglio che vi faccia entrare.
Il dottor Darell abita effettivamente qui.
Adesso chiudo lo schermo.
Esitante, dopo essersi guardato attorno, il giovane entro nella stanza.
Si spolvero le ginocchia con colpi secchi, poi alzo la faccia arrossata.
– Sei sicura che la mia presenza non metta in pericolo la tua reputazione? – Penso che la vostra sia piu in pericolo, poiche appena sentiro dei passi avvicinarsi, urlero e diro che siete entrato qui con la forza.
– Ah, si? – rispose l'altro. – E come spiegheresti il fatto di aver chiuso lo schermo protettivo? – Puff! Sara facilissimo.
Lo schermo non esiste.
Il giovane spalanco gli occhi. – Si trattava di un bluff? Quanti anni hai, bambina? – Questa e una domanda molto impertinente, giovanotto.
Non sono abituata a essere chiamata "bambina".
– Scusami.
Probabilmente sei la nonna del Mulo travestita.
Ti dispiace se ora me ne vado prima che tu organizzi un linciaggio con me protagonista? – E' meglio che non ve ne andiate… poiche mio padre vi sta aspettando.
L'uomo sembro sorpreso.
Corrugo la fronte. – C'e qualcuno con tuo padre? – No.
– Qualcuno e venuto a trovarlo recentemente? – Solo alcuni mercanti e voi.
– Non e capitato niente di straordinario? – Niente tranne voi.
– Dimenticati di me.
No, un momento.
Dimmi, come sapevi che tuo padre mi stava aspettando? – E' stato facile.
L'altra settimana ha ricevuto una Capsula Personale apribile solo da lui, con uno di quei messaggi che si ossidano appena aperti.
Ha gettato la capsula nel polverizzatore, e ieri ha dato a Poli, la nostra cameriera, un mese di vacanza perche andasse a far visita alla sorella a Terminus citta, e oggi pomeriggio ha preparato il letto nella stanza degli ospiti, per cui ho immaginato che stesse aspettando qualcuno di cui io non dovevo saper niente.
Generalmente mi dice tutto.
– Davvero! Mi sorprende che debba dirti qualcosa.
Immagino che tu sappia tutto ancora prima che te lo dica lui.
– Di solito e cosi. – E sorrise.
Cominciava a sentirsi a suo agio.
Il nuovo venuto era piuttosto anziano per lei, ma aveva un aspetto molto distinto, i capelli neri ondulati e gli occhi azzurri.
Forse avrebbe incontrato un uomo cosi quando sarebbe diventata piu grande.
– E adesso dimmi – le chiese lui, – come hai fatto a sapere che ero io la persona che tuo padre aspettava? – E chi altro poteva essere? Aspettava qualcuno in gran segreto, non so se mi spiego… ed ecco che arrivate voi saltando dalle finestre, invece di entrare dalla porta di ingresso, come avreste dovuto fare se foste stata una persona di buon senso. – Poi si ricordo la sua battuta preferita. – Gli uomini sono cosi stupidi! – aggiunse.
– Sei abbastanza sicura di te vero bambina? Scusami signorina.
Potresti anche sbagliarti.
E se io ti dicessi che ignoro tutto cio e che non sono affatto la persona che tuo padre aspetta? – Non ci credo.
Vi ho detto di entrare solo dopo che ho visto che facevate cadere una borsa.
– Una… cosa? – La vostra borsa, giovanotto.
Non sono cieca.
E non l'avete lasciata cadere per caso, perche prima avete guardato bene per essere sicuro del punto dove cadeva.
Quando vi siete assicurato che sarebbe caduta in un punto nascosto, l'avete lasciata andare e non vi siete voltato a guardare.
Ora, poiche siete passato dalla finestra invece che dalla porta, era evidente che dovevate avere una qualche paura a entrare in casa prima di averla ispezionata.
E poiche io ho complicato un po le cose per voi, vi siete preoccupato anzitutto di mettere in salvo la valigetta prima di preoccuparvi di voi stesso, il che significa che quella borsa ha piu valore della vostra stessa incolumita personale, cosi che fino a quando vi troverete qui e la valigetta la fuori (e noi sappiamo che si trova fuori) probabilmente non potrete muovervi.
Si fermo per riprendere fiato e il giovane intervenne. – Potrei sempre strangolarti e andarmene via dopo aver recuperato la valigetta.
– Voi non sapete, giovanotto, che sotto il letto ho una mazza da baseball, e posso afferrarla in due secondi da questa posizione seduta, e sono una ragazza abbastanza forte.
I due rimasero in silenzio.
Poi, con cortesia forzata, il giovane disse: Posso presentarmi, visto che siete cosi intelligente? Mi chiamo Pelleas Anthor.
E tu come ti chiami? – Arc…
Arcady Darell.
Felice di conoscervi.
– E ora.
Arcady, che ne diresti di fare la brava bambina e andare a chiamare tuo padre? Arcadia assunse un aria offesa. – Non sono affatto una brava bambina.
E voi siete abbastanza maleducato… visto soprattutto che mi state chiedendo un favore.
Pelleas Anthor sospiro. – Benissimo.
Vuoi essere cosi gentile, piccola e cara vecchietta di chiamare tuo padre? – Non intendevo che mi chiamaste nemmeno a quel modo, ma adesso lo avverto.
Ma badate, giovanotto, che non vi tolgo gli occhi di dosso. – E comincio a battere i piedi sul pavimento.
Si senti un rumore di passi affrettati su per le scale e la porta si spalanco.
– Arcadia.. – Il dottor Darell si interruppe, guardo il nuovo venuto e disse: – Chi siete? Pelleas si alzo con aria di sollievo. – Dottor Toran Darell? Sono Pelleas Anthor.
Avete ricevuto il mio messaggio, immagino.
Perlomeno cosi mi ha detto vostra figlia.
– Che cosa ha detto mia figlia? – E aggrottando la fronte si chino a guardare la bambina che aveva assunto un'aria del tutto innocente.
– Si, disse infine il dottor Darell, – vi stavo aspettando.
Vi dispiacerebbe seguirmi dabbasso? – Si interruppe per osservare il transcrittore ancora acceso.
Arcadia ne segui lo sguardo.
Si precipito verso l'apparecchio, ma fu inutile, visto che il padre era in piedi vicino alla macchina. – E l'hai lasciato acceso tutto questo tempo, Arcadia? – Papa – si lamento la ragazza, – non e bello leggere i discorsi degli altri.
– Eh no – disse il padre – e un tuo dialogo con uno straniero nella tua stanza da letto! Come padre, Arcadia, devo vigilare su di te.
– Dannazione… non e niente di tutto questo.
Pelleas sorrise. – No, no, e giusto dottor Darell.
La signorina mi stava accusando di ogni sorta di cattive intenzioni, e devo insistere che voi leggiate, se non altro per salvare la mia reputazione.
Arcadia riusci a stento a trattenere le lacrime.
Nemmeno suo padre si fidava di lei.
Quel maledetto transcrittore… se quello stupido non fosse venuto a sbirciare dalla finestra, facendole dimenticare di spegnerlo…
E adesso suo padre avrebbe cominciato a farle la solita predica su tutto cio che una signorina per bene non deve fare e, a starlo a sentire, c'erano ben poche cose permesse.
– Arcadia – disse il padre gentilmente, – mi stupisce che una signorina…
Lo sapeva gia.
Diceva sempre cosi.
– … sia cosi impertinente con le persone piu anziane di lei.
– E allora perche e venuto a curiosare alla mia finestra? Una signorina ha ben diritto a un po di tranquillita…
E ora dovro rifare tutto il tema per la seconda volta.
– Non sta a te giudicare la legittimita delle azioni di questo signore.
Avresti dovuto semplicemente non lasciarlo entrare.
Avresti dovuto venirmi a chiamare immediatamente, specialmente se pensavi che io lo stessi aspettando.
Lei rispose piagnucolando: – Sarebbe stato forse meglio che non l'avessi visto…
E capace di mandare a monte ogni cosa se insiste a passare dalle finestre invece che dalle porte.
– Arcadia, nessuno ha chiesto la tua opinione su un argomento di cui non conosci assolutamente nulla.
– Ma io so di che si tratta.
E' la Seconda Fondazione, ecco cos'e.
Nella camera piombo il silenzio piu assoluto.
Persino Arcadia avverti il nervosismo nell'aria.
Il dottor Darell chiese a bassa voce: – Chi te l'ha detto? – Nessuno, ma per che cosa d'altro sarebbe stato necessario tanto mistero? Ma non ti preoccupare, comunque, non lo diro a nessuno.
– Signor Anthor – disse il dottor Darell, – mi dovete scusare.
– Figuratevi – rispose Anthor seccato. – Non e colpa vostra, dottore, se vostra figlia ha venduto l'anima alle forze delle tenebre.
Ma vi dispiace se le faccio una domanda prima che ne andiamo? Signorina Arcadia…
– Che cosa volete? – Perche pensate che sia stupido passare dalle finestre invece che dalle porte? – Semplicissimo, perche in questo modo fate pubblicita a quello che cercate di nascondere.
Se io ho un segreto, non mi metto un cerotto sulla bocca in modo da far sapere a tutti che non voglio parlare.
Parlo invece normalmente come al solito, ma di qiualcos'altro.
Non avete mai letto qualche proverbio di Salvor Hardin? E stato il nostro primo sindaco, lo sapete? – Si, lo so.
– Bene, era solito dire che una bugia che avesse vergogna di se, non aveva possibilita di successo.
Diceva anche che niente doveva essere vero, ma che doveva sembrare vero.
Ebbene, passando dalla finestra e stato come dire una bugia che aveva vergogna di se, per cui non posso credere alla vostra sincerita.
– Allora cosa avrei dovuto fare? – Se volevate vedere mio padre in gran segreto, avreste dovuto fare in modo di incontrarlo apertamente davanti a un mucchio di testimoni.
Poi, quando tutti vi avrebbero creduto amici, sareste potuto entrare normalmente dalla porta senza che nessuno ci trovasse niente di strano.
Anthor guardo la ragazza con occhi strani, poi si rivolse al dottor Darell.
– Andiamo – disse, – devo passare in giardino a prendere la borsa.
Un momento! Ancora una domanda, Arcadia.
Hai veramente una mazza di baseball sotto il letto? – No.
– L'avevo immaginato.
Il dottor Darell si fermo sulla porta. – Arcadia – disse, – quando riscriverai il tema su Hari Seldon, non fare la misteriosa quando parli di tua nonna.
Anzi credo che non sia affatto necessario che tu parli di lei.
I due scesero le scale in silenzio.
Poi Pelleas chiese: – Scusatemi, dottore, quanti anni ha vostra figlia? – Quattordici compiuti l'altro ieri.
– Quattordici? Per la Galassia…
Ditemi, ha intenzione di sposarsi un giorno? – No, che io sappia.
– Bene, se mai le venisse in mente, sparategli, intendo dire, sparate al giovane che sta per sposare. – Guardo l'altro negli occhi. – Dico sul serio.
Dev'essere terribile vivere con lei quando avra vent'anni.
Non che voglia offendervi, dottore.
– No, non mi offendo.
Capisco che cosa intendete dire.
L'oggetto delle loro discussioni, al piano di sopra, osservava con disgusto il transcrittore. – Sviluppi futuri del Progetto Seldon – disse farfugliando.
Il transcrittore, con grande eleganza trascrisse chiaramente quel borbottio: Sviluppi futuri del Progetto Seldon.
Matematica…
La sintesi del calcolo di n-variabili e di n-geometrie dimensionali e la base di quello che Seldon una volta chiamo «la mia piccola algebra dell'umanita»…
Prendiamo in considerazione una stanza.
Dove si trovi questa stanza non ha importanza.
E' sufficiente dire che in quella stanza, piu che in ogni altro luogo, esisteva la Seconda Fondazione.
Era una stanza che, per secoli, era stata il ricettacolo della scienza pura tuttavia in quel luogo non v'erano alcuni di quegli strumenti che, da millenni, si trovavano in ogni laboratorio scientifico.
Era una scienza che si occupava esclusivamente di concetti matematici, in forma simile alle speculazioni di quelle antiche razze che erano vissute in tempi preistorici prima che la tecnologia facesse la sua comparsa, prima che l'Uomo popolasse la Galassia partendo da un singolo mondo ora ignoto.
In quella stanza, protetto da quella scienza mentale, cosi inaccessibile che tutta la potenza fisica del resto della Galassia non sarebbe bastata ad attaccarlo, si trovava il Radiante Fondamentale che conteneva in se tutto il Piano Seldon.
In quella stanza si trovava anche un uomo: il Primo Oratore.
Era il ventesimo della serie di capi guardiani del Piano, e il titolo gli derivava semplicemente dal fatto che durante le assemblee era il primo a prendere la parola.
Il suo predecessore aveva sconfitto il Mulo ma i danni causati al Progetto Seldon non erano stati del tutto riparati.
Da venticinque anni lui e la sua amministrazione avevano cercato di ricondurre una Galassia di esseri umani stupidi e testardi nella traccia prefissata.
Era un'impresa difficilissima.
Il Primo Oratore alzo lo sguardo verso la porta che si apriva.
Solo nella stanza stava pensando a quel quarto di secolo di sforzi, che ora inevitabilmente s'avvicinavano all'apice.
Considero il nuovo venuto con interesse.
Era un giovane studente, uno di quelli che un giorno forse gli sarebbe succeduto.
Il giovane rimase incerto sulla soglia, cosi che il Primo Oratore fu costretto ad andargli incontro e a farlo entrare posandogli una mano sulla spalla.
Lo studente sorrise, timido, e il Primo Oratore gli disse: – Prima devo spiegarti perche ti trovi qui.
Erano ora uno di fronte all'altro, separati da una scrivania.
Entrambi parlavano in maniera comprensibile soltanto per un uomo della Seconda Fondazione.
La parola, originariamente, era il mezzo attraverso il quale l'uomo aveva imparato imperfettamente a trasmettere i pensieri e le emozioni della sua mente.
Creando suoni e combinazioni di suoni per rappresentare certi impulsi mentali, aveva sviluppato un metodo di comunicazione.
Ma quel sistema era insufficiente a rappresentare tutte le delicate sfumature del pensiero umano.
Questa imperfetta capacita di comunicazione provoco conseguenze disastrose.
Tutte le sofferenze che gli uomini dovettero sopportare nella storia della Galassia, erano dovute in gran parte alla difficolta di comunicazione tra loro.
Ogni essere umano vive racchiuso in una completa solitudine.
Di quando in quando ci furono tentativi di avvicinarsi l'un l'altro ma avendo provato fin dall'infanzia il terrore e l'insicurezza dell'isolamento completo, si credettero nemici e si combatterono in modo selvaggio.
Per decine di migliaia d'anni l'uomo e stato costretto a strisciare i piedi nel fango, pur possedendo una mente capace di concepire i piu alti ideali.
Con tenacia, l'uomo ha cercato di spezzare le catene a cui lo costringeva la parola.
La semantica, la logica simbolica, la psicanalisi, sono stati tutti tentativi per raggiungere una migliore comprensione e aggirare l'ostacolo della parola.
Poi la psicostoria permise lo sviluppo della scienza mentale rappresentandola per mezzo di formule matematiche.
Si compresero la neuropsicologia e l'elettrochimica del sistema nervoso, che derivano dalla forza nucleare, e fu allora possibile sviluppare veramente la psicologia.
E attraverso la generalizzazione della conoscenza psicologica dall'individuo alla massa, venne matematicizzata persino la sociologia.
I gruppi piu grandi, i miliardi di abitanti dei pianeti, i trilioni che occupavano i Settori, i quadrilioni che abitavano l'intera Galassia divennero non solo semplici esseri umani, ma gigantesche forze capaci di essere guidate statisticamente.
Cosi Hari Seldon riusci a vedere il futuro in modo chiaro e inevitabile, e il Progetto pote essere varato.
Era la stessa scienza mentale che aveva dato origine al Piano Seldon che rendeva ora inutile al Primo Oratore servirsi della parola per mettersi in contatto con lo studente.
Ogni reazione a uno stimolo, per quanto insignificante, indicava il cambiamento che si verificava nella mente dell'altro.
Il Primo Oratore non avrebbe potuto per istinto avvertire il contenuto emotivo dello studente, come invece avrebbe potuto fare il Mulo – poiche il Mulo era un mutante dotato di poteri incomprensibili per la mente di un uomo normale e persino per un uomo della Seconda Fondazione – ma riusciva tuttavia a dedurlo grazie a uno speciale e intenso allenamento.
Ma poiche e impossibile in una societa basata sulla parola spiegare chiaramente i metodi di comunicazione che usavano tra loro gli uomini della Seconda Fondazione, ignoreremo del tutto la cosa.
Tradurremo in parole il dialogo tra il Primo Oratore e lo studente, anche se la traduzione non potra essere sempre completamente fedele.
Immagineremo quindi che il Primo Oratore abbia effettivamente detto: – Prima, devo spiegarti perche ti trovi qui.
Il Primo Oratore continuo: – Tu hai studiato la scienza mentale per quasi tutta la tua vita e hai appreso tutto quello che i tuoi insegnanti sono stati capaci di comunicarti.
E tempo che tu e pochi altri tuoi compagni cominciate l'apprendistato per diventare Oratori.
L'altro sembro agitarsi sulla sedia.
– No… devi accogliere le mie parole con calma.
Tu hai sperato di esserti qualificato.
Hai temuto di non riuscirci.
E in verita sia il timore sia la speranza sono debolezze.
Tu sapevi che saresti riuscito e ora esiti ad ammettere il fatto perche ti dimostreresti troppo presuntuoso e di conseguenza impreparato.
Sciocchezze.
Il piu stupido degli uomini e colui che non si rende conto di essere saggio.
Sei stato scelto anche perche sapevi di riuscire.
Lo studente si rilasso.
– Ora ti senti meglio e non sei piu sulla difensiva.
Sei piu pronto a concentrarti e a comprendere.
Ricorda di essere sempre sincero, e inutile cercare di difendere i tuoi pensieri poiche questo e impossibile con una persona allenata al dialogo emotivo.
La mia mente ti e completamente aperta.
Facciamo in modo che lo scambio sia reciproco.
Continuo: – Non e facile diventare un Oratore.
Non e affatto facile nemmeno essere uno psicostorico; e nemmeno il migliore degli psicostorici e necessariamente un Oratore qualificato.
Esiste infatti una distinzione.
Un Oratore non deve soltanto rendersi conto delle complicazioni matematiche del Progetto Seldon, deve sentire anche un amore profondo per il Progetto e per le sue finalita.
Esso deve essere per lui la sua vita e il suo respiro.
E inoltre, deve considerarlo come un amico vivente.
Sai che cosa e questo? – Il Primo Oratore indico con la mano il cubo nero e lucido al centro della scrivania.
– No, non lo so.
– Hai sentito parlare del Radiante Principale? – E' questo? – esclamo meravigliato lo studente.
– Ti aspettavi di vedere qualcosa di piu imponente e spettacolare? E naturale.
Fu creato all'epoca del vecchio Impero dagli uomini di Seldon.
Ci ha servito per quasi quattrocento anni, senza che dovessimo mal ripararlo.
E fortunatamente non si e mai guastato, poiche nessuno della Seconda Fondazione sarebbe capace di aggiustarlo. – Sorrise gentilmente. – Quelli della Prima Fondazione forse sarebbero capaci di costruirne uno esattamente uguale, ma non dovranno mai conoscerne l'esistenza.
Abbasso una leva dal suo lato della scrivania e la stanza piombo nel buio.
Ma fu solo per un istante perche a poco a poco le larghe pareti della stanza si illuminarono.
Dapprima assunsero una colorazione madreperlacea, poi apparvero tracce scure qua e la, finalmente apparvero le equazioni stampate nitidamente, con qualche linea in rosso che interrompeva ogni tanto la lunga fila di equazioni scritte in nero.
– Vieni, ragazzo, mettiti pure in piedi davanti al muro.
Non c'e pericolo di creare ombra.
Questa luce che viene proiettata dal Radiante non e come le altre.
Se devo dirti la verita, non so nemmeno vagamente come si possa ottenere questo effetto.
Ma so che non proietterai ombre sul muro.
Erano in piedi davanti al muro.
Ogni parete misurava dieci metri di lunghezza per cinque di altezza.
Era tutto scritto in caratteri minuscoli che coprivano ogni centimetro di parete.
– Questo non e l'intero Progetto – disse il Primo Oratore. – Per trascriverlo tutto sui due muri, le equazioni individuali dovrebbero essere ridotte a proporzioni microscopiche, ma non e necessario.
Quello che vedi rappresentato e il Progetto come s'e sviluppato fino a ora.
Tu hai studiato bene questa parte, vero? – Si, Oratore.
– Ne riconosci qualche punto? Senza rispondere lo studente punto un dito sul muro per indicare una equazione e in seguito a quel semplice gesto l'equazione indicata scese lentamente lungo la parete fino a fermarsi a livello degli occhi.
Il Primo Oratore sorrise. – Scoprirai che il Radiante Principale e sintonizzato sulla tua mente.
Avrai ben altre sorprese da questo piccolo strumento.
Cosa stavi per dirmi sull'equazione che hai scelto? – Si tratta – disse lo studente, – di un integrale Rigelliano, che si basa su una distribuzione planetaria di una materia indicante la presenza di due classi economiche principali sul pianeta, o forse nel Settore, piu uno schema emotivo instabile.
– E che significa tutto questo? – Rappresenta il limite della tensione, poiche qui – e lo studente indico di nuovo con il dito mentre l'equazione si spostava, – abbiamo una serie convergente.
– Bene – disse il Primo Oratore. – E ora dimmi, che ne pensi di tutto questo? Ti pare un'opera d'arte finita? – Certamente! – Ti sbagli, invece! Non e cosi.
Questa e la prima cosa che devi imparare.
Il Progetto Seldon non e ne completo, ne corretto.
E' semplicemente quanto di meglio poteva essere fatto a quei tempi.
Piu di una dozzina di generazioni di uomini hanno analizzato queste equazioni, ci hanno lavorato sopra, le hanno divise fino all'ultimo decimale, e le hanno quindi ricomposte.
Ma hanno fatto ben piu di questo.
Hanno potuto vedere svolgersi ben quattrocento anni del Piano e, contro ogni predizione o equazione matematica, hanno potuto controllare la realta, e hanno imparato.
Hanno appreso molto piu di quanto Seldon non avesse potuto e se noi con le nozioni che abbiamo accumulato per secoli dovessimo ripetere il lavoro di Seldon, riusciremmo certamente a ottenere un risultato migliore.
Hai capito? Lo studente sembrava sbalordito.
– Prima che tu possa ottenere il grado di Oratore – continuo il Primo Oratore, – devi dare un contributo originale al Progetto.
Non si tratta di sacrilegio.
Ogni segno rosso che tu vedi sul muro e il contributo di tutti gli uomini che hanno vissuto da Seldon fino a noi.
Per esempio… – disse guardando verso l'alto, – ecco la! Tutto il muro sembro abbassarsi improvvisamente.
– Questo – disse, – e il mio contributo. – Un cerchio rosso circondava due frecce incrociate e racchiudeva due metri quadrati di scrittura nera.
Nello spazio libero c'era una serie di equazioni in rosso.
– Non sembra molto – disse l'oratore. – Questa parte del Progetto si realizzera fra quattrocento anni.
Sara un periodo delicato, quando il Secondo Impero, in via di costituzione, verra conteso tra personalita rivali che minacceranno di dividerlo se avranno forze sufficienti per farlo o di irrigidirlo sterilmente se nessuno riuscira a prendere il sopravvento sull'altro.
In questo punto sono valutate ambedue le possibilita, e il metodo per superare la crisi.
C'e poi una terza eventualita, anche se le probabilita sono piuttosto basse, il dodici virgola sessantaquattro per cento per l'esattezza, ma avvenimenti a percentuali ben inferiori si sono gia verificati nel Progetto che, d'altra parte, e completo solo per il quaranta per cento.
Questa eventualita consiste nel possibile compromesso tra due o piu personalita in conflitto.
Ho dimostrato che un avvenimento del genere bloccherebbe lo sviluppo del Progetto, e procurerebbe danni molto peggiori delle guerre civili.
Fortunatamente siamo riusciti a evitare tutto cio.
Questo e il mio contributo.
– Permetti che ti interrompa, Oratore.
Come si procede per un cambiamento del genere? – Attraverso l'intervento del Radiante.
Scoprirai nel tuo caso, per esempio, che le tue equazioni saranno controllate rigorosamente da cinque diversi comitati, dopo di che sarai costretto a difenderle contro un attacco senza pieta.
Quindi si lasceranno trascorrere due anni e il tuo contributo sara controllato di nuovo.
E' accaduto piu di una volta che lavori in apparenza perfetti si siano dimostrati errati dopo mesi oppure anni d'introduzione nel Progetto.
Qualche volta capita che sia quello stesso che ha proposto l'innovazione a scoprirne l'errore.
Se dopo due anni, e un altro esame non meno dettagliato del primo, le teorie sono ancora valide, o meglio se l'innovazione del giovane scienziato mette in luce nuovi particolari ed e dimostrata con ulteriori prove, quel contributo sara aggiunto al Progetto.
E' stato l'apice della mia carriera e lo sara anche per te.
Il Radiante Principale puo essere regolato con la tua mente e tutte le correzioni o le aggiunte possono essere fatte attraverso un condotto mentale.
Non ci sara nulla che indichera che la correzione e stata fatta da te.
In tutta la storia del Progetto non sono stati mai ammessi meriti personali.
E una creazione di noi tutti.
Capisci? – Si.
Oratore.
– Ma adesso cambiamo argomento. – Si avvicino al tavolo sul quale era posato il Radiante e le equazioni scomparvero e i muri tornarono mentre la luce si riaccendeva in mezzo alla stanza. – Siediti qui accanto alla mia scrivania e ascolta alcune cose.
Per uno psicostorico, e sufficiente conoscere la Biostatistica e l'Elettromatematica Neurochimica.
Alcuni non conoscono altro e percio sono impiegati come tecnici statistici.
Ma un Oratore deve saper discutere il Progetto senza matematica.
O, se non sul Progetto vero e proprio, perlomeno sulla sua filosofia e sui suoi scopi.
"Prima di tutto, qual e il fine del Progetto? Per favore, dimmelo in parole tue e non ti far prendere da sentimentalismi.
Non sarai giudicato, te l'assicuro, per l'esposizione dei tuoi pensieri.
Era la prima volta che lo studente avrebbe potuto esprimersi con piu di qualche sillaba, e lui esito prima di lanciarsi.
Disse, diffidente: – Dagli studi che ho fatto, credo che il fine del Progetto sia di creare una civilta umana con un orientamento assolutamente diverso da quelli esistiti precedentemente.
Un orientamento che, secondo la Psicostoria, non avrebbe mai potuto nascere spontaneamente…
– Fermati! – l'interruppe il Primo Oratore senza esitare. – Non devi mai dire mai.
In tal modo sorvoli troppo comodamente sull'argomento.
In effetti, la Psicostoria predice solo probabilita.
Un determinato evento puo essere anche solo infinitesimalmente probabile, ma quella probabilita e sempre maggiore di zero.
– Si.
Oratore.
L'orientamento in questione, se mi permetti la correzione, non possiede probabilita significative di verificarsi spontaneamente.
– Cosi va meglio.
Qual e l'orientamento? – E quello di una civilta basata sulla scienza mentale.
In tutta la storia dell'Umanita, si e avuto soprattutto un progresso nella tecnica, cioe nella capacita di dominare il mondo inanimato che circonda l'Uomo.
Il controllo del proprio io e della societa sono stati lasciati al caso o alle vaghe direttive di alcuni sistemi etici intuitivi basati sull'ispirazione e sull'emotivita.
Il risultato e stato che nessuna civilta ha posseduto mai una stabilita con una percentuale superiore del cinquanta per cento, e questo solo a prezzo di grandi sacrifici per l'umanita.
– E perche l'orientamento di cui parliamo non e spontaneo? – Perche la grande maggioranza degli esseri umani possiede requisiti mentali che le permettono di prender parte al progresso della tecnica, e di conseguenza tutti ne ricevono immediati e visibili vantaggi.
Solo una minoranza insignificante, intellettualmente superiore, e capace di guidare l'uomo attraverso le notevoli difficolta della scienza mentale i cui benefici, pur durando piu a lungo, sono meno comprensibili e appariscenti.
Ma e possibile che cio provochi una dittatura di tale minoranza e che, pur a buon fine, crei divisioni fra gli uomini.
Non si puo escludere che questa sottospecie che si sarebbe creata si ribelli e debba essere dominata con la forza, il che abbasserebbe l'umanita al avello dei bruti.
Tale soluzione e per noi ripugnante e deve essere esclusa.
– Qual e dunque la soluzione? – Il Progetto Seldon.
Grazie a esso sono state create le condizioni opportune affinche in mille anni, che ora sono diventati solo seicento, si formi un Secondo Impero Galattico nel quale l'Umanita potra essere guidata dalla scienza mentale.
Nel medesimo intervallo di tempo, la Seconda Fondazione si sviluppera e preparera un gruppo di psicologi capaci di assumere la guida.
O, come molte volte io ho immaginato, la Prima Fondazione stabilira l'unita politica, mentre la Seconda Fondazione costituira una classe dirigente gia preparata.
– Capisco.
Il ragionamento mi pare giusto.
Tu pensi che qualsiasi Secondo Impero costituitosi nello spazio di tempo stabilito da Seldon sarebbe capace di soddisfare il Progetto? – No, Oratore? non lo credo.
Parecchi Secondi Imperi possono formarsi nello spazio di settecento o novecento anni, ma solo uno di essi e il Secondo Impero.
– E perche, secondo te? e necessario che l'esistenza della Seconda Fondazione sia tenuta nascosta, soprattutto alla Prima Fondazione? Lo Studente cerco di trovare un significato nascosto nella domanda, senza riuscirci.
Rispose preoccupato: – Per la medesima ragione per la quale i particolari del Progetto devono essere tenuti nascosti all'umanita in generale.
Le leggi della psicostoria sono di natura statistica e si annulano se le azioni degli individui non sono lasciate al caso.
Se gli uomini apprendessero le caratteristiche del Progetto non si comporterebbero piu in modo naturale.
E uno degli assiomi della Psicostoria.
Cio significa che le loro azioni non mi sarebbero piu prevedibili.
Scusami, Oratore, ma sento che la mia risposta non e soddisfacente.
– E' bene che tu te ne renda conto.
La tua risposta infatti e molto incompleta.
E' la Seconda Fondazione che deve rimanere nascosta, non il Progetto.
Il Secondo Impero non si e ancora formato.
La societa e costituita ancora in modo tale che non riuscirebbe a sopportare una classe dirigente di psicologi, e anzi ne avrebbe timore e la combatterebbe con tutte le sue armi.
Mi capisci? – Si, Oratore, capisco.
Di questo non mi e stato mai detto nulla.
– Non cercare di scusarti.
Nessuno te l'ha mai spiegato, ma avresti potuto dedurlo da solo.
Ora noi due insieme studieremo questo e altri punti durante il periodo del tuo, apprendistato.
Ci rivedremo fra una settimana.
Nel frattempo, vorrei che tu esaminassi un certo problema che ora ti sottopongo.
Non pretendo una trattazione rigorosamente matematica.
Un esperto ci impiegherebbe un anno e non potrai riuscirci certo in una settimana.
Voglio almeno un'indicazione, una traccia.
– Siamo di fronte a una diversione del progetto avvenuta circa mezzo secolo fa – continuo l'oratore. – I necessari dettagli sono inclusi.
Noterai che la traccia seguita dalla realta si allontana da tutte le predizioni.
Tu dovrai calcolare quanto tempo abbiamo a disposizione per correggerla prima che sia troppo tardi.
Mi dirai inoltre le conseguenze finali nel caso non fosse piu possibile correggerla e cosa sarebbe piu opportuno fare in questa eventualita.
– Perche mi poni proprio questo problema, Oratore? – chiese lo studente sorpreso. – Certo non si tratta di una semplice esercitazione accademica.
– Bravo ragazzo.
Sei stato piu pronto di quanto mi aspettassi.
Il problema non e semplicemente teorico.
Quasi mezzo secolo fa, comparve nella storia il Mulo e cio costitui per dieci anni il piu importante avvenimento della Galassia.
Lui provoco una diversione del Progetto che, pur non essendo prevista, non fu irrimediabile.
Per fermarlo prima che le sue azioni diventassero fatali, siamo stati costretti a intervenire direttamente contro di lui e a rivelare non solo la nostra esistenza, ma anche parte dei nostri poteri.
La Prima Fondazione seppe di noi e da allora le loro azioni sono basate su quella scoperta.
Osserva ora il problema sotto entrambi punti.
Naturalmente non parlerai con nessuno di quello che ti sto dicendo Ci fu una pausa piena di tensione mentre lo studente a poco a poco si rendeva conto della situazione. – Allora il Progetto Seldon e fallito! – disse.
– Non ancora.
Ma potrebbe esserlo.
Le probabilita di successo sono del ventuno virgola quattro per cento, secondo gli ultimi calcoli.
Il dottor Darell e Pelleas Anthor passavano le serate conversando piacevolmente.
I giorni scorrevano senza che avvenisse nulla d'importante.
Il dottor Darell presento il giovane come un suo cugino venuto da lontano per far perdere interesse nel nuovo venuto.
Talvolta pero, durante le conversazioni, veniva fatto il nome di qualcuno.
E il dottor Darell dopo averci pensato un poco rispondeva "No" oppure "Si".
Spesso telefonava un suo amico e il dottore lo invitava a casa sua con queste parole: – Vorrei presentarti mio cugino.
Arcadia si comportava come al solito.
Per esempio, era riuscita a farsi regalare da Olyntus Dam, suo compagno di scuola, un ricevitore di suoni che il ragazzo si era costruito da solo, usando dei metodi che lasciavano intravedere nella ragazzina una futura donna pericolosa per tutti coloro che l'avrebbero avvicinata.
Senza dilungarci in particolari, diremo solo che lei riusci a dimostrare un tale interesse per l'apparecchio costruito da Olyntus, e per il ragazzo stesso, che il poverino si trovo costretto a dilungarsi in complicate spiegazioni sul funzionamento dei motori a ultraonde, a perdersi in quei profondi occhi che lo fissavano attenti e a depositare quindi tra le mani della sua compagna la piu grande delle sue creazioni: il ricevitore dei suoni.
Arcadia in seguito mostro un interesse sempre minore nei riguardi di Olyntus, senza tuttavia far nascere in lui il sospetto che il ricevitore di suoni fosse stata l'unica ragione della loro amicizia.
Olyntus per mesi e mesi, ricordo quel breve periodo della sua vita, fin quando finalmente non dimentico l'accaduto.
Arrivo la sera fatale; cinque uomini sedevano nel soggiorno del dottor Darell.
Arcadia, seduta nella sua stanza al piano superiore, contemplava con soddisfazione il rudimentale apparecchio di Olyntus.
Cinque uomini abbiamo detto: il dottor Darell naturalmente ordinato e impeccabile come sempre.
Pelleas Anthor, serio, attento, dell'aspetto giovane e poco sicuro di se e tre nuovi personaggi: Jole Turbor, un visitecnico piuttosto grasso, il dottor Elvett Semic, professore di fisica all'Universita, magro e pieno di rughe, che indossava abiti troppo larghi per lui e Homir Munn, bibliotecario, dinoccolato e terribilmente nervoso.
Il dottor Darell parlo per primo, con tono di voce naturale: – Questa riunione, signori, e qualcosa di piu di un semplice raduno di amici.
Probabilmente lo immaginavate.
E poiche siete stati scelti deliberatamente in base ai vostri precedenti, penso che vi rendiate conto del rischio che corriamo.
Non cerchero di minimizzarlo, anzi vi diro che in ogni caso noi siamo tutti uomini condannati.
"Noterete che nessuno di voi e stato invitato segretamente.
Non vi stato chiesto di venire qui in incognito.
Le finestre non sono state schermate e intorno alla stanza non esiste alcuna protezione.
Per attrarre l'attenzione del nemico non ci sarebbe di meglio che assumere un atteggiamento da cospiratori.
(Pero! penso Arcadia, chinata sullo strumento dal quale provenivano le voci leggermente disturbate da ronzii e da fruscii).
– Voi mi capite, spero.
Elvett Semic storse le labbra, scopri i denti, come faceva ogni volta che si accingeva a parlare. – Coraggio, vieni al sodo.
Parlaci del giovanotto.
Il dottor Darell continuo: – Si chiama Pelleas Anthor.
Era un allievo di un mio vecchio collega Kleise, morto l'anno scorso.
Kleise, prima di morire, mi ha spedito il suo schema cerebrale fino al quinto livello; lo schema e stato controllato davanti a voi stessi e appartiene all'uomo qui presente.
Sapete naturalmente che uno schema cerebrale non puo essere duplicato, nemmeno dai piu grandi psicologi.
Se non lo sapete, dovrete fidarvi della mia parola.
Turbor intervenne: – Possiamo cominciare anche subito.
Ci fidiamo della tua parola, visto soprattutto che tu sei il piu grande elettroneurologo della Galassia ora che Kleise e morto.
Perlomeno ti ho definito tale nella mia ultima trasmissione televisiva.
Quanti anni avete Anthor? – Ventinove, signor Turbor.
– Umm-mm.
Anche voi siete un elettroneurologo famoso? – Sono semplicemente uno studente di questa scienza.
Ma lavoro con serieta, e ho avuto il vantaggio di essere stato allievo di Kleise.
Munn interruppe il dialogo.
Quando era nervoso balbettava leggermente. – Vor…vorrei che si cominciasse.
Penso che si stia p…perdendo troppo t…tempo in c…chiacchiere.
Il dottor Darell si giro a guardare Munn. – Hai ragione Homir.
Comincia tu, Pelleas.
– Non ancora – disse Pelleas Anthor parlando lentamente. – Prima di cominciare, anche se comprendo l'impazienza del signor Munn vorrei vedere gli schemi cerebrali.
Darell aggrotto la fronte. – Che stai dicendo, Anthor? Di quali schemi stai parlando? – Dei vostri.
Voi, signor Darell, avete visto il mio.
Devo ora controllare i vostri.
Anch'io devo essere sicuro.
– Darell, non vedo perche il giovane dovrebbe fidarsi di noi – osservo Turbor. – E' nel suo pieno diritto.
– Grazie – rispose Anthor. – Dottor Darell, se ci accompagnate nel vostro laboratorio, vi seguiamo.
Mi sono preso la liberta, questa mattina, di controllare i vostri strumenti.
La scienza dell'elettroencefalografia era molto antica, ma era stata perfezionata recentemente.
Antica perche, fin dalla preistoria dell'umanita si conosceva l'esistenza delle onde generate dai centri nervosi degli esseri viventi.
Durante le decine di migliaia d'anni dell'Impero Galattico, pero, era stata considerata piuttosto inutile.
Qualcuno aveva tentato di classificare le onde del soggetto in movimento o addormentato, del soggetto calmo o eccitato, sano o malato, ma quel sistema comportava una serie di riserve.
Altri avevano tentato di provare l'esistenza di gruppi di onde cerebrali, e di dimostrare che l'ambiente esterno agiva in modo determinante.
Costoro credevano nella divisione delle razze e pretendevano di dividere l'uomo in sottospecie.
Tale indirizzo non poteva coesistere col principio di unita universale dell'Impero Galattico che raggruppava venti milioni di sistemi stellari e che comprendeva tutta l'umanita dalla capitale Trantor fino al piu piccolo e solitario asteroide della Periferia.
E inoltre, una civilta come quella del Primo Impero, basata esclusivamente sulla scienza fisica e la tecnica era restia a uno studio approfondito del cervello.
Questo era stato tralasciato perche comportava pochi vantaggi immediati.
Dopo il crollo del Primo Impero, la scienza era decaduta sempre piu fino a perder la conoscenza dei fondamenti dell'energia atomica e a tornare all'energia chimica.
Un'eccezione era costituita dalla Prima Fondazione dove la scienza era risorta a nuova vita.
Ma anche nella Prima Fondazione era la tecnica che dominava, e il cervello, a parte le operazioni chirurgiche, era rimasto un campo piuttosto trascurato.
Hari Seldon fu il primo ad affermare quanto in seguito venne accettato come verita.
– Le onde cerebrali – disse un giorno, – portano l'impronta di ogni impulso, dato da miliardi di cellule, sia conscio sia inconscio.
Teoricamente, una loro analisi dovrebbe dimostrare che le differenze esistenti tra individuo e individuo non sono dovute unicamente alla diversita dei caratteri fisici, ereditari o acquisiti, ma anche al momentaneo stato emotivo, a un diverso grado d'educazione ed esperienza, persino a un diverso atteggiamento filosofico.
Persino Seldon, pero, non era andato al di la della semplice teoria.
Da cinquant'anni, gli uomini della Fondazione si erano dedicati allo studio di questa nuova materia.
L'avvio fu dato naturalmente da nuove scoperte tecniche.
Si era riusciti, per esempio, a costruire un nuovo apparecchio che permetteva un contatto diretto con le cellule senza esser costretti a radere il cranio, e un nuovo meccanismo che registrava automaticamente i dati delle onde cerebrali sotto forma di una funzione fornita di sei variabili indipendenti.
Ma cio che era piu significativo, forse, era la crescente importanza che era venuta ad acquistare l'encefalografia; Kleise il luminare di questa scienza, partecipava ai convegni scientifici sedendo allo stesso tavolo dei fisici.
Il dottor Darell, anche se ora aveva abbandonato gli studi, era conosciuto per le sue brillanti scoperte nell'analisi encefalografica, quasi quanto per il fatto di essere figlio di Bayta Darell, la grande eroina della passata generazione.
Il dottor Darell, seduto nel suo laboratorio, s'era fissato sulla testa gli elettrodi, mentre un ago, racchiuso in una campana vuota, vibrava impercettibilmente.
Alle sue spalle si trovava il registratore; il soggetto, infatti, non doveva vedere il diagramma, altrimenti sarebbe stato tentato di influenzarlo.
Darell sapeva tuttavia che in quel momento sul diagramma appariva la ritmica e pochissimo ondulata curva Sigma, il che era ovvio, data la sua mente cosi disciplinata.
Conosceva alla perfezione il suo schema cerebrale.
Pelleas Anthor non fece commenti quando il dottore si alzo dalla sedia.
Il giovane prese le sette registrazioni dalla macchina e le esamino rapidamente con occhio esperto.
– Se non vi dispiace, dottor Semic.
Semic era serio e preoccupato.
Aveva cominciato a studiare l'elettroencefalografia nell'eta matura, non ne sapeva molto, e la cosa gli dava un certo fastidio.
Era vecchio, le rughe della sua faccia lo dimostravano, al pari del passo strascicato e del tremito delle mani… ma si trattava soltanto del corpo.
Il diagramma invece avrebbe potuto rivelare che anche la sua mente era vecchia e questo lo infastidiva.
Gli elettrodi vennero regolati.
L'operazione non era affatto dolorosa, ne procurava alcun danno.
Si provava solamente un lieve formicolio.
Fu quindi la volta di Turbor, che si sedette tranquillamente senza muoversi durante tutta l'operazione.
Poi tocco a Munn, che fece un sobbalzo non appena gli vennero applicati gli elettrodi, e durante tutto il tempo non fece che ruotare gli occhi come se volesse verificare che non gli avessero bucato il cranio.
– E ora… – disse Darell, quando tutto fu finito.
– E ora – lo interruppe Anthor scusandosi, – c'e un'altra persona in casa.
Darell corrugo la fronte. – Mia figlia? – Si.
Se ricordate, ho chiesto che rimanesse in casa questa sera.
– Anche lei deve sottoporsi all'analisi? E per quale ragione? – Non posso procedere senza l'analisi.
Darell scosse la testa e sali le scale.
Arcadia, che aveva avuto tutto il tempo per prepararsi, aveva spento il ricevitore di suoni quando era entrato il padre.
Lo segui senza fare storie.
Era la prima volta, a eccezione: di quando avevano preso il suo schema cerebrale base da neonata a scopi di registrazione e d'identificazione, che si trovava sotto gli elettrodi.
– Posso vedere? – chiese quando ebbero finito.
– Non riusciresti a capirci niente, Arcadia – rispose il dottor Darell.
– Ora e meglio che tu vada a letto.
– Si, papa – rispose docile. – Buonanotte a tutti.
Si precipito su per le scale e si tuffo sul letto dopo essersi svestita a tempo di record.
Con l'apparecchio di Olyntus sotto il cuscino si sentiva come un personaggio di un libro di spionaggio.
Le prime parole che senti erano pronunciate da Anthor: – L'analisi, signori, e stata soddisfacente.
Anche quella della bambina.
Bambina, penso disgustata, e al buio fece una smorfia indirizzata ad Anthor.
Anthor aveva aperto la sua valigia e ne stava togliendo parecchie dozzine di diagrammi cerebrali.
La valigetta era provvista di una chiusura speciale.
Se non fosse stata la sua mano a tenere la chiave che apriva il lucchetto, il contenuto si sarebbe incenerito in pochi secondi.
Una volta tolte dalla valigia, le registrazioni si ossidavano nel giro di mezz'ora.
Per sfruttare quel breve periodo, Anthor parlo velocemente. – Ho qui il diagramma di parecchi funzionari governativi di Anacreon.
Questo e di uno psicologo dell'Universita di Locris; questo di un industriale di Siwenna.
Gli altri potete controllarli voi stessi.
Tutti si chinarono a guardare.
La maggior parte di loro capi ben poco.
Solo Darell riusci a leggere quei diagrammi come un libro aperto.
– Dottor Darell – disse Anthor, – vorrei farvi notare la regione piana tra le onde secondarie di Tauian e il lobo frontale, che e comune a tutte queste registrazioni.
Per controllare meglio la mia affermazione, signore, potete servirvi del mio Regolo Analitico.
Il Regolo Analitico puo essere considerato un parente lontano del giocattolo per bambini, chiamato Regolo Logaritmico, cosi come un grattacielo puo esserlo di una capanna.
Darell se ne servi con mano esperta.
Fece uno schizzo dei risultati e, come Anthor aveva detto, scopri una regione piana sul lobo frontale, dove invece avrebbero dovuto trovarsi onde di notevoli dimensioni.
– Come interpretare un fatto del genere? – chiese Anthor.
– Non sono sicuro.
Non vedo come sia possibile.
Persino in caso di amnesia le ondulazioni rallentano di frequenza, ma non scompaiono del tutto.
Forse un'operazione chirurgica? – Certo qualcosa e stato asportato – disse Anthor impaziente. – Ma non fisicamente.
Voi sapete che il Mulo era in grado di fare una cosa del genere.
Poteva sopprimere completamente tutte le capacita per determinate emozioni o attitudini mentali, e non lasciare nient'altro che vuoto.
A meno che…
– A meno che non sia stata la Seconda Fondazione a farlo.
E questo che volevate dire? – disse Turbor sorridendo.
Non c'era bisogno di rispondere a una domanda tanto ovvia.
– Che cosa ha fatto nascere in voi i sospetti, signor Anthor? – chiese Munn.
– Non sono stato io a scoprirlo.
E' stato il dottor Kleise.
Raccoglieva diagrammi mentali, pressappoco come fa la polizia planetaria, ma per uno scopo differente.
Si specializzo in intellettuali, funzionari governativi e capitani di industria.
Vedete, e chiaro che se la Seconda Fondazione sta dirigendo il corso storico della Galassia e il nostro, deve farlo il piu segretamente possibile.
Se loro lavorano sulle menti, visto che non hanno altro mezzo, e ovvio che si orientino verso quelle delle persone influenti nella cultura, nell'industria nella politica.
E fu proprio verso costoro che Kleise diresse le sue ricerche.
– Si – convenne Munn – ma siamo sicuri che esiste un'influenza esterna? Come si comportano queste persone intendo dire quelle del diagramma? Forse e un fenomeno perfettamente naturale. – Si guardo in giro sperando di raccogliere consensi ma senza successo.
– Meglio di me – disse Anthor. – potra rispondervi il dottor Darell.
Chiedetegli quante volte, nei suoi studi, ha riscontrato un fenomeno simile.
Quindi chiedetegli quante possibilita ci sono di scoprire la medesima anomalia tra le categorie studiate dal dottor Kleise.
– Immagino che non ci siano dubbi – disse Darell pensieroso.
– Queste menti sono state condizionate.
Io stesso avevo sospettato…
– Lo so, dottor Darell – disse Anthor, – so anche che un tempo lavoravate insieme al dottor Kleise.
Mi piacerebbe sapere perche avete interrotto improvvisamente la vostra collaborazione.
La domanda non voleva essere maliziosa, ma provoco una lunga pausa.
Darell guardo i suoi ospiti l'uno dopo l'altro poi comincio bruscamente: – Perche Kleise combatteva una battaglia senza possibilita di successo.
Stava lottando con un avversario piu forte di lui.
Sta scoprendo cio che non io e lui sapevamo che avremmo scoperto prima o poi: che non eravamo padroni di noi stessi.
E io non volevo saperlo! Ho un orgoglio personale.
Mi piaceva pensare che fosse la nostra Fondazione a guidarci, che i nostri padri non avessero combattuto e fossero morti per niente.
Ho pensato che sarebbe stato piu semplice girare la schiena al problema finche non ne ero ancora certo.
Non avevo bisogno di continuare a lavorare visto che la pensione governativa assegnata alla famiglia di mia madre avrebbe soddisfatto le mie necessita.
Il mio laboratorio mi impediva di annoiarmi, e un giorno avrei cessato di vivere… poi Kleise mori… – Semic scopri i denti e disse: – Questo Kleise, chi e? Non lo conosco.
Come e morto? Anthor intervenne: – Lui sapeva che sarebbe morto.
Sei mesi prima mi disse che la morte si stava avvicinando perche era troppo vicino alla soluzione…
– Anche ora noi siamo vi-vicini tr-trop-po vicini alla s-soluzione, vero? – disse Munn con la gola secca, mentre il suo pomo d'Adamo tremava.
– Si – rispose Anthor semplicemente, – ma anche prima eravamo in pericolo.
E' per questa ragione che ognuno di voi e stato scelto.
Io sono l'allievo di Kleise.
Il dottor Darell era suo collega, Jole Turbor stava denunciando la nostra cieca fiducia sulla funzione salvatrice della Seconda Fecondazione, fino a quando il governo non lo costrinse a tacere, attraverso un potente finanziere il cui diagramma cerebrale mostra quello che Kleise chiamava il Pianoro del Condizionato.
Homir Munn possiede la piu grande collezione esistente di documenti sul Mulo, e inoltre ha pubblicato alcuni articoli sulla natura e la funzione della Seconda Fondazione.
Il dottor Semic ha contribuito largamente alla matematica dell'analisi encefalografica, anche se non ne ha approfondito l'applicazione pratica.
Sem le spalanco gli occhi sorpreso. – No, giovanotto.
Io ho analizzato i movimenti internucleari, il problema del corpo, sapete.
Non so niente di encefalografia.
– La conclusione e che noi conosciamo sufficientemente la nostra situazione.
Il governo, naturalmente, non puo far nulla in proposito.
Non so nemmeno se il sindaco o i nostri consiglieri si rendano conto della gravita della situazione.
Ma una cosa so di certo: noi cinque non abbiamo nulla da perdere e tutto da guadagnare.
Piu indaghiamo e piu possiamo sperare di salvarci.
Naturalmente, non siamo che agli inizi – continuo Anthor.
– Fin dove e arrivata l'opera di infiltrazione della Seconda Fondazione? – chiese Turbor.
– Non lo so.
Tutti gli indizi che abbiamo scoperto riguardano zone che sono ai confini della nostra nazione.
Il mondo capitale forse e ancora immune, ma non possiamo esserne certi, altrimenti non vi avrei sottoposto ad analisi.
Sospettavo in modo particolare di voi, dottor Darell, visto che avevate abbandonato le ricerche insieme a Kleise.
Kleise non ve l'ha mai perdonato.
Ho pensato che la Seconda Fondazione vi avesse condizionato, ma Kleise ha sempre insistito nel dire che voi eravate un codardo.
Perdonatemi, dottor Darell, dico tutto questo per rendere la mia posizione piu chiara.
Personalmente, penso di capire il vostro atteggiamento, e se si trattava di vilta, la considero in questo caso una colpa piu che perdonabile.
Darell sospiro prima di rispondere. – Io sono scappato.
Pensa cio che vuoi.
Ho cercato tuttavia di mantenere la nostra amicizia, ma Kleise non mi ha mai risposto, non si e mai mantenuto in contatto con me fino al giorno in cui mi ha spedito i tuoi diagrammi cerebrali, e l'ha fatto appena un settimana prima di morire.
– Se non vi dispiace – interruppe Homir Munn sempre piu nervoso.
– N-n-non vedo dove vogliate a-ar-rivare.
S…siamo pro…prio dei cospiratori d-da po…poco, visto che non fac…ciamo altro che chiac…chierare.
A parte il fatto che non vedo che altro potremmo fare.
Tutta la fac…cenda mi sembr…a stup…pida.
O…nde cerebrali e tu…tu…tte le altre sciocchezze.
Che avete intenzione di fare? Pelleas Anthor aveva gli occhi che gli luccicavano. – Esiste un piano.
Abbiamo bisogno di maggiori informazioni sulla Seconda Fondazione.
E la cosa piu importante.
Il Mulo, per cinque anni, non fece altro che cercarla senza riuscirci… o perlomeno cosi abbiamo immaginato.
Poi improvvisamente ha cessato le sue ricerche.
Perche? Perche aveva fallito? O perche invece s'era avvicinato alla meta? – Ancora p-parole – disse Munn amaro. – Come potremo mai saperlo? – Ascoltatemi.
La capitale del Mulo era su Kalgan.
Kalgan non faceva parte della sfera d'influenza commerciale della Fondazione prima del Mulo e non ne fa parte nemmeno adesso.
Kalgan, al momento, e governata da un uomo, Stettin, a meno che non ci sia un'altra rivoluzione di palazzo domani.
Stettin si fa chiamare Primo Cittadino e si considera il successore del Mulo.
E' stato creato quasi un culto delle doti soprannaturali e della grandezza del Mulo e il suo vecchio palazzo e conservato come un museo.
Nessuna persona non autorizzata puo entrarvi; niente all'interno e stato toccato.
– Ebbene? – Ebbene, perche e cosi? In tempi come questi, niente accade senza una ragione.
E se non fosse unicamente la superstizione a rendere intoccabile il palazzo del Mulo? E se fosse stata la Seconda Fondazione a organizzare tutto? In parole povere, se i risultati delle ricerche del Mulo fossero entro le mura…
– St… stup… idaggini.
– E perche no? – chiese Anthor. – Da quando e stata creata, la Seconda Fondazione si e tenuta sempre nascosta e ha interferito pochissimo nella storia galattica.
So bene che a noi sembrerebbe piu logico distruggere il palazzo o perlomeno far sparire i dati.
Ma bisogna considerare l'eccezionalita di questi maestri psicologi.
Sono dei Seldon redivivi; sono come il Mulo, e le loro azioni sono sempre mentali.
Non hanno bisogno di distruggere o far sparire le prove quando possono ottenere il medesimo risultato creando uno stato mentale.
Capite? Nessuno rispose e Anthor continuo: – E voi, Munn, siete proprio l'uomo adatto a raccogliere le informazioni di cui abbiamo bisogno.
– Io? – rispose l'altro senza fiato e guardandosi intorno rapidamente.
– Ma come posso fare una cosa del genere? Io non sono un uomo d'azione, non sono un eroe da televisione.
Sono un bibliotecario.
Se posso aiutarvi in qualche modo, d'accordo, sono pronto a rischiare contro la Seconda Fondazione, ma non mi mettero certo nello spazio per una mis…sione come questa.
– Statemi bene a sentire – disse Anthor pazientemente. – Il dottor Darell e io abbiamo gia deciso che siete l'uomo adatto.
Voi dite di essere un bibliotecario.
Bene! Vi siete sempre interessato di documenti sul Mulo.
Possedete di gia la piu grande collezione di materiale sul Mulo della Galassia.
E' naturale che voi cerchiate di raccogliere altro materiale.
Voi potreste chiedere l'autorizzazione a entrare nel palazzo senza destare sospetti.
Forse rifiuteranno ma non vi sospetteranno.
E c'e di piu.
Voi possedete un'astronave personale.
Ogni anno andate in vacanza su pianeti stranieri.
Siete gia stato una volta su Kalgan.
Non capite che non dovete far altro che comportarvi come avete fatto l'altra volta? – M…ma cosa pretendete, che vada a Kalgan e dica "P…er fav…ore mi lasciate entrare nel piu inviolabile dei vostri musei, s…signor P…primo Cittadino" – E perche no? – Ma, per la Galassia, mi cacceranno a pedate! – D'accordo.
Ammettiamo che non vi facciano entrare.
Voi tornerete qui e noi escogiteremo un altro sistema.
Munn non riusci piu a rispondere.
Gli sembrava d'essere stato ingannato.
E nessuno gli dava una mano per cavarlo da questo imbroglio.
Alla fine, nella casa del dottor Darell vennero prese due decisioni.
La prima fu che Munn, sebbene riluttante, sarebbe andato su Kalgan per le sue vacanze estive.
L'altra decisione, completamente estranea a coloro che avevano preso parte alla riunione, fu presa al suono dello scatto di chiusura del ricevitore di suoni poco prima di piombare in un sonno profondo.
Questa decisione, per ora, non ci interessa.
Era passata una settimana sulla Seconda Fondazione, e il Primo Oratore stava facendo entrare per la seconda volta lo studente.
– Devi avermi portato dei risultati interessanti, altrimenti non saresti cosi scuro in faccia.
Lo studente poso i fogli sul tavolo e disse: – Sei sicuro che il problema e reale? – Le premesse sono vere.
Non ho cambiato nulla.
– Allora devo accettare i risultati, e non voglio farlo.
– E' naturale.
Ma ora dimmi cos'e che ti preoccupa.
No, no, lascia stare i tuoi appunti.
Li sottoporro ad analisi piu tardi.
Nel frattempo spiegati a parole.
Dimmi cos'hai capito.
– Ebbene, Oratore… e evidente che un grande cambiamento nella psicologia di base s'e verificato sulla Prima Fondazione.
Fino a quando conoscevano l'esistenza del Piano Seldon, senza conoscerne i dettagli, erano fiduciosi, ma incerti.
Sapevano di riuscire ma non sapevano ne quando ne come.
Di conseguenza, vivevano in una continua atmosfera di tensione… che era proprio quello che Seldon desiderava.
Avremmo potuto contare sulla Prima Fondazione perche lavorava al massimo potenziale.
– Una metafora non troppo chiara – disse il Primo Oratore, – ma ti ho capito.
– Adesso, Oratore, sanno dell'esistenza della Seconda Fondazione.
Conoscono dettagli ben piu precisi che non i vaghi riferimenti di Seldon.
Ci considerano i guardiani del Progetto.
Sanno che c'e qualcuno che controlla ogni loro mossa e gli impedira di sbagliare.
Hanno percio abbandonato ogni iniziativa e si fanno trascinare come un peso morto.
Ho proprio paura di essermi espresso con un'altra metafora.
– Continua.
– E l'abbandono di ogni sforzo, la crescente inerzia, il lasciarsi trascinare a una cultura decadente ed edonistica, significano la rovina del Progetto.
Devono ritrovare la spinta.
– E questo e tutto? – No, c'e dell'altro.
La maggioranza reagisce in questo modo, ma e probabile che questo stato di cose provochi la reazione di isolati gruppi di individui.
Sapere di essere controllati e guidati fara nascere in questi non un sentimento di compiacenza, ma di ostilita.
Cio che si puo ricavare dal Teorema di Korillov…
– Si, si, conosco il teorema.
– Scusami Oratore.
E' difficile evitare la matematica.
Le conseguenze sono che non solo la Fondazione cadra nell'inerzia, ma una parte si rivolgera attivamente contro di noi.
– E questo e tutto? – Rimane un altro fattore, le cui probabilita sono piuttosto basse.
– Molto bene.
Di che si tratta? – Quando le energie della Prima Fondazione erano dirette solo contro l'Impero, e i loro nemici non erano che i resti di cio che rimaneva del passato, s'occupavano unicamente della tecnologia.
Ora che noi siamo entrati nel loro campo d'azione, probabilmente cambieranno il loro atteggiamento.
Cercheranno di diventare psicologi…
– Questo cambiamento – disse il Primo Oratore, – e gia avvenuto.
Lo studente strinse le labbra. – Allora tutto e finito.
Viene a crollare uno dei principi base del Progetto.
Oratore, se fossi vissuto al di fuori, sarei mai venuto a conoscenza di tutto cio? Il Primo Oratore parlo con serieta. – Ti senti umiliato, mio giovane amico, perche pensavi di capire tutto cosi bene e ora hai scoperto tante cose che ti erano state tenute nascoste.
Pensavi di essere un Signore della Galassia e ora ti rendi conto che sei vicino alla distruzione.
Naturalmente ti ribelli all'idea d'essere stato chiuso nella torre d'avorio nella quale sei stato educato.
Anch'io un tempo provai la medesima disillusione.
E naturale.
Eppure e necessario che durante i tuoi anni formativi tu non abbia contatto diretto con la Galassia; che tu rimanga qui, dove tutto il sapere e somministrato a piccole dosi e la tua mente viene adeguatamente allenata.
Avremmo potuto mostrarti questo… questo fallimento parziale del Progetto prima e risparmiarti lo choc adesso, ma tu non saresti riuscito ad afferrarne il significato in modo appropriato, come invece lo puoi adesso.
Allora, non riesci a vedere una soluzione al problema? Lo studente scosse la testa e disse senza speranza: – No, nessuna! – La cosa non e affatto sorprendente.
Ascoltami, giovane amico.
Esiste un piano d'azione che stiamo seguendo da piu di dieci anni.
Il nostro metodo e tutt'altro che ortodosso, ma ci siamo stati costretti contro la nostra volonta.
Le probabilita sono poche, e la linea di condotta pericolosissima.
Questa volta siamo costretti a basarci persino su reazioni individuali, perche non c'era altro mezzo, e tu sai che la Psicostoria, per la sua stessa natura, non ha alcun significato quando viene applicata a numeri che non sono di portata planetaria.
– E stiamo riuscendo nel nostro intento? – balbetto lo studente.
– Non c'e modo di saperlo per ora.
Finora abbiamo mantenuto la situazione stazionaria.
Ma per la prima volta nella storia del Progetto, e possibile che le azioni inaspettate di un singolo individuo possano distruggerlo.
Abbiamo condizionato le menti di un certo numero di persone, abbiamo i nostri agenti, ma la loro linea di condotta e pianificata.
Non osano improvvisare.
E non ti ho ancora detto il peggio.
Se verremo scoperti qui, in questo pianeta, non solo il Progetto verra distrutto, ma anche le nostre persone.
Come vedi, la nostra soluzione non e tra le migliori.
– Da come l'hai descritta, a me pare, piu che una soluzione, un ultimo tentativo disperato.
– No.
Diciamo piuttosto un tentativo intelligente.
– Quando avverra la crisi, Oratore? Quando saprai se siamo riusciti o meno? – Entro l'anno.
Lo studente considero la cosa per un istante, poi annui.
Strinse la mano all'oratore. – Fa bene saperlo.
Si alzo e usci.
Il Primo Oratore guardo in silenzio fuori dalla finestra, al di la delle enormi strutture metalliche, verso le stelle.
Un anno passa in fretta.
Sarebbero riusciti a sopravvivere, loro, gli eredi del progetto Seldon, fino a vederne la fine?
Poco prima dell'inizio dell'estate vera e propria, non appena terminato di compilare il rapporto finanziario dell'anno fiscale, Homir Munn si accerto di essere stato sostituito da un abile bibliotecario e diede disposizioni perche la sua astronave Unimara, questo nome si riferiva a un tenero episodio accaduto piu di vent'anni prima, venisse fatta uscire dagli hangar dove era rimasta custodita tutto l'inverno.
Lascio Teminus pieno di risentimento.
Nessuno era venuto a salutarlo alla partenza.
Era una cosa perfettamente naturale visto che nemmeno in passato gli amici l'avevano accompagnato allo spazioporto.
Sapeva perfettamente che era importante che questo viaggio non fosse diverso dagli altri che aveva fatto, eppure era seccato.
Lui, Homir Munn, si accingeva a una missione dove avrebbe rischiato l'osso del collo, eppure era costretto a partire da solo.
Perlomeno, cosi pensava lui.
E appunto perche le sue supposizioni erano sbagliate il giorno seguente sia sull'Unimara sia nella villetta del dottor Darell, accaddero molti imprevisti.
Se ne accorse per primo il dottor Darell, per mezzo di Poli, la cameriera, ormai tornata dalla vacanza.
Poli s'era precipitata giu dalle scale gridando.
Il buon dottore le era andato incontro e la poverina aveva cercato di balbettare qualcosa finendo poi per consegnare al dottore, senza una parola, un oggetto cubico e un foglio di carta.
Il dottor Darell la guardo sorpreso e disse: – Che cosa succede? – Se n'e andata, dottore.
– Chi? – Arcadia! – Che cosa stai dicendo? Andata dove? Che modo di spiegarsi! Lei batte il piede spazientita. – Non lo so.
Se n'e andata.
S'e portata via una valigia e pochi vestiti e poi c'e questa lettera.
Perche non la leggete, invece di stare li impalato? Oh questi uomini! Il dottor Darell scosse la testa e apri la busta.
La lettera non era lunga, ed era stata scritta, eccetto la firma, con il nuovo transcrittore.
Caro papa sarebbe stato troppo doloroso salutarti di persona.
Forse mi sarei messa a piangere come una bambina e tu ti saresti vergognato di me.
Per cui ho deciso di scriverti una lettera per dirti quanto mi mancherai, anche se passero un'estate meravigliosa con lo zio Homir.
Saro brava e non tardero a tornare a casa.
Nel frattempo, ti lascio qualcosa di mio.
Lo potrai usare fino al mio ritorno.
Con affetto, tua figlia Arcady
Rilesse la lettera parecchie volte diventando sempre piu pallido. – Poli – disse cercando di controllarsi, – hai letto la lettera? Poli si mise immediatamente sulla difensiva. – Non potete certo rimproverarmelo, dottore.
Sulla busta c'era scritto Poli e non avevo modo di sapere che la lettera era indirizzata a voi.
Non sono una ficcanaso, dottore.
Sono dieci anni che sono qui.
Darell alzo la mano per fermare quel fiume di parole. – D'accordo, Poli, d'accordo.
Non ha importanza.
Volevo solo sapere se avevi capito quello che era successo.
Stava pensando rapidamente.
Era inutile dirle di dimenticare l'episodio: dare un consiglio del genere era come rendere l'episodio piu importante, ottenendo l'effetto contrario.
Disse invece: – E' sempre stata una strana ragazza.
Molto romantica.
Da quando avevamo deciso di mandarla in vacanza con lo zio questa estate non riusciva a stare tranquilla.
– Perche non mi avete detto che partiva? – L'avevamo deciso quando tu eri via, e poi ce ne siamo dimenticati.
Non c'e niente di piu normale.
Poli era indignata. – Semplicissimo? E la poverina adesso e partita con una sola valigia, senza nemmeno un guardaroba decente.
E quanto stara via? – Non vedo perche ti preoccupi, Poli.
Sull'astronave avra un mucchio di abiti pronti.
Avevamo preparato gia tutto.
Puoi chiamarmi il signor Anthor per favore, vorrei parlargli.
E questo l'oggetto che mi ha lasciato Arcadia? – se lo giro fra le mani.
Poli scosse la testa. – Non lo so.
La lettera era sopra questa scatola, non so altro.
Dimenticato di dirmelo eh gia! Se fosse viva la povera mamma…
Darell la interruppe: – Per favore, chiamami il signor Anthor.
Il punto di vista di Anthor era completamente differente da quello del padre di Arcadia.
Dopo le prime parole, salto su gesticolando.
– Per la Galassia che cosa stiamo aspettando? Andiamo inmmediatamente allo spazioporto e mettiamoci in contatto con l'Unimara.
– Vacci piano, Anthor, si tratta di mia figlia.
– No, si tratta della Galassia.
– Calmati.
Arcadia e una ragazza intelligente, Pelleas, e ha pensato a tutto per bene.
E' meglio che seguiamo i suoi consigli.
Sai cos'e questo? – No.
Che importanza ha? – E' un ricevitore di suoni.
– Quella scatola li? – E' stata fatta da un dilettante, ma funziona.
L'ho provato.
Non vedi? E' un modo per avvertirci che ha ascoltato la nostra conversazione.
Lei sa dove sta andando Homir Munn e perche.
E ha deciso che sarebbe stato eccitante andare con lui.
– Per la Galassia – ruggi il giovane. – Un'altra vittima per la Seconda Fondazione.
– Non cie ragione perche la Seconda Fondazione dovrebbe a priori sospettare di una ragazzina di quattordici anni, a meno che non si faccia qualcosa per attirare l'attenzione su di lei, come chiamare indietro una nave dallo spazio per nessun'altra ragione che per farla tornare qui.
Sta, dimenticando chi sono i nostri nemici? Quanto sia facile per loro scoprirci? E quanto inutili sarebbero le nostre azioni dopo? – Ma non possiamo far dipendere tutto da una bambina malata di mente.
– Mia figlia non e matta, e non abbiamo altra scelta.
Avrebbe potuto anche non scrivere la lettera, ma l'ha fatto per impedirci di andare alla polizia per far ricercare una bambina perduta.
La sua lettera ci suggerisce come dobbiamo comportarci.
Lei e stata invitata a passare le vacanze con Munn.
E perche no? Siamo amici da vent'anni.
Lui la conosce da quando aveva tre anni, quando mi sono trasferito qui da Trantor.
E' una cosa perfettamente naturale, anzi, dovrebbe far diminuire i sospetti.
Una spia non si porta dietro nipoti quattordicenni.
– Capisco.
Ma che dira Munn quando la trovera? Il dottor Darell abbasso le palpebre. – Non saprei… ma sono sicuro che lei sapra convincerlo.
Ma la sera si senti solo in casa e scopri che il destino della Galassia gli interessava assai poco ora che la vita di sua figlia era in pericolo.
L'eccitazione sull'animare, malgrado il ristretto numero di persone, fu considerevolmente piu intensa.
Arcadia s'era accomodata alla meno peggio nello scomparto dei bagagli.
Sopporto con pazienza la nausea che le procuro l'accelerazione iniziale e il primo balzo nell'iperspazio.
Non era la prima volta che viaggiava nello spazio, e quindi c'era abituata.
Sapeva inoltre che lo scomparto dei bagagli era compreso nel sistema di ventilazione della nave e che, volendo avrebbe potuto persino accendere la luce.
Preferi tuttavia rimanere ai buio, come si conviene a un perfetto cospiratore, respirando lievemente e ascoltando tutti i rumori.
Si sentivano i passi di Homir Munn, il tintinnare del metallo, il cigolio di una sedia che cedeva sotto il peso, lo scatto di una unita di controllo, o il leggero urto del palmo di una mano su una cellula fotoelettrica.
Arcadia aveva calcolato tutto tranne alcuni elementi base.
Nei libri e alla televisione il clandestino sembrava avere una serie di luoghi per tenersi nascosto.
Naturalmente c'era sempre il pericolo di tradirsi facendo cadere qualcosa o starnutendo: nel video, generalmente li scoprivano per uno starnuto.
Ma lei questo l'aveva calcolato e faceva attenzione.
Si rendeva anche conto che la sete o la fame avrebbero potuto costringerla a uscire.
Per questa ragione s'era portata dei viveri da casa.
Ma c'e un'altra cosa che nei film dimenticano sempre di descrivere, e proprio cio accadde ad Arcadia.
Malgrado le migliori intenzioni, s'accorse che non poteva stare chiusa nello scompartimento piu di un tempo limitato.
Su un'astronave con un uomo d'equipaggio, come l' Unimara, lo spazio abitabile consisteva essenzialmente di una sola stanza, in modo che non c'era nemmeno la possibilita di scivolare fuori dallo scomparto bagagli quando Munn fosse stato impegnato in un'altra stanza.
Cosi si dispose ad aspettare con impazienza che lui si addormentasse.
Se l'avesse sentito russare, avrebbe potuto localizzare la cuccetta e avrebbe saputo quando uscire.
Senti un lungo respiro e uno sbadiglio.
Aspetto ancora un poco.
Senti che cambiava posizione.
La porta dello scompartimento si apri facilmente e lei si sporse a guardare.
Homir Munn era sveglio, naturalmente, e stava leggendo a letto, illuminato dalla luce di una lampadina.
Giro la testa e infilo un braccio sotto il cuscino.
Arcadia ritiro la testa velocemente.
La luce si spense e Munn con voce tremante disse: – Ho in mano un fulminatore e per la Galassia, sparero…
Arcadia rispose debolmente: – Sono solo io.
Non sparare.
Si accesero tutte le luci su tutta la nave, e Munn si mise seduto sul letto.
Arcadia usci dal suo nascondiglio riparandosi dietro la sua giacchetta di metallene che era garantita contro le pieghe.
Munn rimase per un istante immobile, poi quasi salto dal letto.
Riprendendosi, tiro su le lenzuola fino al mento. – C…c…osa…
Le sue parole erano incomprensibili.
– Ti dispiace aspettare un momento – disse Arcadia con una vocetta gentile, – devo andare a lavarmi le mani. – Sapeva dove dirigersi, aveva ispezionato l'astronave prima di nascondersi, e si dileguo velocissima.
Quando torno, Homir Munn era in piedi nella stanza e indossava una vestaglia a colori sgargianti.
Era furioso.
– Che cosa…a dia…volo f…ai qui s…ull'astronave? C…ome hai fat…to a s…alire a bordo? C…he f…accio adesso? Avrebbe continuato a fare domande all'infinito se Arcadia non l'avesse interrotto. – Avevo voglia di venire con te, zio Homir.
– M…ma ma io n…on sto andando da n…nessuna parte! – Stai andando su Kalgan a cercare informazioni sulla Seconda Fondazione.
Munn lancio un grido e cadde esausto sul letto.
Per un istante Arcadia ebbe timore che lo zio si facesse prendere da una crisi isterica e cominciasse a battere la testa contro il muro.
Aveva ancora in mano il fulminatore e senti una stretta allo stomaco mentre l'osservava.
– Attento… calmati – fu tutto cio che riusci a dire.
Poco per volta Munn sembro riprendere il controllo.
Sbatte il fulminatore sul letto con tanta forza che sarebbe potuto partire un colpo e forare in tal modo lo scafo.
– Come hai fatto a salire? – chiese lentamente, controllando ogni parola in modo da non balbettare.
– E' stato facile.
Mi sono presentata allo spazioporto con la mia valigetta, e ho detto: Bagaglio per il signor Munn!.
L'incaricato mi ha indicato l'astronave col pollice senza nemmeno alzare la testa.
– Adesso ti devo portare indietro, lo sai? – disse Homir, e spalanco gli occhi spaventato al pensiero.
Per la Galassia, questa volta non era colpa sua.
– Non puoi – disse Arcadia con calma, – perche attireresti l'attenzione.
– Che cosa? – Lo sai benissimo.
Hanno mandato te su Kalgan proprio perche era la cosa piu naturale che fossi tu ad andarci e a chiedere il permesso che ti facessero visitare il palazzo del Mulo.
E tu devi comportarti in maniera naturale senza attirare l'attenzione.
Se invece ritorni con una clandestina a bordo, c'e il rischio che la notizia vada a finire alla televisione.
– Dove hai preso queste informazioni su Kalgan? Che b… bambinate m…mi vai raccontando? – Non sarebbe riuscito a essere convincente nemmeno con una persona che ne sapeva meno di Arcadia.
– Ho ascoltato – disse Arcadia con una punta di orgoglio, – la vostra conversazione con il mio ricevitore di suoni.
So tutto.
E sarai costretto a farmi venire con te.
– E tuo padre? Potrebbe pensare che sei stata rapita… o abbia avuto un incidente.
– Gli ho lasciato una lettera, e anche lui probabilmente si rendera conto che e meglio non fare storie.
Probabilmente riceverai un telegramma da lui.
Aveva appena finito di parlare che il segnalatore comunico un telegramma in arrivo.
– Scommetto che si tratta di mio padre – disse Arcadia.
Aveva ragione.
Il messaggio non era lungo ed era indirizzato ad Arcadia.
Diceva: Grazie per il bel regalo.
Sono sicuro che ne hai fatto buon uso.
Divertiti.
– Vedi – disse, – queste sono le istruzioni.
Homir a poco a poco si abituo a lei.
Dopo alcuni giorni era contento di averla con lui.
Alla fine, molto spesso si chiedeva come avrebbe fatto senza di lei.
Chiacchierava e gli teneva compagnia.
Era eccitatissima.
E soprattutto, non sembrava affatto preoccupata.
Sapeva che la Seconda Fondazione era un nemico, ma non se ne curava.
Sapeva che su Kalgan avrebbero avuto a che fare con funzionari ostili, ma aspettava con ansia di arrivare.
Forse dipendeva dal fatto che aveva solo quattordici anni.
In ogni modo, durante quel viaggio di una settimana avrebbe potuto chiacchierare con qualcuno, invece che rimuginare tristi pensieri.
Per la verita la conversazione non era molto interessante visto che riguardava soprattutto i metodi con i quali la ragazzina avrebbe cercato di sedurre e convincere il Signore di Kalgan.
In un certo senso era divertente ascoltarla e qualche volta dimostrava una certa profondita di pensiero.
Homir si scopri la capacita di sorridere mentre ascoltava le storie fantastiche che la ragazzina inventava basandosi sulle sue deformate cognizioni di storia galattica.
Era la sera prima dell'ultimo balzo.
Kalgan, in lontananza, non era chiaramente visibile tra le migliaia di stelle circostanti.
Guardandola col telescopio dell'astronave, aveva l'aspetto di un globo luminoso appena visibile.
Arcadia era seduta con le gambe incrociate sulla poltrona.
Indossava un paio di pantaloni e una camicia non troppo larga che apparteneva a Homir.
Il suo guardaroba femminile era a lavare e le sarebbe servito una volta atterrati.
Disse: – Ho intenzione di scrivere romanzi storici. – Era felice per il viaggio.
Lo zio Homir l'ascoltava volentieri e la conversazione era tanto piu interessante quando si poteva parlare con una persona intelligente che ascoltava cio che lei diceva con serieta.
Continuo: – Ho letto tantissimi libri sui grandi uomini della storia della Fondazione.
Seldon, Hardin, Mallow, Devers, e tutti gli altri.
Ho anche letto la maggior parte dei libri che tu hai scritto sul Mulo a parte il fatto che non mi piace molto leggere quelle parti dove la Fondazione perde.
Non ti piacerebbe di piu leggere una storia dove vengono saltate tutte le parti tragiche? – Si, piacerebbe anche a me – disse Munn serio. – ma non sarebbe vera storia, non trovi, Arcady? Non potrai mai avere il rispetto accademico se non racconti tutta la verita.
– Sciocchezze.
Che importanza ha il rispetto accademico? – Trovava lo zio davvero divertente.
Erano giorni che non sbagliava nemmeno una volta nel chiamarla Arcady. – I miei romanzi saranno interessanti, la gente li comprera e io diventero famosa.
Non vale la pena scrivere libri se poi non si riesce a venderli e non si diventa famosi.
Non mi interessa che mi conoscano solo alcuni professoroni.
Voglio che mi conoscano tutti.
Assunse un'espressione ispirata e si sedette in una posizione piu comoda. – Non appena mio padre lo permettera, andro a visitare Trantor, in modo da raccogliere informazioni sul vecchio Impero.
Io sono nata su Trantor, lo sapevi? Homir lo sapeva ma disse lo stesso: – Davvero? – dando la giusta tonalita sorpresa.
La sua pazienza fu premiata da un sorriso.
– Vedi, mia nonna… avrai certamente sentito parlare di Bayta Darell…
si trovava su Trantor con mio nonno.
In effetti, e stato proprio li che hanno fermato il Mulo, quando ormai tutta la Galassia era ai suoi piedi, e mio padre e mia madre, che erano appena sposati, si trovavano la.
E' cosi che sono nata su Trantor.
Siamo vissuti su quel pianeta fino alla morte di mia madre, solo che io allora aveva appena tre anni, e non ricordo niente di quei tempi.
Tu, zio, sei mai stato su Trantor? – No non ci sono mai stato. – Si appoggio allo schienale della sedia e ascolto distrattamente.
Kalgan era vicina e cominciava a sentire un certo nervosismo.
– Deve essere un mondo molto romantico.
Mio padre dice che sotto Stannel V ci abitava piu gente che in dieci pianeti di adesso.
Dice che era un mondo tutto coperto di metallo, una sola immensa citta, la capitale di tutta la Galassia.
Mi ha fatto vedere alcune fotografie che ha preso su Trantor.
Adesso e tutto in rovina, ma e ancora stupendo.
Mi piacerebbe proprio andarlo a vedere.
Veramente.
Homir! – Si? – Perche non andiamo laggiu, una volta che abbiamo finito con Kalgan? Homir corrugo la fronte. – Che cosa? Ora non cominciare.
Stiamo lavorando, il nostro non e un viaggio di piacere.
Ricordatelo.
– Si, lo so, ma proprio per questo – strillo. – Su Trantor dovrebbero esserci un mucchio di informazioni.
Non lo pensi? – No, non credo – disse lui e si alzo. – E ora alzati che devo usare il calcolatore.
Fra poco dobbiamo fare l'ultimo Balzo, dopo di che andremo a dormire. – Perlomeno esisteva un vantaggio atterrando; s'era stufato di cercare di dormire avvoltolato in un cappotto sul pavimento di metallo.
I calcoli non erano difficili…
La carta stellare era abbastanza precisa sulla via da seguire nel tratto Fondazione-Kalgan.
Ambedue provarono la momentanea scossa che indicava il passaggio nell'iperspazio, e l'ultimo anno-luce volo alle loro spalle.
Il sole di Kalgan era finalmente visibile: luminoso, grande, di un colore giallo chiaro.
Ormai non mancava che una notte di sonno.
Di tutti i pianeti della Galassia, Kalgan indubbiamente aveva una storia unica.
La storia del pianeta Terminus, per esempio, era quella di un mondo in espansione quasi ininterrotta.
Quella di Trantor, un tempo capitale della Galassia, era la storia di un pianeta in continua decadenza.
Ma Kalgan…
Kalgan in un primo tempo divenne famosa come capitale dei divertimenti della Galassia, due secoli prima della nascita di Hari Seldon.
Era il pianeta dei divertimenti nel senso che ne aveva fatto un'industria immensa e redditizia.
Era un'industria che non conosceva crisi.
L'industria piu duratura della Galassia.
Quando la Galassia poco per volta decadde nella barbarie e nella rovina, Kalgan ne risenti solo in minima parte le conseguenze.
Non aveva importanza in che modo cambiasse la situazione politica o l'economia dei mondi circostanti, esisteva sempre un'elite, che per il fatto stesso di essere un'elite, aveva tempo e denaro da spendere.
Kalgan era stato al servizio, successivamente, degli affettati dandy della corte imperiale accompagnati dalle loro dame ingioiellate, dei duri e selvaggi capitani di ventura che governavano col ferro e col fuoco i mondi che avevano conquistato assieme alle loro donne, dei ricchi e grassocci mercanti della Fondazione con le loro amanti.
Non esistevano discriminazioni poiche ognuno di loro possedeva denaro.
E siccome Kalgan accettava tutti, il pianeta era diventato una meta ricercata.
Aveva infatti la saggezza di non interferire nella politica e prosperava quando ormai l'universo era in rovina, era ricco quando tutti gli altri pianeti erano ridotti in poverta.
Tutto questo continuo fino all'arrivo del Mulo.
Allora anche questo pianeta dovette cedere a un conquistatore che rifuggiva dai piaceri e non aveva altre ambizioni che la conquista.
Per lui tutti i pianeti erano uguali, persino Kalgan.
Cosi, per dieci anni Kalgan si trovo a dover sostenere il ruolo di metropoli, capitale del piu grande degli Imperi dopo la caduta dell'Impero Galattico.
Poi, con la morte del Mulo, improvvisa come improvvisa era stata la sua parabola ascendente, segui la decadenza.
La Fondazione si stacco.
Con questa, a poco a poco, tutti gli altri mondi conquistati dal Mulo.
Cinquant'anni piu tardi non rimaneva altro che il ricordo di quegli anni gloriosi.
Kalgan non riusci piu a riprendersi.
Non poteva piu tornare a essere la capitale dei divertimenti di un tempo, malgrado l'ambizione sempre presente.
Continuo a vivere invece sotto una successione di uomini che la Fondazione chiamava Signori di Kalgan, ma che si autonominavano Primi Cittadini della Galassia, conservando il titolo del Mulo, illudendosi in questo modo di essere ancora dei conquistatori.
L'attuale Signore di Kalgan deteneva il potere da cinque mesi.
L'aveva conquistato in virtu della sua posizione di comandante della flotta, e a causa di un'imprudenza commessa dal Signore che l'aveva preceduto.
Ma nessuno su Kalgan era tanto stupido da fare domande troppo precise sulla legittimita di una carica.
Era accaduto cosi, ed era meglio accettare il fatto senza investigare troppo in profondita.
Stettin era un uomo abbastanza abile.
Infatti, non solo era l'uomo piu crudele e deciso a conquistare il potere di tutta la Corte, ma anche colui che possedeva una certa qual capacita di restare al governo.
Era un osso duro per sua eccellenza il Primo Ministro, che, con acuta imparzialita, aveva servito anche il Signore precedente e che, se fosse riuscito a vivere abbastanza, avrebbe servito con uguale fedelta il prossimo.
Era un osso duro anche per Lady Callia, che era qualcosa di piu che l'amica di Stettin, pur essendo qualcosa di meno che sua moglie.
Quella sera i tre erano negli appartamenti privati di Stettin.
Il Primo Cittadino, corpulento e stretto nell'uniforme d'ammiraglio, scuoteva la testa mentre sedeva rigido e impettito.
Il suo Primo Ministro, Lev Meirus, gli era seduto di fronte con espressione indifferente e si passava le lunghe dita nervose sulla ruga profonda che gli solcava la faccia partendo dal naso magro e aquilino fino al mento coperto da un pizzetta grigio.
Lady Callia era sdraiata languidamente sul divano coperta da una pelliccia.
– Signore – l'apostrofo Meirus, questo infatti era il solo titolo dovuto a colui che assumesse la carica di Primo Cittadino – voi mancate di una visione storica.
La vostra stessa vita cosi vertiginosa vi porta a pensare che la storia si basi su capovolgimenti altrettanto repentini.
Ma non e cosi.
– Il Mulo ha dimostrato la mia tesi.
– Ma voi non potete seguire le sue orme.
Lui era piu che un semplice uomo, ricordatelo.
E anche lui non riusci a ottenere un completo successo.
– Puccino – intervenne Lady Callia timidamente, poi, al gesto furioso del Primo Cittadino, si rannicchio senza piu osare parlare.
Stettin disse con voce rauca: – Non interrompere, Callia.
Meirus, sono stanco di aspettare.
Il mio predecessore ha passato la vita a costruire una flotta che ora non ha l'uguale nella Galassia.
Ed e morto senza avere avuto l'occasione di usare questa magnifica arma.
Devo fare anch'io la stessa fine? Io, un ammiraglio? Fra quanto la mia flotta avra perso la sua efficienza? Al momento depaupera l'erario senza dare frutti.
I suoi ufficiali mordono il freno, i suoi uomini non desiderano altro che la lotta.
Tutta Kalgan vuole il ritorno dell'Impero e della gloria.
Riuscite a capire tutto questo? – Si riesco a capire il significato delle vostre parole.
Dominio, lotta, gloria, sono tutte cose piacevoli una volta che si sono ottenute, ma ottenerle e molto spesso rischioso e quasi sempre poco piacevole.
La storia ci insegna che e sempre stato poco prudente attaccare la Fondazione.
Persino il Mulo avrebbe fatto meglio a non provarci…
I grandi occhi azzurri di Callia erano pieni di pianto.
Oramai, Puccino non si curava di lei come un tempo.
Lui le aveva promesso di passare la serata insieme ed era venuto quell'orribile uomo dalla barba grigia che aveva l'abitudine di guardarla fisso negli occhi.
E Puccino l'aveva fatto entrare.
Non osava dire niente; aveva persino paura dei singhiozzi che tratteneva a stento.
Ora Stettin aveva ripreso a parlare con quel tono duro e impaziente che lei odiava tanto.
Stava dicendo: – Voi siete schiavo del passato.
La Fondazione e piu grande di noi in volume e in popolazione, ma al primo soffio si dividera.
Cio che li tiene uniti adesso e l'inerzia, e io sono abbastanza potente da distruggere questa loro inerzia.
Sono stati in grado di resistere agli attacchi di un Impero morente e in seguito non hanno avuto altri nemici che governatori incapaci e inetti mal equipaggiati che potevano opporre alla flotta atomica della Fondazione soltanto dei relitti.
Il Mulo mio caro Meirus, ha cambiato tutto questo.
Ha allargato il campo del sapere, che prima era riservato alla Fondazione a meta della Galassia e il loro monopolio scientifico e ora scomparso per sempre.
Siamo in grado di combattere ad armi pari.
– E la Seconda Fondazione? – disse Meirus.
– La Seconda Fondazione? – ripete Stettin. – Conoscete le sue intenzioni? Ha impiegato dieci anni per fermare il Mulo, sempre che sia stata lei a fermarlo, cosa di cui dubito.
Sapete che un gran numero di psicologi e sociologi della Fondazione sono convinti che il Progetto Seldon sia stato completamente distrutto dopo l'avvento del Mulo? Se il Progetto non esiste piu allora c'e un vuoto che io posso colmare.
– Conosciamo troppo poco quest'argomento per poter rischiare.
– Noi, forse, ne sappiamo poco, ma sul pianeta e arrivato un uomo della Fondazione.
Lo sapete? Un certo Homir Munn, che a quanto pare ha scritto una serie di articoli sul Mulo, e che ha espresso l'opinione che il Progetto Seldon non esiste piu.
Il Primo Ministro annui. – Si, ho sentito parlare di costui, o perlomeno dei suoi scritti.
Che cosa vuole qui? – Ha chiesto il permesso di entrare nel palazzo del Mulo.
– Davvero? Sarebbe saggio rifiutare.
Non conviene rimuovere una superstizione nella quale il pianeta crede.
– Ci pensero e ne riparleremo.
Meirus si inchino e usci.
Callia tratteneva a stento le lacrime. – Sei arrabbiato con me, Puccino? Stenin si volto verso di lei adirato. – Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Puccino in presenza di altri! – Un tempo ti faceva piacere.
– E ora non mi piace piu, e bada che non succeda una seconda volta.
La guardo scuro in faccia.
Gli sembrava impossibile riuscire ancora a sopportarla in quei giorni.
Era proprio un'oca, per quanto dolce e piacevole, e qualche volta, dopo una giornata di duro lavoro, non gli dispiaceva vedersela intorno.
Ma faceva perdere la pazienza! Sognava sempre di sposarsi e di diventare moglie del Signore di Kalgan.
Ridicolo! Andava bene quando lui era un semplice ammiraglio, ma ora come Primo Cittadino e futuro conquistatore, aveva bisogno di qualcosa di piu.
Aveva bisogno di eredi capaci di tenere uniti i suoi futuri domini, qualcosa che il Mulo non aveva mai potuto avere, ed era questa la ragione per la quale il suo Impero non era sopravvissuto dopo la sua morte.
Lui, Stettin, aveva bisogno di qualcuno che provenisse da una delle grandi famiglie della Fondazione con la quale avrebbe potuto fondare una dinastia.
Si chiese come mai non si fosse ancora liberato di Callia.
Non sarebbe stato troppo difficile.
Lei avrebbe piagnucolato un poco come al solito…
Scaccio l'idea.
Quella donna aveva anche delle "qualita" da non disprezzare.
Callia stava riacquistando il suo buon umore.
Barbagrigia se n'era andato e Puccino non la guardava piu con gli occhi cattivi.
– E adesso mi vuoi rimproverare? – No – rispose lui accarezzandola con aria assente. – Ora stai seduta tranquilla per un momento.
Voglio pensare.
– All'uomo della Fondazione? – Si.
– Puccino? – Che c'e? – Puccino, hai detto che l'uomo ha con se una bambina.
Ricordi? Posso vederla quando viene? Non ho…
– Ma perche dovrei fargli portare la bambina? Il mio palazzo non e mica un giardino d'infanzia! Smettila con le tue sciocchezze, Callia.
– Ma mi occupero di lei, Puccino.
Non ti preoccupare.
Ma il fatto e che non vedo quasi mai bambini, e tu sai quanto mi piacciono.
Lui la guardo con un sorriso ironico.
Anche quello era uno dei suoi soliti tentativi.
Amava i bambini; i suoi futuri bambini, i suoi futuri figli legittimi, in parole povere voleva sposarlo.
Scoppio a ridere.
– E poi vedi – disse lui, – questa non e affatto una bambina, ha quattordici anni o quindici.
E magari e alta come te.
Callia sembrava contrariata. – Ebbene, potrei vederla ugualmente? Potrei farmi raccontare dalla Fondazione.
Ho sempre voluto andarci.
E poi lo sai, mio nonno era della Fondazione.
Mi porterai un giorno laggiu, Puccino? Stettin sorrise al pensiero.
Un giorno forse si, da conquistatore.
Fu preso da buon umore. – D'accordo – disse – d'accordo.
Potrai vedere la ragazzina e parlare insieme a lei della Fondazione.
Ma mi raccomando, portala nelle tue stanze e non farti vedere da me.
– Prometto che non ti daro fastidio.
Ci chiuderemo nei miei appartamenti. – Era di nuovo felice.
Era difficile che lui gliela desse vinta da un po di tempo a questa parte.
Gli mise le braccia intorno a collo e dopo un po d'esitazione senti che lui le appoggiava la testa sulla spalla.
Arcadia riusciva a stento a contenere la sua felicita.
Com'era cambiata la sua vita dal giorno in cui Pelleas Anthor era apparso alla finestra, e tutto perche aveva avuto il coraggio di fare cio che bisognava fare.
Ora si trovava su Kalgan.
Era stata al Teatro Centrale, il piu grande della Galassia, e aveva visto di persona alcune dive della canzone famose persino sul suo lontano pianeta.
Era andata a far compere nel Sentiero Fiorito, la strada piu elegante del piu allegro pianeta dello spazio.
Aveva scelto da sola i suoi vestiti perche Homir non se ne intendeva.
La commessa del negozio aveva approvato la scelta del vestito translucido con quelle strisce verticali che la facevano sembrare piu alta.
Con i soldi della Fondazione riusciva a comperare parecchie cose.
Homir le aveva dato dieci crediti e quando li aveva cambiati in moneta kalganiana le avevano dato un bel mucchio di banconote.
Era andata persino dal parrucchiere a farsi accorciare i capelli.
Con uno speciale trattamento erano diventati piu biondi che mai.
Si trovava proprio bellissima.
Questa era l'avvenimento piu importante della sua vita.
A dire il vero, il palazzo di Stettin non era cosi grandioso e ricco come i teatri del pianeta, ne misterioso e storico come il vecchio palazzo del Mulo, del quale purtroppo erano riusciti a vedere solamente la torre, ma cio che piu l'impressionava era l'entrata nel palazzo di un vero Signore.
Era tutta agitata.
Non solo, ma avrebbe avuto un'udienza privata con la sua amante.
Questa parola eccitava la sua fantasia, perche sapeva il ruolo che certe donne hanno avuto nella storia, conosceva il loro fascino e la loro potenza.
Molto spesso si era immaginata nei panni di queste creature, ma sulla Fondazione le amanti non erano di moda, a parte il fatto che suo padre non le avrebbe permesso certamente una cosa del genere.
Com'era naturale, Callia non rispondeva affatto al genere di donna che s'era immaginata.
Era piuttosto grassottella e all'apparenza non aveva nulla di particolarmente diabolico o pericoloso.
Era una donna piuttosto slavata e miope.
Aveva un tono di voce troppo alto e…
– Bambina, vorresti un'altra tazza di te? – domando Callia.
– Si, grazie vostra grazia. (O forse avrebbe dovuto chiamarla altezza?) – Mia Signora – osservo Arcadia con aria da intenditrice, – le vostre perle sono proprio meravigliose.
– Credi? Ti piacciono davvero? – Sembrava molto compiaciuta.
Se le tolse e le fece dondolare fra le mani. – Ti piacerebbe portarle? Se vuoi, te le regalo.
– Non… dite sul serio… – Se le trovo tra le mani, poi restituendole con l'aria triste, disse: – A mio padre non farebbe piacere.
– Non gli piacciono le perle? Ma sono belle, mi pare.
– No, intendo dire che a mio padre non piacerebbe che io le accettassi.
Mi dice sempre che non bisogna accettare regali troppo costosi.
– Ma… questo era un regalo che mi ha fatto Puc… il Primo Cittadino.
Secondo te ho fatto male ad accettarlo? Arcadia arrossi. – Non volevo…
Ma Callia ormai s'era stancata dell'argomento.
Lascio cadere le perle sul tappeto e disse: – Mi avevi promesso che mi avresti parlato della Fondazione.
Per favore, raccontami qualcosa.
E Arcadia si senti improvvisamente perduta.
Che poteva raccontarle di un mondo noioso fino alle lacrime? L'immagine che lei aveva della Fondazione era quella di una tranquilla cittadina, di una casa comoda dove nulla di eccitante sarebbe mai accaduto, della sua scuola dove era costretta a imparare nozioni insopportabili.
Rispose con voce incerta: – E pressappoco come viene descritta nei libri visivi, credo.
– Tu leggi molti libri? Quando mi ci provo mi viene un mal di testa atroce.
Pero mi sono sempre piaciute le storie che si vedono alla televisione sui vostri mercanti: uomini cosi rudi e selvaggi.
Mi ci diverto un mondo. – Il tuo amico, il dottor Munn, e un mercante anche lui? Non mi sembra abbastanza selvaggio.
La maggior parte dei mercanti portano la barba, hanno vociom tonanti, e dominano le donne… non pensi? Arcadia sorrise. – I mercanti fanno parte della storia, mia Signora.
Intendo dire che un tempo, quando la Fondazione era appena sorta, i mercanti erano pionieri che portavano la civilta nei pianeti piu barbari della Galassia.
Noi studiamo queste cose a scuola.
Ma ormai sono passati tanti anni.
Ora i mercanti non esistono piu, abbiamo cooperative o cose del genere.
– Davvero? Che peccato.
E allora che cosa fa il signor Munn, visto che non e un mercante? – Lo zio Homir e un bibliotecario.
Callia mise l'indice sul labbro inferiore spalancando gli occhi. – Intendi dire che si occupa di libri.
Ma guarda! Sembra un'attivita cosi sciocca per un uomo maturo.
– Lui e un ottimo bibliotecario, mia Signora.
E la sua professione e molto stimata sulla Fondazione.
– Poso la tazza sul tavolino.
La Signora sembrava tutta preoccupata. – Cara bambina, non volevo offenderti.
Sono sicura che e un uomo molto intelligente.
L'ho visto subito dai suoi occhi.
Erano cosi… intelligenti.
E deve essere anche coraggioso, visto che vuole andare a visitare il palazzo del Mulo.
– Coraggioso? – Arcadia si fece attenta.
Era l'occasione che aspettava.
Con indifferenza, guardandosi la punta delle unghie chiese: – E perche bisogna essere coraggiosi per andare a visitare il palazzo del Mulo.
– Non lo sai? – Callia aveva spalancato gli occhi e la sua voce s'era fatta bassa. – Il palazzo e maledetto.
Quando il Mulo mori, diede disposizione che nessuno entrasse nel palazzo fino a quando non fosse stato creato il Secondo Impero.
Nessun kalganiano oserebbe entrare nemmeno nel Garda.
Arcadia pendeva dalle sue labbra. – Ma si tratta di una supersitizione.
– Non dire una cosa del genere – la interruppe Callia. – Anche Puccino dice che e una superstizione.
Dice che serve a mantenere il controllo sul popolo.
Ma neanche lui c'e mai stato.
E nemmeno Thallos, che era Primo Cittadino prima di Puccino. – Poi sembro cambiare idea improvvisamente e domando: – Ma perche il signor Munn vuole andare a vedere il palazzo del Mulo? A questo punto, Arcadia mise in atto il suo piano d'azione.
Sapeva, dai libri che aveva letto, che le amanti dei tiranni sono la vera potenza dietro il trono.
Di conseguenza, se lo zio Homir non fosse riuscito a convincere Stetter, ed era convinta che non l'avrebbe spuntata, avrebbe dovuto rimediare lei con Callia.
Per la verita, Callia la sorprendeva un poco.
Non sembrava affatto una donna intelligente.
Ma dopotutto la storia prova che…
– Una ragione c'e, mia Signora.
Ma siete capace di tenere un segreto? – Lo giuro – affermo Callia incrociando le mani sul petto.
– Lo zio Homir – continuo Arcadia, – e un grande raccoglitore di documenti sul Mulo.
Ha scritto un gran numero di libri in proposito, e lui pensa che la storia della Galassia sia cambiata dopo la conquista della Fondazione.
– Davvero? – Lui pensa che il Progetto Seldon…
Callia batte le mani contenta. – Si, si, conosco il Progetto Seldon.
Nei film sui mercanti parlano sempre del Progetto Seldon.
Serve a far vincere sempre la Fondazione.
C'e qualcosa di scientifico che non sono mai riuscita a capire bene.
Mi annoio sempre quando mi tocca ascoltare le spiegazioni.
Ma continua pure, mia cara.
Tu parli in maniera differente.
Capisco benissimo quando mi spieghi tu le cose.
Arcadia continuo: – Non vi siete accorta che da quando il Mulo ha sconfitto la Fondazione, il Progetto Seldon non ha piu funzionato? E allora, chi formera il Secondo Impero? – Il Secondo Impero? – Si, bisogna che qualcuno ci riesca un giorno, no? E' questo il problema.
Poi c'e la Seconda Fondazione.
– La Seconda Fondazione? – Callia non riusciva piu a seguirla.
– Si, sono loro a pianificare la storia seguendo le orme di Seldon.
Hanno fermato il Mulo perche era prematuro, ma ora, forse, proteggono Kalgan.
– E perche? – Perche Kalgan forse offre maggiori garanzie per diventare il nucleo del Secondo Impero.
Callia sembro afferrare vagamente il concetto del discorso. – Intendi dire che Puccino forse diventera Imperatore? – Non siamo sicuri.
Ma lo zio Homir pensa che sia probabile.
Per questa, ragione deve vedere i documenti che ha lasciato il Mulo.
– E tutto troppo complicato – disse Callia dubbiosa.
Arcadia penso che fosse inutile dare ulteriori spiegazioni.
Infine, aveva fatto tutto il possibile.
Stettin era di umore nero.
L'incontro con quella specie di mollusco della Pondazione era stato assolutamente infruttuoso.
Peggio ancora, era stato imbarazzante.
Era assurdo che lui, governatore assoluto di ventisette Pianeti, padrone della piu grande flotta della Galassia, fosse costretto a dare udienza a un antiquario.
Dannazione! Avrebbe dovuto violare le tradizioni di Kalgan, permettere che il palazzo del Mulo venisse perquisito, perche quel brav'uomo potesse scrivere un altro dei suoi libri sul Mulo? La causa della scienza! Il sapere umano! Per la Galassia infinita! Come aveva osato dire tante fesserie in sua presenza? A parte il fatto che esisteva una maledizione.
Lui non ci credeva, perche nessun uomo intelligente avrebbe potuto crederci.
Ma se avesse dovuto rompere la tradizione, ci volevano argomenti ben piu seri che non le buffonate di quell'ingenuo.
– Che vuoi? – urlo in direzione di Callia che era entrata in parte nella stanza.
– Sei occupato? – Si.
Sono occupato.
– Ma non c'e nessuno qui, Puccino.
Potrei parlare con te solo un minuto? – Per la Galassia! Che vuoi? Sbrigati.
Callia balbetto: – La bambina mi ha detto che sarebbero andati a visitare il palazzo del Mulo.
Ho pensato che potevamo andarci anche noi.
Dov'essere bellissimo dentro.
– E cosi che ti ha detto? Ebbene, non ci va ne lei, ne noi.
Ora togliti dai piedi.
Ne ho abbastanza di te.
– Ma Puccino, perche hai detto di no? Non li vuoi lasciare entrare? La ragazzina mi ha detto che avresti creato l'Impero! – Non mi importa quello che ha detto…
Che cosa? – Balzo dalla sedia e l'afferro per un braccio stringendola forte. – Che cosa ti ha detto? – Mi fai male.
Non riesco a ricordare se mi guardi a quel modo.
Lui mollo la presa, e lei rimase per un momento in silenzio strofinandosi il braccio. – La bambina mi ha fatto promettere che non l'avrei rivelato a nessuno – piagnucolo.
– Che importa.
Dimmelo! – Bene, lei ha detto che il Progetto Seldon e cambiato e che da qualche parte c'era una Seconda Fondazione che stava facendo in modo che tu crei un Secondo Impero.
E tutto.
Mi ha detto anche che il signor Munn e uno scienziato importante e che il palazzo del Mulo contiene le prove.
Ti assicuro, e tutto quello che mi ha detto.
Sei arrabbiato? Stettin non rispose.
Usci velocemente dalla stanza mentre Callia lo guardava con occhi tristi.
Due ordini con il sigillo del Primo Cittadino vennero spediti in meno di un'ora.
Il primo fece si che cinquecento navi si levassero nello spazio in formazione di guerra, in stato di preallarme.
Il secondo non ebbe altro effetto che confondere le idee a un solo uomo.
Homir Munn cesso i preparativi per la partenza non appena ricevette l'ordine.
Naturalmente si trattava del permesso ufficiale di visitare il palazzo del Mulo.
Lo lesse e lo rilesse, confuso e preoccupato.
Arcadia invece era felice.
Sapeva cos'era successo.
O, perlomeno, credeva di saperlo.
Poli mise la colazione sulla tavola tenendo d'occhio il trasmettitore di notizie che stava stampando il bollettino del giorno.
Riusciva a fare le due cose insieme senza sbagliare.
Preparare la tavola non richiedeva una grande attenzione, bastava metterci sopra i contenitori che servivano automaticamente il cibo.
Lei doveva semplicemente scegliere i menu e raccogliere i resti una volta consumata la colazione.
Scuoteva la testa guardando il bollettino e borbottava.
– Certo che la gente e proprio cattiva – disse, e il dottor Darell le rispose con un mormorio d'assenso.
Alzo la voce dando una tonalita drammatica alla frase come faceva sempre quando parlava dei mali del mondo. – Che cosa credono di fare questi kalganiani? Non riescono a rimanere in pace, no, devono sempre creare guai.
Guardate adesso i titoli: Folla di dimostranti davanti al Consolato della Fondazione.
Certo vorrei dirgliele io quattro paroline, ma il fatto e che non ricordano.
Non ricordano, dottor Darell, dimenticano sempre tutto.
Per esempio l'ultima guerra dopo la morte del Mulo.
Allora io ero solo una bambina: quanti guai e disordini.
Mio zio e stato ucciso e aveva solo vent'anni.
Era sposato da appena due anni e aveva una bambina di pochi mesi.
Io mi ricordo ancora di lui, era biondo e aveva un porro sul mento.
Da qualche parte devo avere un suo cubo tridimensionale…
E ora la sua bambina ha anche lei un figlio sotto le armi e se succede qualcosa…
E vi ricordate il servizio antiaereo, con tutti quei poveri vecchi che dovevano fare i turni per la difesa stratosferica…
Ve l'immaginate che cosa avrebbero potuto fare se i kalganiani fossero arrivati fino a qui? Mia madre ci raccontava sempre quando eravamo bambini del razionamento del cibo, dell'aumento dei prezzi e delle tasse.
Eravamo tutti denutriti…
"E voi pensate che ci sia gente che ha intenzione di ricominciare da capo? – continuo imperterrita Poli. – Proprio non trovano nient'altro da fare.
E immagino che non sia il popolo a volerlo, magari persino i kalganiani preferirebbero starsene a casa insieme allo loro famiglie invece d'andare in giro per lo spazio a farsi ammazzare.
E tutta colpa di quello Stettin.
Qualche volta mi chiedo come faccia a sopravvivere gente come lui.
Ha fatto fuori il vecchio, come si chiamava.
Thallos, e ora fa il padrone e vuole comandare tutti.
E perche poi dovrebbe fare la guerra a noi, proprio non lo so.
Rischia di perdere, come d'altra parte gli e sempre successo.
Forse e tutto calcolato nel Progetto, ma qualche volta mi viene da pensare che si tratti di un Progetto ben diabolico se e necessario che ci siano tante guerre e uccisioni.
Non sono io che dovrei giudicare Hari Seldon, lui ne sapeva certo molto piu di me.
A parer mio e anche colpa della Seconda Fondazione.
Potrebbero fermare Kalgan adesso e mettere a posto le cose.
Intanto prima o poi risolvono tutto quanto.
Tanto vale che ci pensino adesso prima che incomincino a far troppi danni.
Il dottor Darell alzo gli occhi. – Hai detto qualcosa, Poli? Poli spalanco gli occhi sorpresa, poi si volto seccata. – Niente dottore, niente.
Io non parlo mai.
E meglio morire soffocati piuttosto che dire una parola in questa casa.
Vai di qui, vai di la, fai questo, fai quello, ma provati a dire una parola… – e si allontano continuando a borbottare.
Darell era assorto in pensieri e non noto affatto che Poli se ne era andata.
Kalgan! Sciocchezze! Erano semplicemente nemici fisici! Quelli si erai sempre riusciti a sconfiggerli.
Eppure non riusciva a considerare con leggerezza quella crisi.
Sette giorni prima il sindaco gli aveva chiesto di divenire capo dell'ufficio Ricerche e Sviluppo.
E aveva promesso di dargli una risposta oggi.
Era preoccupato.
Perche proprio lui? Eppure non poteva ritentare.
Sarebbe sembrato strano, e non osava fare niente di strano.
Dopo tutto che gli importava di Kalgan? Per lui esisteva un solo nemico.
Quando sua moglie era in vita, era stato facile evitare ogni rischio: bastava nascondersi.
Che giorni felici avevano passato su Trantor, in mezzo alle rovine del passato! In mezzo al silenzio di un mondo decaduto! Ma sua moglie era morta.
Erano potuti stare insieme meno di cinque anni, dopo di che non aveva provato altro impulso che quello di combattere quel vago e insidioso nemico che lo aveva privato della sua dignita di uomo controllando il suo destino, questo rendeva la vita nient'altro che una lotta senza senso e la indirizzava verso un fine preordinato.
Forse era idealismo, ma solo questa lotta dava un significato alla sua vita.
Prima all'universita di Santanni, dove aveva conosciuto il dottor Kleise.
Erano stati cinque anni ben spesi.
Kleise non riusciva a far altro che raccogliere dati.
Non sarebbe riuscito a ottenere un risultato reale.
E quando Darell ne ebbe la certezza, capi che era tempo di lasciarlo.
Anche se Kleise lavorava in segreto, aveva tuttavia uomini che lavoravano per lui e con lui.
Era circondato da persone il cui cervello era stato controllato.
Aveva l'universita che lo appoggiava.
Ma tutte quelle cose erano anche debolezze.
Kleise non l'aveva capito; e lui, Darell, non aveva potuto spiegargliele.
Si erano divisi come nemici, ma non c'era altro mezzo.
Lui avrebbe dovuto andarsene come rinunciatario per non dare nell'occhio.
Kleise lavorava sulla carta; Darell lavorava con concetti matematici chiusi nei recessi della sua mente.
Kleise lavorava circondato da parecchie persone; Darell da solo.
Kleise in un'universita; Darell nella pace della sua villetta di periferia.
Cosi lui aveva quasi raggiunto la meta.
Giunse a scoprire che un soggetto della Seconda Fondazione aveva una struttura cerebrale diversa da quella comune.
Il piu intelligente degli psicologi, il piu esperto neurochimico non avrebbe potuto notare la differenza… eppure questa esisteva.
E poiche la differenza stava nella mente, era li che bisognava scovarla.
Davanti a un uomo come il Mulo, e non c'erano ormai dubbi che i sudditi della Seconda Fondazione avevano gli stessi poteri del Mulo, naturali o no, con l'abilita di individuare e controllare le emozioni umane, bisognava dedurne il circuito elettronico, ricavandolo dall'analisi encefalografica per mezzo della quale era impossibile non identificarlo.
E adesso Kleise ritornava in vita per mezzo del suo ardente discepolo, Anthor.
Follia! Si presentava a lui con gli incartamenti di tutte le persone che erano state condizionate.
Gia da anni aveva imparato a individuare le persone in questo modo.
Lui aveva bisogno di un'arma, non di uno strumento, eppure aveva dovuto associarsi con Anthor, visto che era l'unico sistema per riuscire a mantenere il segreto.
Sarebbe dovuto diventare funzionario dell'istituto Ricerche e Sviluppo.
Non c'era altra via.
Cosi lui rimaneva un cospiratore in mezzo ai cospiratori.
Penso ad Arcadia per un istante, poi cerco di respingere il pensiero.
Se l'avessero lasciato lavorare da solo questo non sarebbe accaduto, sarebbe stato soltanto lui a essere in pericolo.
Lasciato solo…
Senti che si stava lasciando trascinare dall'ira… per la morte di Kleise, per Anthor, e per tutti quegli sciocchi animati da buone intenzioni…
La bambina sapeva cavarsi dai pasticci.
Era una ragazza abbastanza matura per la sua eta.
Si, sapeva cavarsela da sola.
Cercava disperatamente di convincere se stesso…
Mentre il dottor Darell pensava con tristezza alla sua bambina, questa era seduta nella fredda e austera anticamera dell'ufficio del Primo Cittadino della Galassia.
Da mezz'ora era in quella stanza e si guardava intorno preoccupata.
Alla porta, quand'era entrata insieme a Homir Munn, aveva visto due guardie armate.
Quand'era entrata la volta precedente, non c'erano.
Adesso l'avevano lasciata sola, eppure intorno a se sentiva un'atmosfera poco amichevole.
Era la prima volta che le capitava.
Perche ora provava queste sensazioni? Homir era a colloquio con Stettin.
Non c'era niente di strano in questo.
Era nervosa.
In occasioni analoghe, nei libri o alla televisione, l'eroe prevede la conclusione, e pronto a tutti gli eventi, mentre lei poteva solo sedere al posto che le era stato assegnato.
Qualunque cosa sarebbe potuta succedere! E lei era seduta li.
Tento di ragionare, pensare con calma.
Forse qualcosa le sarebbe venuto in mente.
Per due settimane Homir era praticamente vissuto all'interno del palazzo del Mulo.
Una volta, con il permesso di Stettin, era entrata anche lei.
Il palazzo non l'aveva impressionata in modo particolare.
Erano piu affascinanti le strade luminose e allegre del pianeta, i teatri e gli spettacoli di un mondo essenzialmente piu povero della Fondazione ma che tuttavia spendeva di piu in divertimenti, dando un'apparenza di benessere e gaiezza.
Homir tornava la sera a casa affascinato.
– Per me, e un mondo di sogno – diceva. – Se solo potessi smontare il palazzo pietra per pietra, piano per piano.
Se potessi portarlo tutto intero su Terminus… lo si potrebbe adattare a museo.
Sembrava aver perso ogni riluttanza.
Era felice e ansioso di continuare a lavorare.
Arcadia se n'era accorta da un segno sicuro: in quel periodo aveva smesso di balbettare.
Una sera le aveva detto: – Esistono persino degli appunti del generale Pritcher…
– Si, lo conosco.
Era un rinnegato che ha viaggiato per tutta la Galassia alla ricerca della Seconda Fondazione.
– Non era esattamente un rinnegato, Aready.
Il Mulo l'aveva convertito.
– E' la stessa cosa.
– Non era affatto un compito facile trovare la Seconda Fondazione.
Dai documenti lasciati da Hari Seldon risulta che lui creo due Fondazioni cinquecento anni fa, ma lascio solo un riferimento vago sulla Seconda.
E' scritto che si trova all'altro capo della Galassia, su Fine di stella.
Solo su questi dati si basava la ricerca del Mulo e di Priteher.
Non avevano mezzi per riconoscere la Seconda Fondazione nemmeno se l'avessero trovata.
Che follia! "GIi appunti – continuo lui come parlando a se stesso, ma Arcadia pendeva dalle sue labbra, – analizzano minutamente migliaia di mondi, ma i pianeti che possono nascondere la Seconda Fondazione sono quasi un milione.
Anche noi quindi non ci troviamo in condizioni migliori…
Arcadia non era riuscita a trattenere un'espressione di meraviglia.
Homir s'era improvvisamente raffreddato e poco per volta aveva ripreso il controllo di se. – E meglio non parlarne – aveva mormorato.
In quel momento Homir era con Stettin e Arcadia aspettava fuori da sola piena di paura, senza saperne la ragione.
Questo fatto l'innervosiva ancora di piu.
Perche avrebbe dovuto avere paura? Non c'era motivo…
Al di la della porta, Homir non si trovava in condizioni migliori.
Stava lottando disperatamente per non balbettare e il risultato era che non riusciva a dire piu di due parole senza impuntarsi.
Il Primo Cittadino, in alta uniforme, lo guardava serio e minaccioso dal suo metro e novanta di altezza.
Sottolineava ogni parola battendo ritmieamente il pugno sul tavolo.
– Ebbene, avete avuto due settimane di tempo, e ora venite qui a raccontarmi fandonie.
Suvvia, signore, ditemi il peggio.
La mia flotta sara distrutta? Saro costretto a combattere anche il fantasma della Seconda Fondazione? – lo r…ipeto, mio Signore, io non p…posso predire.
Non c…comprendo c…cosa volete da me.
– Volete forse tornare in patria ad avvisare i vostri concittadini? Smettetela di burlarvi di me.
Voglio la verita e l'avro anche se saro costretto a cavarsela insieme alle budella.
– Sto dicendo la v…erita, e vi r…icordo, mio Signore, che s…sono un cittadino della F…Fondazione.
Voi non mi potete m…minacciare senza correre un g…grave rischio.
Il Signore di Kalgan scoppio in una gran risata. – E' una minaccia che serve a spaventare i bambini.
Un babau per gli idioti.
Via, signor Munn, sono stato troppo paziente con voi.
Sono venti minuti che vi ascolto mentre insistete con le vostre fandonie che vi devono essere costate notti insonni nello sforzo di renderle piu verosimili.
E' stata una fatica sprecata.
So bene che voi non siete venuto a frugare nel palazzo del Mulo solo per scrivere alcuni libri, voi siete venuto qui per ben altro.
Non e vero forse? Homir Munn non riusci che a esprimere terrore con gli occhi, visto che al momento gli riusciva difficile persino respirare.
Stettin se ne accorse, e appoggio violentemente una mano sulle spalle dell'uomo della Fondazione, facendo tremare persino la sedia per l'urto.
– Bene.
Siamo franchi.
So che state studiando il Progetto Seldon.
Voi sapete che ormai non funziona piu e sapete perfino che con ogni probabilita saro io a vincere; io e i miei eredi.
Ebbene, che importa chi fondera il Secondo Impero, se questo verra a crearsi ugualmente? Avete paura di dirmi tutto cio? Come vedete, io conosco benissimo lo scopo della vostra missione.
– E c…che cosa volete da me? – borbotto Munn con la bocca impastata.
– La vostra presenza.
Non vorrei rovinare il Progetto per aver avuto troppa fiducia in me stesso.
Voi comprendete certe cose meglio di me, potete individuare piccoli errori che a me possono sfuggire.
Via, alla fine verrete ricompensato anche voi, anche voi avrete la vostra fetta di torta.
Cosa vi aspettate dalla Fondazione? Che sfugga a un'inevitabile sconfitta, o che prolunghi la guerra? O forse e un puro e semplice desiderio patriottico di morire per il vostro paese? Io…i…
Tento disperatamente, ma nient'altro gli usci dalla gola.
– Voi rimarrete qui con me – sentenzio il Signore di Kalgan con sicumera. – Non avete via di scampo.
A proposito, ho saputo che vostra nipote e una discendente di Bayta Darell.
Homir era talmente allibito che non riusciva a dire nient'altro che la verita. – Si – confermo.
– E una famiglia conosciuta sulla Fondazione? Homir annui. – E non permetteranno c…certo c…che le venga fatto del male.
– Del male? Per carita, mio caro amico, sto pensando a tutt'altro.
Quanti anni ha la bambina? – Quattordici.
– Bene! Nemmeno la Seconda Fondazione o Hari Seldon in persona potranno impedire alla ragazzina di diventare donna.
Detto questo si diresse a grandi passi verso la porta nascosta da una tenda e l'apri violentemente.
– Che cosa fai qui? – tuono.
Callia sbatte le palpebre impaurita. – Non sapevo che eri occupato.
– Adesso lo sai.
Ne parleremo dopo di questa faccenda, ma ora sparisci, capito? E in fretta.
I passi di Callia si persero lungo il corridoio.
Stettin torno nella stanza. – Sono i resti di un intermezzo durato troppo a lungo.
Finira presto.
Quattordici anni avete detto? Homir lo guardo in faccia con occhi pieni di orrore.
Arcadia si volto a guardare la porta che si apriva silenziosamente e scatto in piedi.
Una figura in bianco nascosta nella penombra le faceva segno di seguirla.
Rimase un attimo interdetta poi in punta di piedi traverso la stanza e si avvio nel corridoio.
Camminarono senza far rumore.
Era Callia, che le stringeva cosi forte la mano da farle male. Per una strana ragione la segui senza fare obiezioni, perche di Callia non aveva paura.
Ma che stava succedendo? Erano entrate nella stanza da letto, tutta tappezzata e arredata di rosa.
Callia chiuse la porta appoggiandovi la schiena.
– Questo – disse, – e il passaggio privato dalle mie stanze al suo ufficio – e indico con il dito, come se il solo pensiero di lui la terrorizzasse. – Ce l'abbiamo quasi fatta… quasi fatta. – Aveva le pupille dilatate dalla paura.
– Vi dispiacerebbe dirmi che cosa… – comincio Arcadia timidamente.
Callia la interruppe con un gesto frenetico. – No, bambina, no.
Non c e tempo.
Spogliati.
Per favore, fa, in fretta.
Ti daro altri vestiti.
Si precipito verso l'armadio, gettando i vestiti per terra, nell'affannosa ricerca di qualche abito che la ragazza avrebbe potuto indossare senza dare troppo nell'occhio.
– Ecco qui questo andra bene.
Hai denaro? Ecco qui prendi. – Si tolse gli orecchini e gli anelli. – Parti subito… ritorna alla Fondazione.
– Ma Homir… mio zio – protesto Arcadia mentre l'altra l'aiutava a rivestirsi.
– Lui non potra partire.
Puccino lo costringera a rimanere qui, ma tu, cara, devi fuggire.
Non capisci? – No – rispose Arcadia voltandosi improvvisamente. – Non capisco.
Callia le prese le mani stringendogliele. – Devi tornare per avvisare la tua gente che ci sara la guerra.
Hai capito? – Il terrore sembrava aver dato un po di coerenza ai suoi pensieri facendole pronunciare parole che prima non avrebbe mai nemmeno immaginato. – Ora vieni! Uscirono da un'altra porta, passando davanti ad alcuni ufficiali di guardia che le guardarono ma non tentarono di fermare la donna che solo il Primo Cittadino poteva ordinare di fermare.
Le guardie sbatterono i tacchi e salutarono militarmente.
Arcadia respirava solo a tratti, il palazzo sembrava non finire mai, eppure da quando era stata portata via dall'anticamera del Primo Cittadino a quando furono fuori dal cancello, erano passati solo venti minuti.
Si volto indietro commossa. – Non… non so perche avete fatto questo per me, mia signora, ma grazie… grazie di cuore.
Che succedera allo zio Homir? – Non lo so – rispose Callia, – ma adesso vai.
Vai subito allo spazioporto.
Non ti fermare per nessuna ragione.
Puo darsi che lui ti stia gia cercando.
Arcadia esitava.
Non se la sentiva di abbandonare Homir, e ora che si trovava all'aria aperta s'era fatta sospettosa. – Ma che vi importa se lui mi cerca? Callia abbasso la testa e mormoro. – Non posso spiegare certe cose a una bambina come te.
Non sta bene.
Ebbene, tu crescerai e io… io ho incontrato Puccino che avevo sedici anni.
Non posso permettere che tu vada in giro per la casa, capisci? – I suoi occhi la fissavano ostili.
Arcadia comprese e la guardo sorpresa e terrorizzata.
Mormoro: – Che cosa fara quando lo sapra? Callia ebbe un brivido. – Non so. – E l'accarezzo mentre la ragazza si girava per meta verso l'uscita del palazzo del Signore di Kalgan.
Per un secondo che parve eterno, Arcadia non si mosse, perche all'ultimo momento, prima che Callia se ne andasse, Arcadia aveva visto qualcosa.
Quegli occhi impauriti s'erano illuminati per un istante di una luce divertita.
Aveva visto quegli occhi solo per un secondo ma Arcadia non ebbe dubbi su cio che aveva intuito.
Ora correva, correva disperatamente, alla ricerca di una cabina pubblica libera dove avrebbe potuto, premendo un bottone, chiamare un taxi.
Non stava fuggendo da Stettin, non da lui o dagli impedimenti materiali che avrebbe potuto crearle.
Fuggiva da una fragile donna che l'aveva aiutata a scappare.
Da una creatura che l'aveva colmata di denaro e di gioielli; che aveva rischiato la propria vita per salvarla.
Fuggiva un'entita che aveva riconosciuto con certezza come una donna della Seconda Fondazione.
Un taxi si fermo davanti alla cabina.
Il vento agito i riccioli che spuntavano dal cappuccio che le aveva dato Callia.
– Dove andiamo, signorina? Si sforzo di mantenere un tono di voce basso che non tradisse la sua voce da bambina. – Quanti spazioporti ci sono in citta? – Due.
In quale volete andare? – Qual e il piu vicino? Il tassista la guardo sorpreso. – Kalgan Centrale, signorina.
– Portatemi all'altro, per favore.
Ho abbastanza soldi. – Aveva in mano un biglietto da venti kalganidi.
Il tassista guardo il biglietto soddisfatto.
– Agli ordini, signorina.
Il servizio taxi del cielo vi porta ovunque.
Arcadia appoggio la guancia al finestrino.
Le luci della citta si muovevano lentamente sotto di lei.
Che cosa avrebbe fatto ora? In quel momento senti d'essere una stupida bambina, lontana dal padre e impaurita.
I suoi occhi erano pieni di pianto, e la gola le faceva male nello sforzo di trattenere le lacrime.
Non aveva paura che Stettin la raggiungesse, Callia avrebbe fatto in modo che non ci riuscisse.
Callia! Vecchia, grassa, stupida, ma che riusciva a controllare il suo padrone.
Adesso tutto le appariva chiaro.
Il te con Callia, quando lei aveva creduto di essere cosi furba, quanto sei furba, Arcadia! Cominciava a odiarsi.
Quel te era una manovra, e anche Stettin era stato giocato in modo da permettere a Homir di visitare il palazzo.
Era stata Callia, la povera sciocca, che aveva preparato tutto in modo che la piccola Arcadia fornisse la scusa senza sollevare sospetto nelle menti delle vittime, senza che lei dovesse minimamente apparire.
Ma perche l'aveva liberata? Homir era ancora prigioniero…
A meno che…
A meno che avessero deciso di mandarla sulla Fondazione per fungere da trappola, nella quale sarebbero cascati tutti…
Non poteva tornare alla Fondazione.
– Siamo arrivati, signorina – Il taxi s'era fermato.
Strano! Non se ne era nemmeno accorta.
– Grazie – disse.
Gli porse il biglietto senza guardare l'uomo in faccia, spalanco la porta, e si mise a correre senza guardarsi indietro.
Luci.
Uomini e donne indifferenti.
Enormi tabelloni, su cui in continuazione apparivano e sparivano nomi di navi in arrivo e in partenza.
Dove stava andando? Non importava.
L'unica cosa che sapeva con certezza era che non sarebbe potuta tornare alla Fondazione! Qualunque altro luogo sarebbe andato bene.
Fortunatamente era riuscita a rendersi conto di cosa stava succedendo.
Era bastato quel prezioso secondo, quando aveva visto Callia mutare atteggiamento, in cui aveva visto quell'espressione divertita negli occhi della donna.
Poi Arcadia venne turbata da un altro pensiero, che aveva cercato di ricacciare nel suo subconscio fin da quando era salita sul taxi, e che aveva ucciso per sempre in lei la ragazzina di quattordici anni.
Sapeva che doveva fuggire.
Questo soprattutto.
Anche se avessero localizzato tutti i cospiratori sulla Fondazione, anche se avessero catturato suo padre, non osava, non poteva avvertirli.
Non poteva rischiare la propria vita, nemmeno per Terminus.
Ora era la persona piu importante della Galassia.
Era la sola persona importante della Galassia.
Ragionava in questo modo in piedi di fronte alla macchina che distribuiva i biglietti.
Non aveva ancora deciso dove andare.
In tutta la Galassia, lei, e lei sola, sapeva dove si nascondeva la Seconda Fondazione.
Trantor…
A meta del cosiddetto Interregno, Trantor era l'ombra di un pianeta.
Tra le sue rovine colossali viveva una piccola comunita d'agricoltori…
Non c'e niente di paragonabile allo spazioporto della capitale di un popoloso pianeta.
Enormi macchine ferme alle rispettive rampe di lancio.
Gigantesche forme d'acciaio che s'abbassano dolcemente, altre che si sollevano come se avessero perso improvvisamente il proprio peso.
E tutto questo in un silenzio quasi assoluto.
La forza propulsiva e data da una sorgente di nuclei deviati in una direzione definita.
Il novantacinque per cento dell'area dello spazioporto e occupato da, questi mostri di metallo.
Migliaia di chilometri quadrati sono riservati ai calcolatori e agli uomini addetti ai servizi.
Solo il cinque per cento della superficie e adibita alla marea di umanita che dallo spazioporto si imbarca per tutte le destinazioni della Galassia.
E poco probabile che qualcuna delle migliaia di persone anonime che popolano gli spazioporti si sia mai fermata a considerare le difficolta tecniche che richiede il loro funzionamento.
Forse qualcuno avra pensato ai milioni di tonnellate d'acciaio che affondano dolcemente nelle apposite rampe e che in lontananza sembrano piccoli siluri metallici.
Uno di questi ciclopici cilindri potrebbe, in teoria, perdere il contatto con il raggio di guida, andare a sfracellarsi a mezzo miglio di distanza e sfondare il tetto di glassite di quell'immensa sala d'aspetto.
In quel caso solo una leggera nuvola di vapori organici e di polvere di fosfati indicherebbe che migliaia di persone hanno cessato di vivere.
Tuttavia, non sarebbe mai potuto succedere, dati i mille dispositivi di sicurezza in funzione, e solo un nevrotico avrebbe potuto considerare una cosa del genere per piu di un istante.
La folla si muoveva, ondeggiava, si allineava ordinatamente.
Ognuno aveva una meta precisa.
In questa massa di facce anonime, Arcadia si sentiva perduta.
Non aveva una meta, era piena di terrore.
Tra le migliaia di persone che la urtavano o la sfioravano forse c'era qualcuno della Seconda Fondazione.
Qualcuno che in un attimo avrebbe potuto annientarla perche lei sapeva qualcosa che non era dato a nessuno di conoscere: il nascondiglio della Seconda Fondazione.
Poi una voce la fece sussultare mentre il cuore le balzava in petto.
– Sentite, signorina – disse qualcuno irritato, – se non usate la macchina, toglietevi di mezzo.
Solo allora si rese conto di essere in piedi di fronte alla macchina che distribuiva i biglietti.
Bisognava mettere un biglietto di banca di grosso taglio nella fessura apposita, premere il bottone che indicava la destinazione voluta e un biglietto sarebbe uscito insieme al resto che un dispositivo elettronico calcolava rapidamente senza mai commettere un errore.
Era un procedimento molto semplice e l'operazione non richiedeva piu di due minuti.
Arcadia mise un foglio da duecento crediti nella fessura, e cerco il bottone sul quale era scritto Trantor.
Trantor, la capitale morta di un Impero che non esisteva piu, il pianeta sul quale era nata.
Il biglietto non usci, si accese invece un quadrante luminoso sul quale a luce intermittente appariva la cifra 172,18,-172,18-172,18.
Era l'importo mancante.
Introdusse un altro biglietto da duecento crediti.
Spunto immediatamente il biglietto, mentre dall'apposita fessura usciva il resto.
Afferro il biglietto e il resto e fuggi di corsa.
Senti l'uomo dietro di lei che borbottava qualcosa mentre a sua volta infilava i soldi nella macchina.
Continuo a correre senza voltarsi indietro.
Non sapeva dove fuggire.
Tutti le sembravano dei nemici.
Senza rendersene conto guardava un'insegna gigantesca che indicava le piattaforme di partenza: Steffani, Anacreon, Fermus…
Indicava persino Terminus, voleva correre in quella direzione ma non osava…
Per pochi crediti avrebbe potuto acquistare un avviso automatico che, regolato per la destinazione voluta, l'avrebbe avvertita quindici minuti prima della partenza.
Dispositivi del genere servono a persone che sappiano dove andare e che non siano in pericolo.
Arcadia, nel tentativo di guardare simultaneamente in due direzioni, piombo addosso a un viaggiatore.
Senti che l'altro rimaneva senza fiato e l'afferrava per un braccio.
Si dibatte disperatamente cercando di protestare ma la voce non le usciva dalla gola.
L'uomo che la teneva per il braccio la tiro su e aspetto.
Lentamente lei sollevo la testa e guardo l'estraneo in faccia.
L'uomo era basso e grassoccio.
Aveva i capelli folti e bianchi, spazzolati all'indietro con cura che sembravano in contrasto con la faccia rotonda e rossa che tradiva le sue origini contadine.
– Che succede? – le chiese con curiosita sincera. – Sembri spaventata.
– Scusatemi – balbetto Arcadia. – Devo andare.
Scusatemi.
Ma lui non l'ascolto: – Attenta, ragazzina.
Hai perso il biglietto. – Lo raccolse e lo esamino sorridendo compiaciuto.
– Lo immaginavo – disse.
Una donna, anche lei rotonda e rubizza, s'avvicino ai due.
Si passo un dito sulla fronte nel tentativo di mettere in ordine un ciuffo di capelli grigi che spuntavano dal suo cappuccio fuori moda.
– Papa – lo rimprovero – perche urli a questo modo? La gente ti guarda come se fossi impazzito.
Pensi di stare ancora alla fattoria? Poi sorrise ad Arcadia e aggiunse: – Ha dei modi da orso. – Poi alzando di nuovo il tono della voce: – Papa, lascia stare il braccio della ragazzina.
Che cosa stai facendo? Ma lui le mostro il biglietto. – Guarda – disse – anche lei va su Trantor.
La faccia dell'anziana signora si illumino di contentezza. – Sei di Trantor? Papa, lasciale il braccio. – Poso la valigia stracarica e con un gesto gentile ma fermo vi fece sedere sopra Arcadia. – Siediti – le disse – e riposati un poco.
L'astronave non parte che fra un'ora e le panchine sono piene di gente addormentata.
Vieni da Trantor? Arcadia tiro un sospiro e cedette. – Sono nata laggiu.
La signora batte le mani contenta. – E' un mese che siamo qui e finora non abbiamo incontrato nessuno di Trantor.
Sono contenta.
E i tuoi genitori… – si guardo in giro.
– Non sono con i miei genitori – disse Arcadia prudentemente.
– Tutta sola? Una ragazzina come te? – La signora era indecisa tra l'indignazione e la simpatia. – E come puo essere? – Mamma – disse Papa tirandola per la manica – fammi parlare.
C'e qualcosa che non va.
Pare che sia spaventata. – Voleva parlare sottovoce ma Arcadia senti ugualmente. – Stava scappando, l'ho osservata, e non guardava dove andava.
Prima che mi potessi spostare, mi e piombata addosso.
E sai che ti dico? Penso che sia nei guai.
– Chiudi il becco, Papa.
E difficile non andare ad urtare contro uno stomaco come il tuo. – Si sedette accanto ad Arcadia sulla valigia che gemette sotto il peso.
Poi le mise un braccio intorno alle spalle. – Carina, c'e qualcuno che t'insegue? Non aver paura a dirmelo, ti aiutero.
Arcadia guardo i capelli grigi della donna e le sue labbra tremarono.
Una parte del suo cervello le suggeriva che questa era gente di Trantor con i quali avrebbe potuto fare il viaggio e che l'avrebbero aiutata e tenuta con loro fino a quando non fosse riuscita a trovare una soluzione.
Un'altra parte del suo cervello, in modo incoerente, le diceva che non ricordava sua madre che aveva una paura tremenda di combattere l'universo da sola, che voleva solamente rifugiarsi fra due braccia amorose, che se sua madre fosse stata ancora in vita, forse… forse…
E per la prima volta, scoppio in un pianto dirotto: piangeva come una bambina, e ne era contenta; si abbracciava stretta al vestito della donna bagnandolo di lacrime, mentre una mano gentile le accarezzava i capelli.
Papa guardava le due donne perplesso, cercando disperatamente un fazzoletto.
Mamma gli prese il fazzoletto di tasca e con un dito sulle labbra gli impose il silenzio.
La folla passava accanto alla bambina piangente con l'indifferenza propria delle folle anonime.
Era proprio come se fossero soli.
Finalmente i singhiozzi cessarono e Arcadia sorrise debolmente mentre si asciugava gli occhi rossi con il fazzoletto imprestatole. – Scusatemi mormoro.
– Sss.
Non parlare – disse Mamma. – Stai qui seduta e riposati.
Prendi fiato.
Poi ci dirai quello che ti e successo, e cercheremo di aiutanti.
Vedrai che tutto andra bene.
Arcadia cerco di riordinare le idee.
Non poteva dire a questa gente la verita.
Non poteva dire la verita a nessuno.
Eppure era tanto stanca che non riusciva a inventare bugie.
– Sto meglio adesso.
– Benissimo – disse mamma. – Ora dimmi in che guai ti sei cacciata.
Scommetto che non hai fatto niente di male.
E qualunque cosa abbia fatto ci siamo qui noi ad aiutarti, ma devi dirci la verita.
– Per un amico di Trantor – aggiunse Papa, – faremo di tutto, non e vero mamma? – Chiudi il becco, Papa – replico la donna.
Arcadia frugo nella sua borsa.
Per fortuna non l'aveva persa nella fretta di cambiarsi in camera di Callia.
Trovo quello che cercava e lo consegno alla signora.
– Questi sono i miei documenti – disse.
Era un tagliando lucido e brillante che le era stato consegnato dall'ambasciatore della Fondazione il giorno del suo arrivo e che era stato contrassegnato dall'ufficio stranieri di Kalgan.
Era grande, colorato e imponente.
La signora lo guardo senza capire e lo consegno a Papa che, con aria intenta, comincio a esaminarlo.
– Tu sei della Fondazione? – disse.
– Si, ma sono nata su Trantor.
Vedete, e scritto qui…
– Vedo, vedo.
A me sembra regolare.
Ti chiami Arcadia, eh? E' proprio un buon nome trantoriano.
Ma dov'e tuo zio? Qui e detto che sei accompagnaita da tuo zio Homir Munn.
– E stato arrestato – rispose Arcadia.
– Arrestato? – dissero i due contemporaneamente. – E perche? chiese la signora. – Ha fatto qualche cosa? Lei scosse la testa: – Non lo so.
Eravamo qui in visita.
Lo zio Homir aveva degli affari da sbrigare con Stettin, il Signore di Kalgan, ma…
Non c'era bisogno di fare finta di essere spaventata, lo era sul serio.
Papa era impressionato. – Con Stettin! Ma allora tuo zio dov'essere una persona importante.
– Non so che cosa sia successo, ma Stettin voleva che io rimanessi…
Stava ricordando le ultime parole di Callia, che l'avevano convinta a fuggire.
Se la storia era stata convincente una volta, poteva esserlo anche la seconda.
S'interruppe e Mamma disse, interessata: – E perche proprio te? – Non sono sicura.
Voleva… voleva cenare con me da solo, ma io gli ho detto che volevo che venisse anche lo zio Homir.
Mi guardava in modo strano e mi teneva per le spalle.
Papa spalanco la bocca, ma Mamma non seppe trattenere la sua indignazione. – Quanti anni hai Arcadia? – Quasi quattordici e mezzo.
La signora tiro un sospiro e disse: – Certa gente non la si dovrebbe lasciar campare.
I cani della strada sono meglio di loro.
E cosi sei scappata da lui, e vero? Arcadia anni.
Mamma si rivolse a Papa: – Vai, corri all'ufficio informazioni e vedi esattamente quando parte la prossima nave per Trantor.
Sbrigati! Ma Papa fece un passo, poi si fermo.
Un altoparlante stava trasmettendo qualcosa con voce metallica e centinaia di occhi erano rivolti verso l'alto.
Uomini e donne disse la voce.
Lo spazioporto e circondato e verra ispezionato alla ricerca di un delinquente pericoloso.
Nessuno potra uscire o entrare.
Il controllo verra effettuato nel piu breve tempo possibile; nel frattempo nessuna astronave e autorizzata a partire.
Tra pochi istanti calera la rete.
Nessuno si muova prima che la rete si sollevi, altrimenti saremo costretti a servirci delle fruste neuroniche.
Durante tutta la durata del discorso Arcadia rimase immobile, incapace di reagire.
Si riferivano certamente a lei.
Non ne dubitava affatto.
Ma perche…
Callia aveva preparato la sua fuga.
E Callia era una donna della Seconda Fondazione.
Perche la stavano cercando? Il piano di Callia era forse fallito? Come poteva fallire Callia? O forse tutto questo faceva parte di un piano? Per un istante ebbe voglia di alzarsi, andarsi a consegnare, farla finita…
Ma Mamma l'aveva gia presa per un braccio. – Presto! Presto! Andiamo a nasconderci nel gabinetto prima che comincino.
Arcadia non riusciva a capire.
La segui ciecamente.
Attraversarono in fretta la folla, immobile e compatta, mentre la voce continuava a rimbombare.
La rete stava calando, e Papa la guardava chiudersi a bocca spalancata.
Ne aveva sentito parlare, ma non l'aveva mai vista in funzione.
Luccicava nell'aria, sembrava semplicemente un insieme di raggi luminosi che si incrociassero.
Era progettata in modo che scendesse lentamente come un'enorme griglia.
Era giunta al livello del petto di Papa e lo circondava in un quadrato di cinque metri di lato.
Entro quello spazio di venticinque metri quadrati, il vecchio signore si trovava solo, mentre i quadrati intorno a lui erano pieni di gente.
Sentiva di attirare di piu l'attenzione cosi isolato com'era, ma sapeva che se avesse tentato di spostarsi per entrare in un quadrato dove s'accalcava piu gente, avrebbe dovuto traversare una delle linee luminose, facendo scattare l'allarme e venendo immediatamente colpito dalla frusta neuronica.
Rimase immobile in attesa.
Al di sopra delle teste della gente che lo circondava vedeva la schiera di poliziotti che avanzava lentamente, ispezionando quadrato per quadrato.
Passo un bel po di tempo prima che un uomo in uniforme entrasse nel suo quadrato e annotasse diligentemente le sue coordinate su un taccuino.
– Documenti! Consegno le sue carte, e l'altro le esamino velocemente.
– Vi chiamate Preem Palver, nativo di Trantor, su Kalgan da un mese, state tornando a Trantor.
Rispondete si o no.
– si, si.
– Per quali ragioni vi trovate su Kalgan? – Sono rappresentante commerciale di una cooperativa di fattorie.
Sono venuto a trattare scambi agricoli con il Dipartimento dell'Agricoltura di Kalgan.
– Vostra moglie i venuta con voi? Dov'e adesso? E' scritto qui sui documenti.
– Vi prego, mia moglie si trova in… – e indico con il dito.
– Hanto – urlo il poliziotto.
Un altro uomo in uniforme lo raggiunse.
Il primo disse in tono seccato: – Un'altra signora al gabinetto, per la Galassia.
Dev'essere pieno di signore quel posto.
Scrivi il nome.
– Nessuno con lei? – Mia nipote.
Non e segnata nei vostri documenti.
– E venuta sola.
– Dov'e? Per carita, non fa nulla, lo so gia.
Scrivi anche questo nome, Hanto.
Come si chiama? Scrivi Arcadia Palver.
Rimanete qui, Palver.
Penseremo noi alle donne prima di andarcene.
Preem aspetto a lungo.
Infine vide Mamma che marciava verso di lui tenendo Arcadia stretta per mano, con due poliziotti alle calcagna.
Entrarono nel quadrato di Papa, e uno di loro gli chiese: – Questa donna che fa tanto chiasso e vostra moglie? – Si, signore – rispose Papa in tono conciliante.
– Allora e meglio che v'avverta che rischia di cacciarsi nei guai se continua a parlare a quel modo con la polizia del Primo Cittadino. – Si drizzo sulla schiena seccato. – Questa e vostra nipote? – Si, signore.
– Voglio le sue carte.
Mamma guardo in faccia Papa e scosse decisamente la testa in segno di diniego.
Dopo una breve pausa, Papa sorrise debolmente. – Non credo di potervi obbedire.
– Che cosa significa? – Il poliziotto tese la mano. – Consegnatemele immediatamente.
– Godo dell'immunita diplomatica – disse Papa sottovoce.
– Come? – Ve l'ho gia detto che sono un rappresentante di una cooperativa, accreditato presso il governo di Kalgan come rappresentante ufficiale straniero e i miei documenti lo provano.
Ve li ho mostrati e ora non voglio piu essere disturbato.
Per un momento il poliziotto parve preso alla sprovvista: – Ma io devo vedere i documenti della ragazza.
Ho un ordine.
– Vai via – s'intromise improvvisamente Mamma rivolgendosi a Papa. – Quando avremo bisogno di te ti mandiamo a chiamare! Il poliziotto strinse i denti: – Tienili d'occhio, Hanto.
Vado a chiamare il tenente.
– Che tu possa romperti una gamba! – gli urlo Mamma.
Qualcuno scoppio a ridere ma si trattenne immediatamente.
Il controllo volgeva alla fine.
La folla cominciava a dar segni di nervosismo.
Oramai erano passati quarantacinque minuti da quando la rete s'era abbassata, ed era tempo che la risollevassero.
Il tenente Dirige avanzo tra la folla ostile.
– E' questa la ragazzina? – chiese.
L'osservo attentamente; evidentemente corrispondeva alla descrizione.
– I vostri documenti, per favore – intimo.
Papa rispose: – Ho gia spiegato…
– So bene che cosa avete detto e me ne dispiace – disse il tenente, ma io ho i miei ordini, e non posso farci nulla.
E se sara necessario, saro costretto a usare la forza.
Ci fu una pausa, e il tenente aspetto pazientemente.
Poi Papa disse: – Arcadia, dammi i tuoi documenti.
Arcadia scosse la testa presa dal panico, ma Papa la incoraggio. – Non aver paura.
Dalli a me.
Lei, tremante, prese le carte e gliele consegno.
Papa le apri, le esamino per la seconda volta e dopo le passo al tenente che a sua volta le esamino accuratamente.
Questi alzo gli occhi per osservare Arcadia, quindi restitui le carte rapidamente.
– Tutto a posto – disse. – Andiamo, ragazzi.
Se ne ando e, due minuti dopo, la rete si sollevo mentre l'altoparlante avvertiva che tutto ritornava alla normalita.
La folla mando un sospiro di sollievo e riprese a circolare.
Arcadia disse: – Ma come… come…
Papa le fece segno di stare zitta. – Non dire una parola.
Andiamo sulla nave.
Fra poco saremo nello spazio.
Salirono sull'astronave.
Avevano un appartamentino riservato per loro tre e una tavola separata nella sala da pranzo.
Oramai due anni-luce li separavano da Kalgan e Arcadia finalmente oso riprendere l'argomento.
Disse: – Ma cercavano me, signor Palver, e certamente avevano la mia descrizione con tutti i dettagli.
Perche mi hanno lasciata andare? Papa sorrise guardando la fetta d'arrosto sul suo piatto. – Sai, bambina mia, e stato facile.
Quando si ha che fare con compratori e agenti di ogni sorta, si imparano tanti trucchetti.
E sono piu di vent'anni che lavoro in questo campo.
Vedi, bambina, quando il tenente ha aperto i tuoi documenti, in mezzo alle pagine ha trovato un biglietto da cinquecento crediti, minutamente piegato.
Semplice, non trovi? – Vi restituiro quei soldi…
Davvero… ho tanti soldi con me, potete credermi.
– Lascia stare – disse Papa sorridendo imbarazzato. – Per una compaesana…
Arcadia rinuncio. – Ma se avessero preso i soldi e mi avessero arrestata ugualmente? Potevano accusarmi di aver tentato di corromperli.
– Rinunciando in tal modo ai cinquecento crediti? No, conosco certa gente meglio di te, ragazza mia.
Ma Arcadia sapeva che lui non conosceva «quegli» uomini.
Non quelli che intendeva lei.
Nel suo letto, quella sera, ripenso all'accaduto e seppe che nessun genere di corruzione avrebbe potuto impedire al tenente di polizia di arrestarla a meno che tutto non facesse parte di un piano.
Non avevano intenzione di arrestarla, eppure avevano fatto di tutto come se avessero voluto portarla con loro.
Perche? Per essere sicuri che sarebbe partita? E partita per Trantor? Forse anche i due bravi contadini dal cuore generoso facevano parte del complotto? Certamente ne facevano parte! O forse no? Era tutto inutile.
Come avrebbe potuto combatterli? Qualunque cosa avesse cercato di fare avrebbe fatto solamente quello che quegli onnipotenti la costringevano a fare.
Eppure doveva essere piu furba di loro.
Doveva! Doveva riuscirci! Doveva!
Per una o piu ragioni ignote alla gente della Galassia, al tempo di cui parliamo, il Tempo Standard Intergalattico aveva stabilito come unita di tempo il secondo, in quanto tempo impiegato dalla luce a percorrere 299.776 chilometri.
Fu deciso arbitrariamente che 86.400 secondi formassero un Giorno Intergalattico Standard, e che 365 di questi giorni costituissero un Anno Intergalattico Standard.
Perche 299.776?… o 84.400? o 365? Per tradizione, dicono gli storici.
Per particolari e misteriose relazioni numeriche, dicono i misticisti, i numeralogisti, i metafisici.
Perche il pianeta originario dell'umanita, dicono alcuni, aveva un certo periodo di rotazione e rivoluzione da cui potrebbero essere derivate tali relazioni.
Nessuno lo sa con certezza.
Quando l'incrociatore della Fondazione Hober Mallow incontro lo squadrone kalganiano guidato dall'indomita e rifiuto di accogliere a bordo una pattuglia per un'ispezione, e venne di conseguenza distrutto, era il 185 dell'11.692 E.G., cioe il centottantacinquesimo giorno dell'anno 11.692 dell'Era Galattica che iniziava dall'ascesa al trono del Primo Imperatore della dinastia dei Kamble.
Era anche il 185 del 419 D.S., data dell'anno di nascita di Seldon o il 185 del 348 E.F., data di nascita della Fondazione.
Su Kalgan era il 185 del 56 P.C., data dell'inizio del regno del Primo Cittadino, ovvero il Mulo.
In ognuno dei casi, per convenienza, era stabilito che l'anno fosse composto dall'identico numero di giorni, senza contare il vero e proprio giorno d'inizio dell'era.
Per giunta, tutti i milioni di mondi della Galassia possedevano milioni di tempi locali, basati sul movimento degli astri a loro vicini.
Qualunque data si voglia scegliere: il 185 dell' 11.692 o del 419 o del 348 o del 56 o di qualsiasi altro anno, quello fu il giorno in cui ebbe inizio la guerra Stettiniana.
Per il dottor Darell invece questa data aveva ben altro significato.
Era semplicemente il trentaduesimo giorno da quando Arcadia era partita da Terminus.
Nessuno puo sapere quanto era costato al dottor Darell mantenere la calma in quei giorni, ma Elvett Semic credeva di poterlo immaginare.
Era un uomo anziano ed era solito dire che il suo apparato neuronico s'era atrofizzato al punto che ogni suo processo mentale aveva perso elasticita.
Lui accettava quasi con piacere l'universale disistima del suo cervello in decadenza ridendoci per primo.
Ma i suoi occhi vedevano ancora, e la sua mente non aveva perso l'esperienza o la saggezza, anche se aveva perso l'agilita della giovinezza.
Storse le labbra e disse: – Perche non cerchi di fare qualcosa? Quelle parole, per il dottor Darell non significavano altro che un suono fastidioso. – Dov'eravamo rimasti? Semic lo fisso con sguardo severo. – E meglio che tu faccia qualcosa per tua figlia. – Aveva la bocca semiaperta e mostrava una serie di denti ingialliti.
Il dottor Darell rispose freddamente: – Il problema e: possiamo procurarci un risonatore Simes-Molff con un raggio sufficientemente ampio? – Ti ho detto che potrei procurarlo, ma tu non mi stai a sentire…
– Scusami.
Elvett, purtroppo e cosi.
Quello che stiamo preparando adesso e molto piu importante di qualsiasi persona della Galassia, piu importante della salvezza di Arcadia.
Almeno e piu importante per tutti piu che per Arcadia o per me stesso, e io sono disposto a seguire il volere della maggioranza.
Quanto sarebbe grande il risonatore? Semic lo guardo perplesso. – Non so.
Puoi controllare nel catalogo.
– Piu o meno: una tonnellata? Un chilo? Quanto una casa? – Scusa, credevo che volessi le dimensioni esatte.
E' piccolo.
Pressa poco cosi – e indico la punta del pollice.
– Bene, saresti capace di farmene uno di questo tipo? – Fece un rapido schizzo su un foglio di carta e lo porse al vecchio scienziato che guardo il disegno scuotendo la testa.
– Vedi, il cervello comincia ad atrofizzarsi quando si diventa vecchi come me.
Cosa stai preparando? Darell esito.
Al momento desiderava disperatamente avere l'esperienza del vecchio in modo da costruirsi l'apparecchio da solo senza esser costretto a dare spiegazioni.
Ma sapeva di non esserne capace, quindi cedette.
Semic scosse la testa. – Hai bisogno di super-rele.
E' l'unico mezzo per farlo lavorare con una certa rapidita.
E ne avrai bisogno di parecchi anche.
– Ma si possono costruire? – Certo.
– Puoi procurarti i pezzi necessari? Intendo dire senza essere costretto a dare spiegazioni? Te ne servi per il tuo lavoro normale? Semic sorrise. – Non posso chiedere cinquanta super-rele.
Non ne userei tanti in tutta la mia vita.
– Ma ora siamo in stato di emergenza.
Non puoi pensare a un meccanismo innocuo che usi questi super-rele? Abbiamo abbastanza.
– Forse mi verra in mente qualcosa.
– Quali potrebbero essere le dimensioni minime dell'intero apparecchio? – Dunque ci sono super-rele miniaturizzati… fili…
Per la Galassia, ci sono perlomeno un centinaio di circuiti qui! – Lo so.
Che grandezza avra? Semic indico con una mano.
– Troppo grande – disse Darell. – Devo tenerlo attaccato alla mia cintura.
Lentamente appallottolo il foglio di carta con lo schizzo e lo fece cadere nell'inceneritore dove in pochi secondi scomparve con un lieve ronzio.
Disse: – Chi c'e alla porta? Semic si piego sulla scrivania e diede un'occhiata allo schermo lattiginoso posto sopra il pulsante che apriva i comandi della porta.
Disse: C'e quel tuo giovane amico, Anthor.
C'e qualcun altro con lui.
Darell si agito un poco sulla sedia. – Mi raccomando, Semic, non una parola con gli altri, per ora.
E' una cosa molto pericolosa, due vite in pericolo sono sufficienti…
Pelleas Anthor entro come un fulmine nella stanza facendo alzare i fogli sparsi sulla scrivania.
Sembro che Anthor avesse portato con lui il vento che c'era fuori.
– Dottor Darell, dottor Semic, questi e Orum Dirige.
L'uomo che l'accompagnava era alto.
Il naso sottile e la forma allungata della faccia gli davano un aspetto ascetico.
Il dottor Darell gli tese la mano.
Anthor sorrise. – Il tenente di polizia Dirige, di Kalgan – disse in tono significativo.
Il dottor Darell si giro a guardare il giovane con aria sorpresa.
Tenente di polizia di Kalgan – ripete. – E per quale ragione l'hai portato qui? – Perche e stato l'ultimo uomo a vedere tua figlia su Kalgan, vecchio mio.
Darell scatto in piedi e l'espressione di Anthor dapprima soddisfatta divento subito preoccupata.
Lentamente, ma con decisione, lo fece sedere di nuovo.
– Ma che ti succede? – chiese Anthor mettendosi a posto i capelli scompigliati e sedendosi sulla scrivania. – Pensavo di averti portato buone notizie.
Darell si rivolse direttamente al poliziotto. – Che cosa significa che voi siete stato l'ultimo uomo a vedere mia figlia? E' morta mia figlia? Per favore, ditemi tutto senza preliminari. – Era pallido e pieno d'apprensione.
Il tenente Dirige rispose senza cambiare l'espressione indifferente della sua faccia. – La frase era: l'ultimo uomo ad averla vista su Kalgan.
Ora non si trova piu su Kalgan.
E tutto quello che so.
– Un momento – disse Anthor. – Raccontiamo per ordine.
Scusami Darell se mi sono espresso cosi poco chiaramente.
Ma tu sembri cosi privo di sentimenti che a volte ci si dimentica quello che in realta devi sentire.
Prima di tutto il tenente Dirige e uno dei nostri.
E nato su Kalgan, ma suo padre era un uomo della Fondazione trasferito sul pianeta al servizio del Mulo.
Rispondo personalmente della completa lealta del tenente verso la Fondazione.
Mi sono messo in contatto con lui il giorno dopo che Munn ha cessato di inviarci il suo rapporto giornaliero…
– Perche? – l'interruppe Darell seccato. – Eravamo d'accordo di non muoverci qualunque cosa fosse successo.
In questo modo hai messo in pericolo le nostre vite e le loro.
– Perche – rispose l'altro alzando la voce, – sono immischiato nella faccenda da molto piu tempo di te.
Perche ho contatti su Kalgan di cui tu non hai nemmeno sentito parlare.
Perche conosco il gioco molto piu profondamente di te.
Capito? – Tu sei completamente pazzo.
– Mi vuoi ascoltare? Ci fu una pausa, poi Darell annui.
Le labbra di Anthor si schiusero in un mezzo sorriso. – Via, Darell.
Concedimi pochi minuti.
Dirige, racconta tutto per bene.
Dirige parlo senza interromperli. – Per quanto ne so, dottor Darell, vostra figlia si trova su Trantor.
Perlomeno aveva comprato un biglietto per quel pianeta allo spazioporto Est.
Era insieme a un rappresentante di commercio di Trantor, che diceva di essere suo zio.
Vostra figlia, dottore, sembra avere una serie di parenti ovunque.
Era il secondo zio spaziale nell'arco di due settimane.
Il trantoriano ha persino cercato di corrompermi, probabilmente per questo pensano di essere riusciti a fuggire. – E sorrise al pensiero.
– Come sta? – Benissimo m'e parso.
Spaventata.
Ma ne aveva tutte le ragioni.
Tutto il dipartimento di polizia la stava cercando.
Il perche non lo so.
Darell tiro un grosso sospiro.
Sembrava che fosse stato perlomeno dieci minuti senza respirare.
Si rese conto che le mani gli tremavano e cerco di controllarsi. – Allora sta bene.
Chi sarebbe questo rappresentante di commercio? Ditemi qualcosa di lui.
Che parte ha in tutta la faccenda? – Non lo so.
Conoscete Trantor? – Ci sono vissuto, un tempo.
– So solo che ora e un mondo agricolo.
Esporta per la maggior parte mangimi per bestiame, e grano di buona qualita.
L'esportano in tutta la Galassia.
Ci saranno una ventina di cooperative agricole sul pianeta e ognuna ha un rappresentante su altri pianeti.
Gente in gamba quella.
Ho dato i dati di quell'uomo.
Era gia stato su Kalgan prima, sempre accompagnato dalla moglie.
Un uomo onesto e perfettamente a posto.
– Un momento – intervenne Anthor. – Arcadia era nata su Trantor, vero, Darell? Il dottore annui.
– Allora tutto quadra.
Voleva fuggire, presto e lontano, e Trantor le e parso il luogo piu idoneo.
Non pensi anche tu cosi? – E perche non e tornata qui? – chiese Darell.
– Forse si sentiva seguita e ha immaginato in questo modo di far perdere le sue tracce.
Il dottor Darell non se la senti di fare altre domande.
Bene, era sana e salva su Trantor, al sicuro, se non altro come ciascuno di loro era sicuro in quell'orribile Galassia.
S'avvio alla porta.
Senti che Anthor lo toccava lievemente sul braccio e si fermo senza girarsi.
– Ti dispiace se vengo a casa con te? – Sei sempre il benvenuto – rispose automaticamente Darell.
In serata, Darell era di nuovo cupo e poco comunicativo.
Aveva rifiutato di mangiare a cena, e si era chiuso nel laboratorio immerso negli studi complicati della matematica dell'analisi encefalografica.
Era quasi mezzanotte quando entro di nuovo nel soggiorno.
Pelleas Anthor era ancora seduto li e manovrava i comandi del video.
Quando senti i passi dietro di lui si volto a guardarlo.
– Salve.
Non sei ancora andato a letto? Sono ore che sto davanti al video, e non sono riuscito a trovare una stazione che non trasmette il notiziario.
Sembra che l'incrociatore Hober Mallow non sia ancora tornato alla base ne si hanno sue notizie.
– Davvero? Sospettano qualcosa? – Che ne pensi tu? Secondo me si tratta di un attacco dei kalganiani.
Sono state individuate numerose astronavi di Kalgan proprio nel settore dove e scomparso l'Hober Mallow.
Darell alzo le spalle e Anthor si soffrego la fronte dubbioso.
– Senti un po, Darell – disse, – perche non vai a Trantor? – E perche dovrei andarci? – Perche qui non combini niente di buono.
Non sei piu te stesso.
Non puoi farci niente, lo so.
E invece se andassi su Trantor potresti fare qualcosa di utile.
La vecchia libreria imperiale contiene ancora tutti i documenti lasciati da Seldon e…
– No! Ormai la libreria e stata esaminata a fondo e non e servita a nessuno.
– E' stata utile a Ebling Mis, pero.
– Che ne sai tu? Si, e vero che lui aveva detto di aver scoperto dove si trovasse la Seconda Fondazione, e mia madre l'ha ucciso cinque secondi dopo per impedirgli di rivelarlo al Mulo.
Ma cosi, ha anche impedito che si sapesse se effettivamente Mis fosse a conoscenza del nascondiglio esatto.
Dopo tutto, nessuno in seguito e stato capace di ricavare niente dai documenti di Seldon.
– Ebling Mis, se ti ricordi bene, stava lavorando spinto dall'impulso mentale del Mulo.
– Si, lo so, ma la mente di Mis, appunto per quella ragione, si trovava in uno stato anormale.
Ne io ne tu conosciamo le proprieta di una mente, sotto controllo emotivo, e non sappiamo se sia un vantaggio o uno svanraggio.
In ogni modo, non ho alcuna intenzione di andare su Trantor.
Anthor s'acciglio. – Non capisco perche te la debba prendere.
Ho semplicemente pensato che data la… per la Galassia, non ti capisco, Sembri invecchiato di dieci anni.
Senza dubbio stai soffrendo.
Se fossi te, andrei a riprendermi mia figlia.
– E' proprio quello che vorrei fare.
Ed e per questo che non lo faro.
Ascoltami Anthor e cerca di comprendermi.
Tu stai giocando, o meglio stiamo giocando, con qualcosa piu forte di noi.
E se riflettesti, te ne renderesti conto anche tu.
Da cinquant'anni noi sappiamo che gli uomini della Seconda Fondazione sono i veri eredi e discepoli della matematica di Hari Seldon. – Questo significa, e lo sai anche tu, che non esiste avvenimento della Galassia che non venga previsto da loro.
Per noi, la vita e una serie di avvenimenti casuali da risolvere improvvisando.
Per loro, invece, la vita e una serie di fatti ben circoscritti da prevedere matematicamente.
Ho intenzione quindi di condurre la mia vita con una serie di reazioni imprevedibili per loro.
Rimarro qui malgrado desideri disperatamente d'andarmene.
Proprio perche il mio impulso istintivo mi suggerisce di partire.
Il giovane sorrise con aria di condiscendenza. – Tu non conosci la tua mente bene come la conoscono «loro».
Immagina per un momento che loro, conoscendoti, contino proprio su questa tua reazione imprevedibile, sapendo fin da prima la tua linea di ragionamento.
– In questo caso, non c'e via di scampo.
Poiche se seguo il mio istinto e vado su Trantor, forse loro hanno gia previsto anche questo.
E' un circolo vizioso.
E non importa quanto mi possa scervellare, ho sempre due sole possibilita: partire o restare.
Tuttavia, il fatto che abbiano fatto in modo che mia figlia andasse a finire su Trantor, non puo certo significare che vogliono farmi rimanere qui, visto che sarei rimasto certamente qui se mia figlia fosse tornata a casa.
Secondo me vogliono semplicemente che me ne vada, e per questa ragione io rimarro.
Pero non dimentichiamoci, Anthor, che non tutti gli avvenimenti sono guidati dalla Seconda Fondazione, non tutto quello che succede e una conseguenza della loro azione.
Forse loro non hanno affatto manovrato in modo che mia figlia si recasse su Trantor, forse lei laggiu si salvera, mentre tutti noi rimasti qui moriremo.
– Eh no! – ribatte Anthor alzando la voce. – Adesso sei fuori strada.
– Mi sai dare un'altra spiegazione? – Si, se mi vorrai ascoltare.
– Avanti, parla pure.
Non mi manca certo la pazienza.
– Allora, dimmi un po: conosci molto bene tua figlia? – Come e possibile conoscere profondamente un altro individuo? Ovviamente la mia conoscenza e parziale e imperfetta.
– Bene, da questo punto di vista anche la mia e una conoscenza imperfetta.
Tuttavia come estraneo sono in grado di osservarla piu obiettivamente.
In primo luogo tua figlia e una inguaribile romantica.
Come figlia unica di un accademico chiuso in una torre d'avorio, e cresciuta in un mondo fantastico alimentato dal video e dalle letture di libri d'avventura.
S'e costruita, ora, un mondo irreale e pieno di intrighi e spionaggi.
Secondo punto: tua figlia e una ragazzina intelligente, abbastanza da essere stata capace d'ingannarci.
Ha fatto in modo di riuscire ad ascoltare la nostra riunione senza che noi lo sospettassimo.
E stata capace di andare su Kalgan con Munn senza che noi potessimo impedirglielo.
Terzo punto: lei vive in adorazione continua di sua nonna, tua madre, che e riuscita a sconfiggere il Mulo.
Fin qui, non puoi contraddirmi, non ti pare? Bene, continuiamo.
Ora, io, al contrario di te, ho ricevuto un rapporto completo del tenente Dirige e, oltre a cio, le mie fonti di informazione su Kalgan sono piuttosto complete e controllate.
Sappiamo, per esempio, che il Signore di Kalgan, in un'udienza privata concessa a Munn, gli aveva rifiutato, in un primo tempo, di fargli visitare il palazzo del Mulo, e che questo rifiuto fu in seguito ritirato subito dopo che Arcadia ebbe parlato con Callia, una cara amica del Primo Cittadino.
Darell lo interruppe: – Come fai ad avere tutte queste informazioni? – Prima di tutto Munn e stato interrogato da Dirige non appena sono iniziate le ricerche per ritrovare Arcadia.
Naturalmente sono in possesso del verbale completo dell'interrogatorio con tutte le domande e risposte.
– Analizziamo anche la figura di Callia.
Corre voce che l'interesse di Stettin nei suoi riguardi stia scemando, ma questa voce non e provata dai fatti.
Lei non e stata ancora sostituita, e non solo e stata capace di riuscire a far cambiare idea al Primo Cittadino permettendo di conseguenza a Munn di visitare il Palazzo del Mulo ma e stata capace anche di aiutare apertamente Arcadia a fuggire.
Piu di una dozzina di guardie di palazzo hanno infatti testimoniato di averle viste uscire insieme la sera della fuga.
Eppure e rimasta impunita.
Questo malgrado Arcadia sia stata ricercata dovunque con apparente diligenza.
– Ma che cosa intendi concludere con questo torrente di supposizioni? – Che la fuga di Arcadia e stata progettata.
– Tutto qui? Io avrei detto la stessa cosa.
– Ma non e tutto.
Arcadia si dov'essere accorta che la sua fuga era stata preparata e, in quanto bambina con tante fantasie per la testa, ha seguito il tuo stesso tipo di ragionamento.
Vogliono che io ritorni sulla Fondazione? e io andro su Trantor.
Ma perche Trantor? – Gia perche? – Perche Bayta, la nonna idolatrata, si rifugio su quel pianeta durante la sua fuga.
Consciamente o inconsciamente, Arcadia l'ha imitata.
Chissa se Arcadia stava fuggendo lo stesso nemico? – Il Mulo? – disse Darell con sottile sarcasmo.
– Non diciamo sciocchezze.
Per nemico, intendevo una mente che lei non poteva combattere.
Stava fuggendo dalla Seconda Fondazione, o meglio dall'influenza che puo esserci su Kalgan.
– Ma di che influenza stai parlando? – Credi che Kalgan sia immune dalla minaccia della Seconda Fondazione? Tutt'e due siamo arrivati alla conclusione che la fuga di Arcadia era stata preparata.
Giusto? E' stata cercata e trovata, ma le e stato permesso deliberatamente di fuggire.
Ed e stato Dirige a permettere la sua fuga, capito? Ma come e potuto succedere? Perche lui era un nostro uomo.
Ma come lo potevamo sapere? Contavamo sul fatto che lui fosse un traditore? Dimmi tu, Darell.
– Vuoi farmi capire che loro avevano tutte le intenzioni di ricatturarla.
Francamente, Anthor, mi sto stancando.
Finisci quello che vuoi dire, perche voglio andarmene a letto.
– E' presto detto. – Anthor si frugo nelle tasche e ne tolse una serie di pellicole.
Rappresentavano uno schema encefalografico. – Queste sono le onde cerebrali di Dirige – disse Anthor, – registrate subito dopo il suo ritorno.
Il dottor Darell le esamino rapidamente e impallidi. – E' un condizionato! – Esattamente.
Ha permesso che Arcadia scappasse, non perche era un nostro uomo ma perche e un uomo della Seconda Fondazione.
– Anche dopo aver saputo che Arcadia andava su Trantor invece che su Terminus.
Anthor scrollo le spalle. – Era stato condizionato in modo da permetterle di fuggire.
Lui e stato semplicemente uno strumento.
Arcadia ha scelto la via piu improbabile, e di conseguenza ora si trova al sicuro.
Al sicuro perlomeno fino a quando la Seconda Fondazione non considerera questa nuova svolta negli eventi e decidera di agire di conseguenza…
Si interruppe.
La spia luminosa del video lanciava segnali intermittenti.
Poiche era un circuito indipendente, la spia significava la presenza di una notizia di emergenza.
Anche Darell se ne accorse e con un gesto meccanico accese il televisore.
Riuscirono ad ascoltare solo poche frasi finali ma prima che la trasmissione si chiudesse appresero che l'Hober Mallow, o meglio i rottami dell'incrociatore, erano stati trovati, e che per la prima volta in circa cinquant'anni la Fondazione era di nuovo in guerra.
Anthor strinse i denti. – D'accordo, dottore, hai sentito anche tu.
Kalgan ha attaccato, e Kalgan e sotto controllo della Seconda Fondazione.
Adesso ti deciderai ad andare su Trantor? – No, rischiero, ma rimarro qui.
– Darell, non sei intelligente quanto tua figlia.
Mi viene il dubbio che non ci si possa fidare di te. – Fisso lo sguardo su Darell per un momento, poi si volto e usci senza dire una parola.
E Darell rimase solo, incerto e sull'orlo della disperazione.
Dal televisore veniva una voce concitata che descriveva la prima ora di guerra tra Kalgan e la Fondazione.
Il sindaco della Fondazione si passo una mano sulla corona di capelli che gli incorniciava il cranio.
Sospiro. – Gli anni che abbiamo sprecato, le occasioni che abbiamo buttato via, sono troppi.
Non voglio recriminare, dottor Darell, ma noi meritiamo la sconfitta.
Darell rispose con calma: – Non vedo perche dovremmo essere sfiduciati a questo modo.
– Sfiduciati? Per la Galassia, dottor Darell, su che cosa potremmo basare il nostro ottimismo? Venite qui…
Spinse quasi il dottor Darell verso la scrivania.
Premette un pulsante e sul ripiano apparve uno schermo tridimensionale che riproduceva un modello accurato della Galassia.
– In giallo – disse il sindaco eccitato, – abbiamo le regioni dello spazio controllate dalla Fondazione, in rosso quelle sotto il domino di Kalgan.
Darell vide una sfera rossa situata vicino a una sottile striscia gialla che la circondava da tutti i lati tranne che nella direzione volta verso il centro della Galassia.
– La galattografia – disse il sindaco, – e il nostro nemico piu temibile.
I nostri ammiragli non nascondono che la nostra posizione e strategicamente tra le piu precarie.
Osservate bene.
Il nemico possiede linee interne di comunicazione.
E concentrato e puo attaccarci in forze da tutti i lati.
E puo difendersi sottraendo forze minime all'attacco.
Siamo troppo sparpagliati.
La distanza media tra i sistemi abitati all'interno della Fondazione e quasi tre volte piu grande di quella all'interno di Kalgan.
Per andare, per esempio, da Santanni a Locris, noi dobbiamo viaggiare per duemilacinquecento parsec, mentre loro devono viaggiare per soli ottocento parsec, sempre ben inteso, che rimaniamo nei nostri rispettivi territori…
– Capisco benissimo tutto questo, signore – disse Darell.
– E secondo voi questo non significa che corriamo il rischio di essere sconfitti? – In una guerra vi sono ben altre cose che contano oltre la distanza.
Io dico che non possiamo perdere.
E' praticamente impossibile.
– Che cosa ve lo fa dire? – Una mia interpretazione personale del Piano Seldon.
– Capisco – disse il sindaco allacciando le mani dietro la nuca. – E cosi, anche voi contate sul mistico aiuto della Seconda Fondazione.
– No.
Conto semplicemente sull'aiuto dell'inevitabilita, del coraggio e della tenacia.
Eppure, malgrado la sua apparente sicurezza aveva molti dubbi.
E se…
E se Anthor avesse ragione, e Kalgan fosse effettivamente uno strumento di quelle menti invincibili? E se fosse stato nei loro piani voler sconfiggere e distruggere la Fondazione? No! Era un ragionamento senza senso.
Eppure…
Sorrise amaramente.
Gli capitava sempre lo stesso.
Provava una sensazione di impotenza.
Lui non poteva che avere intuizioni, mentre i suoi nemici vedevano tutto con chiarezza assoluta.
Nemmeno Stettin ignorava la posizione strategica delle sue forze.
Il Signore di Kalgan osservava in piedi un modello del tutto analogo a quello del sindaco di Terminus.
Ma mentre quello era preoccupato, Stettin sorrideva…
La sua uniforme d'ammiraglio luccicava e dava alla sua figura un aspetto persino piu imponente.
L'emblema dell'ordine del Mulo, donatogli dal presidente Primo Cittadino che sei mesi dopo aveva sostituito poco ortodossamente, traversava diagonalmente il suo petto dalla spalla destra al fianco.
La Stella d'Argento con la Doppia Cometa e le Spade gli luccicavano sulla spalla sinistra.
Aveva convocato sei suoi generali le cui uniformi erano solo di poco meno splendenti della sua, e il suo Primo Ministro, magro e grigio, quasi sperduto nello splendore degli altri.
Stettin disse: – Penso che le decisioni siano chiare.
Non possiamo permetterci di attendere.
Ogni giorno di ritardo e una vittoria morale per i nostri nemici.
Se tenteranno di difendere tutte le porzioni del loro territorio, saranno costretti a indebolire la loro linea difensiva e noi li attaccheremo simultaneamente in questo punto e anche in questo – e indico i luoghi sul modello della Galassia.
Due linee bianche vennero a inserirsi nella fascia gialla che circondava la sfera rossa. – In questo modo continuo – divideremo la loro flotta in tre tronconi, che penseremo a distruggere separatamente.
Se invece cercheranno di concentrare le loro forze, saranno costretti a rinunciare a tre quarti dei loro territori rischiando una rivolta.
Il Primo Ministro, con la voce sottile, cerco di intervenire in mezzo al mormorio d'approvazione che s'era levato. – Tra sei mesi – disse, – la Fondazione sara molto piu forte.
Possiedono risorse piu grandi, come ben sappiamo tutti noi, la loro flotta e numericamente piu potente, il loro potenziale umano e virtualmente inestinguibile.
Penso che un attacco diretto sarebbe piu sicuro.
La sua parola era di certo la meno influente nella stanza.
Stettin fece un gesto con la mano e sorrise. – Sei mesi, un anno se necessario, non ci costera niente.
Gli uomini della Fondazione non si possono preparare, ne sono impediti ideologicamente.
Fa parte della loro filosofia credere che la Seconda Fondazione li salvera.
Ma non questa volta, vero? Gli uomini che affollavano la stanza mormorarono soddisfatti.
– Voi mancate di fiducia – affermo Stettin in tono distaccato. – Non e necessario, spero, che vi ripeta ancora una volta i rapporti dei nostri agenti sparsi nel territorio della Fondazione, o che vi ripeta le scoperte del signor Homir Munn l'agente della Fondazione, ora passato al… nostro servizio.
Signori, aggiorno la seduta.
Stettin ritorno nei suoi appartamenti privati sorridendo soddisfatto.
Qualche volta era sorpreso dall'atteggiamento di questo Homir Munn.
Uno strano ometto slavato che certamente non aveva mantenuto le promesse fattegli in un primo tempo.
Eppure, ogni tanto, tirava fuori informazioni piuttosto interessanti, specialmente quand'era in presenza di Callia.
Scoppio in una risata.
Dopo tutto, quel barilotto stupido di Callia gli serviva ancora a qualcosa.
Era riuscita a cavar un bel numero di informazioni da Munn e senza dover faticare.
Perche non avrebbe potuto cederla a Munn? S'acciglio.
Callia.
Lei e la sua stupida gelosia.
Per la Galassia.
Se avesse avuto ancora tra le mani la ragazzina…
Chissa perche poi non aveva ammazzato Callia dopo quello che gli aveva combinato? Proprio non riusciva a trovarne la ragione.
Forse perche riusciva a far parlare Munn.
E lui aveva bisogno di Munn.
Era stato lui a provare che, perlomeno secondo quanto pensava il Mulo, la Seconda Fondazione non esisteva.
I suoi ammiragli dovevano avere quell'assicurazione.
Gli sarebbe anche piaciuto rendere di pubblico dominio le prove, ma era meglio lasciare sperare la Fondazione nell'aiuto inesistente della "Seconda".
Ma era stata Callia che gli aveva fatto notare quello? Eh, gia, aveva detto che…
Stupidaggini! Non poteva esser stata lei.
Eppure…
Scosse la testa per liberarsi da quel pensiero e cambio soggetto.
Trantor era un mondo giunto al culmine della decadenza e ora in via di rinascita.
Era come un gioiello opaco in mezzo a una corona di soli scintillanti al centro della Galassia.
Questo pianeta, chiuso tra sistemi solari e costellazioni fittissime, sognava alternativamente il passato e il futuro.
Un tempo controllava tutta la Galassia. Era stata una singola citta, popolata da centinaia di miliardi di amministratori: la piu colossale capitale mai esistita.
Con la decadenza dell'impero, dopo il Grande Saccheggio di un secolo prima, aveva perduto ogni potenza.
In un silenzio mortale, le sue rovine metalliche continuavano a ruotare intorno al sole quasi a deridere la sua passata grandezza.
I sopravvissuti avevano distrutto le costruzioni metalliche e avevano venduto i rottami in cambio di sementi e bestiame.
Ancora una volta, il pianeta era tornato alle origini.
Nelle nuove pianure coltivate con sistemi primitivi, lo splendore passato a poco a poco era stato dimenticato.
Solo le colossali rovine che si alzavano maestose nel cielo ricordavano la passata potenza con il loro amaro e dignitoso silenzio.
Arcadia osservava l'orizzonte metallico provando una stretta al cuore.
Il villaggio nel quale viveva la famiglia Palver era un gruppetto di case primitive.
I campi che lo circondavano erano gialli di grano maturo.
Al di la dei campi c'erano le rovine del passato, ancora splendenti e immuni dalla ruggine e incendiate dai raggi del sole di Trantor.
Durante i mesi passati su Trantor, era andata a visitare le rovine una volta sola.
Era salita sul pavimento liscio e s'era avventurata tra le gigantesche costruzioni coperte di polvere, dove la luce filtrava attraverso le crepe dei muri.
Aveva provato un'emozione troppo intensa.
Era stato come commettere un sacrilegio.
Era uscita correndo terrorizzata fin quando i suoi piedi non erano tornati a calpestare il terreno molle.
Dopo quel giorno non aveva piu osato tornarci.
Non se la sentiva di disturbare di nuovo quei luoghi sacri.
Sapeva di essere nata in quel mondo, in qualche luogo vicino alla Libreria Imperiale, il cuore di Trantor.
Era il luogo piu sacro.
Di tutto il pianeta, solo la libreria era rimasta intatta dopo il Grande Saccheggio.
In quel luogo Hari Seldon e il suo gruppo avevano elaborato il loro progetto.
Laggiu Ebling Mis era riuscito a scoprire il segreto, e aveva balbettato sorpreso, prima di venire ucciso affinche il segreto non venisse svelato.
Laggiu, vicino alla Libreria Imperiale, i suoi nonni erano vissuti per dieci anni, fino alla morte del Mulo quando finalmente erano tornati alla Fondazione.
Sempre laggiu, alla Libreria Imperiale, suo padre era tornato con la moglie per scoprire ancora una volta il nascondiglio della Seconda Fondazione, ma senza riuscirci.
Laggiu era nata lei e laggiu era morta sua madre.
Le sarebbe piaciuto visitare la Libreria, ma Preem Palver aveva sempre scosso la testa ogni volta che glielo aveva proposto. – E lontana migliaia di chilometri, Arcadia, e c'e tanto da fare qui.
A parte il fatto che non e bene aggirarsi in quei posti, sono sacri…
Arcadia sapeva che lui non aveva alcun desiderio di andare a visitare la Libreria; si trattava anche qui di un caso analogo a quello del palazzo del Mulo.
Esisteva quella paura superstiziosa da parte dei pigmei del presente nei confronti dei relitti dei giganti del passato, tuttavia sarebbe stato orribile provare del risentimento per tale ragione nei confronti di questo piccolo uomo buffo.
Era ormai su Trantor da piu di tre mesi e durante tutto quel periodo sia Papa sia Mamma erano stati gentilissimi con lei.
E che cosa faceva lei per ricambiarli? Perche avrebbe dovuto trascinare anche loro nella rovina comune? Forse sarebbe stato suo dovere avvertirli? No! Lei aveva permesso che si assumessero il ruolo pericoloso dei suoi protettori.
La sua coscienza la tormentava atrocemente, ma che altra scelta aveva.
Riluttante, scese le scale per andare a fare colazione.
Senti il suono delle voci dei suoi protettori.
Preem Palver s'era infilato il tovagliolo nel colletto della camicia e aveva afferrato il piatto delle uova al prosciutto guardandole con ingordigia.
– Mamma, ieri sono stato in citta – disse infilandosi una forchettata di cibo in bocca e soffocando in tal modo le ultime parole.
– E che si dice di nuovo in citta? – chiese Mamma indifferente sedendosi anche lei a tavola e allungando le mani per prendere il sale.
– Niente di buono.
E arrivata un'astronave da Kalgan con i giornali di laggiu.
E scoppiata la guerra.
– Guerra! Lascia che si rompano la testa fra loro, visto che non hanno abbastanza buon senso.
Hai ritirato la tua busta paga? Papa mi hai sentito? Bisogna che un giorno o l'altro tu dica al vecchio Cosker che, dopo tutto, la sua non e la sola cooperativa del pianeta.
Ti pagano gia tanto poco che mi vergogno di farlo sapere agli amici.
Sarebbe perlomeno il caso che ti pagassero puntualmente! – Smettila – disse Papa irritato. – Per favore, non mi dire queste sciocchezze durante la colazione, mi rimane il cibo sullo stomaco – e affondo i denti nel panino imburrato.
Poi aggiunse in tono pacato: – La guerra e tra Kalgan e la Fondazione, sono due mesi che combattono.
– A che punto sono? – A quanto pare, la Fondazione se la vede brutta.
Tu hai visto Kalgan, piena di soldati.
Erano pronti.
La Fondazione invece no, e cosi le sta andando male.
Improvvisamente Mamma gli fece segno di star zitto: – Zitto sciocco! – Che? – Testone! Sei sempre li a bocca aperta a parlare.
Indico dietro le spalle di Papa e quando lui si giro, vide Arcadia, immobile sulla soglia.
– La Fondazione e in guerra? – disse Arcadia.
Papa guardo Mamma sconsolato, poi annui.
– E stanno perdendo? Lui annui di nuovo.
Arcadia senti un nodo alla gola e si avvicino lentamente alla tavola. – E' finita? – sussurro.
– Finita? – ripete Papa cercando di dimostrarsi allegro. – E chi ha detto che e finita? In guerra accadono tante cose.
E… e…
– Siediti, cara – l'invito Mamma. – Non bisogna discutere prima di colazione.
Non si sta bene senza cibo nello stomaco.
Ma Arcadia non l'ascolto. – I kalganiani sono arrivati su Terminus? – No – disse Papa serio. – Le notizie sono di una settimana fa e la Fondazione sta ancora combattendo.
Sto dicendo la verita.
La Fondazione e ancora forte.
Vuoi che ti vada a prendere i giornali? Lesse i giornali febbrilmente, inghiottendo a fatica la colazione.
Santanni e Korell erano cadute senza combattere.
Uno squadrone della flotta della Fondazione era stato intrappolato nei pressi del settore di Ifni ed era stato quasi annientato.
La Fondazione si era ritirata nei confini dei cosiddetti Quattro Regni, territori conquistati sotto Salvor Hardin, il primo sindaco.
Eppure continuavano a resistere, c'era quindi ancora una possibilita di vittoria.
Qualunque cosa fosse successa, doveva assolutamente informare suo padre.
Ma come? Con una guerra in corso? – Partirete presto per un'altra missione, signor Palver? – chiese Arcadia quand'ebbero finito di mangiare.
Papa era sdraiato su una comoda poltrona nel prato di fronte a casa, e stava pigliando il sole.
Aveva un grosso sigaro infilato tra le labbra e un'espressione soddisfatta sulla faccia.
– In missione? – ripeta. – E chi lo sa? Per ora sono in vacanza e il mio permesso non e ancora finito.
Perche parlare della prossima missione? Arcadia, tu sei troppo irrequieta.
– Io? No, a me piace stare qui.
Siete molto buoni con me, voi e vostra moglie.
Lui si volto a guardarla e fece un gesto con la mano come per spazzar via le sue parole.
Arcadia disse: – Stavo pensando alla guerra.
– Non dovresti pensarci.
Che cosa puoi fare tu? Non vale la pena che ti tormenti.
– Stavo pensando che la Fondazione ha perduto la maggior parte dei suoi mondi agricoli.
E che probabilmente hanno cominciato a razionare il cibo.
Papa la guardo imbarazzato. – Non ti preoccupare.
Andra tutto bene, vedrai.
Lei non lo stava a sentire. – Vorrei proprio riuscire a portar loro del cibo.
Voi sapete che dopo la morte del Mulo la Fondazione si e ribellata, e Terminus e rimasta isolata per un bel po di tempo assediata dal generale Han Pritcher, che era succeduto al Mulo.
Ebbene, mio padre mi ha raccontato che mio nonno gli diceva che a un certo punto erano ridotti in condizioni tali da esser costretti a cibarsi di concentrati secchi di amminoacidi, che hanno un gusto terribile.
Poi riuscirono a spezzare l'assedio appena in tempo e sono riusciti a far arrivare un convoglio carico di cibo da Santanni.
Devono essere stati tempi terribili.
Probabilmente sta succedendo lo stesso ora.
Ci fu una pausa, poi Arcadia continuo: – Sapete che vi dico? Scommetto che la Fondazione sarebbe disposta a pagare qualsiasi prezzo per un convoglio di cibo, ora.
Magari il doppio del prezzo, se non il triplo.
Certo che se una cooperativa, per esempio qui di Trantor, riuscisse a farcela, diventerebbe milionaria prima che la guerra fosse finita.
I mercanti della Fondazione, durante i periodi di guerra facevano sempre cosi.
Appena scoppiava una guerra, riuscivano a vendere tutto.
Certe volte riuscivano a guadagnare due milioni di crediti con un solo viaggio, e di profitto netto, per ogni astronave.
Papa si giro a guardarla.
Il sigaro si era spento senza che se ne fosse accorto. – Un affare, eh? Ma la Fondazione e cosi lontana.
– Lo so.
Forse sarebbe impossibile partendo da qui.
Ma se si riuscisse ad arrivare fino a Massena o Smushyk con un'astronave di linea, poi di la con una piccola astronave magari si riuscirebbe a forzare il blocco.
Papa si passo la mano sui capelli, pensieroso.
Due settimane dopo, erano completati i preparativi per la nuova missione.
Mamma non aveva smesso di protestare tutto il tempo.
In primo luogo per l'ostinazione del marito a imbarcarsi in una missione che sembrava suicida.
In secondo luogo, protestava per l'ostinazione con la quale rifiutava di portarla con se.
Papa disse: – Mamma, perche ti comporti come una vecchia sciocca? Non posso portarti con me.
Questo e un lavoro da uomini.
Che cosa credi che sia la guerra? Un divertimento? Un gioco da bambini? – E allora perche vuoi andarci tu? Ormai, vecchio pazzo, non sei piu un giovanotto.
Lascia che ci vada qualche giovanottello, al posto tuo, testa pelata.
– Non sono affatto calvo – rispose Papa con dignita. – Ho ancora un mucchio di capelli in testa.
E perche poi non dovrei essere io a fare l'affare e a guadagnarci? Perche dovrei mandarci un giovanotto? Si tratta di milioni, capisci? Lei se ne rendeva conto e cedette.
Arcadia lo vide ancora una volta prima che partisse.
Gli disse: – Andrete su Terminus? – E perche no? Sei stata tu a dirmi che hanno bisogno di pane, riso e patate.
Ebbene concludero un affare con loro e ne avranno a volonta.
– Beh, volevo chiedervi un favore.
Se andate su Terminus, potreste andare a trovare mio padre.
Papa sorrise con simpatia. – E credevi che aspettassi che me lo dicessi tu? Certo che ci vado.
Gli diro che stai bene e che tutto va per il meglio, e che quando la guerra sara finita, ti portero da lui.
– Grazie.
Vi diro come fare per trovarlo.
Si chiama dottor Toran Darell e abita a Stanmark.
E' a pochi chilometri dalla citta di Terminus, c'e un piccolo aeromobile che porta sin la.
Abitiamo al cinquantacinque di Channel Drive.
– Un momento, aspetta che me lo scrivo.
– No, no – disse Arcadia. – Non dovete assolutamente scriverlo.
Dovete ricordarvelo a memoria, e trovarlo da solo senza che nessuno vi aiuti.
Papa la guardo sorpreso.
Poi scrollo le spalle. – D'accordo.
Al cinquantacinque di Channel Drive in Stanmark, fuori la citta di Terminus, e ci si arriva per aeromobile.
Ho capito.
– Un'altra cosa.
– Si? – Gli potete riferire qualcosa da parte mia? – Certo.
– Voglio dirvelo in un orecchio.
L'uomo chino le guance rossicce verso la ragazza, e lei gli sussurro qualcosa.
Papa spalanco gli occhi. – Ma che cosa significa? Questa frase non ha senso.
– Lui capira.
Ditegli che sono queste le mie parole e lui ne comprendera il significato.
Ma, per favore, riferitele in questa stessa successione.
E non dimenticatevene mi raccomando! – Come me ne posso dimenticare? Sono solo sei piccole paroline.
Ascolta…
– No, no – interruppe Arcadia eccitata. – Non ripetetele.
Non ripetetele mai a nessuno.
Ditelo solo a mio padre.
Lo promettete? Papa scrollo ancora una volta le spalle. – Promesso.
D'accordo! – Grazie – rispose lei con aria triste, mentre lui si allontanava avviandosi all'aerotaxi che l'avrebbe portato allo spazioporto.
Chissa se l'avrebbe mai piu rivisto.
Forse era stata lei a segnare la sua fine.
Non se la sentiva di ritornare a casa e guardare in faccia la buona Mamma.
Se fosse successo qualcosa, sarebbe stata tutta colpa sua.
Quoriston Battaglia Di…
Combattuta il 17-9 del 377 E.F, tra le forze della Fondazione e quelle di Stettin, Signore di Kalgan, fu l'ultima battaglia di rilievo durante l'interregno…
Jole Turbor, nel suo nuovo ruolo di corrispondente di guerra, era costretto a indossare una divisa splendente, e non gli dispiaceva.
Era contento di viaggiare nuovamente nello spazio, e il profondo scoraggiamento che l'aveva preso nella futile lotta contro la Seconda Fondazione era sostituito dall'eccitamento per quella lotta tra uomini e vere astronavi.
Per la verita, la Fondazione non era riuscita a ottenere vittorie di una certa consistenza, ma c'era molto da discutere sulla questione.
Dopo sei mesi di conflitto, il cuore della Fondazione era ancora intatto, e il grosso della flotta era ancora in via di allestimento.
Coi nuovi rinforzi era quasi altrettanto forte numericamente come al principio della guerra, tecnicamente piu forte, malgrado la sconfitta di Ifni.
Nel frattempo, le difese planetarie venivano rafforzate; le forze armate erano addestrate piu accuratamente; l'efficienza amministrativa dava i suoi frutti e gran parte della flotta di Kalgan era impegnata a occupare i territori conquistati.
Al momento, Turbor era con la Terza flotta dislocata nel settore anacreoniano.
Le sue interviste miravano a evidenziare l'aspetto popolare di quella guerra per cui stava intervistando Fennel Leemor, ingegnere di terza classe, volontario.
– Parlaci di te, soldato – disse Turbor.
– Non c'e molto da dire – rispose Leemor imbarazzato, sorridendo e arrossendo; conscio dei milioni di spettatori che in quel momento lo stavano ascoltando. – Sono di Locris, io.
Lavoravo per una fabbrica di aeromobili, avevo una buona paga.
Sono sposato e ho due figli, due bambine.
Potrei mandar loro un saluto? Sempre che siano in ascolto.
– Certo, soldato.
Il video e tuo.
– Grazie – borbotto. – Ciao, Milla, mi ascolti? Io sto bene.
Come sta Sunni? E Tomma? Vi penso sempre e probabilmente tornero presto in licenza.
Ho ricevuto il vostro pacco con il cibo.
Noi qui riceviamo regolarmente le nostre razioni ma mi hanno detto che i civili tirano un po la cinghia.
Non ho nient'altro da dire.
– La prossima volta che andro su Locris, soldato, andro a trovare la tua famiglia e vedro che non le manchi niente.
Il giovane sorrise e annui. – Grazie, signor Turbor, vi ringrazio proprio di cuore.
– Bene, e ora spiegaci, tu sei un volontario, vero? – Certo.
Se qualcuno viene a darci delle noie, non sono certo io a tirarmi indietro.
Mi sono arruolato appena ho sentito cos'era successo alla Hober Mallow.
– E' cosi che si fa.
Sei mai stato in battaglia? Vedo che porti due stelle.
– Sciocchezze – disse modestamente, – non erano battaglie quelle, ma corse.
I kalganiani non combattono, a meno che non siano perlomeno cinque volte superiori di numero.
E anche quando gli capita di essere piu forti, attaccano solo navi singole.
Mio cugino era a Ifni, su una di quelle navi che sono riuscite a tornare alla base, e dice che e successo la stessa cosa laggiu.
Avevano diretto il grosso della loro flotta solo su una nostra ala, e quando arrivarono le altre navi scapparono come lepri.
In quella battaglia hanno perso il doppio di navi di noi.
– E cosi pensi che riusciremo a vincere la guerra? – Certo.
Ora abbiamo smesso di ritirarci.
E poi se le cose si mettessero proprio male ci sara la Seconda Fondazione ad aiutarci.
Noi abbiamo dalla nostra il Progetto Seldon, e anche loro lo sanno.
Turbor storse la bocca. – E cosi anche tu conti sulla Seconda Fondazione? Il giovane lo guardo sorpreso. – Non e forse vero che ci contano tutti? Il tenente Tippellum entro nella stanza di Turbor subito dopo la trasmissione.
Lancio una sigaretta al corrispondente e si sposto il berretto all'indietro.
– Abbiamo preso un prigioniero – disse.
– Un vecchio pazzo.
Dice di essere neutrale e di aver diritto all'immunita diplomatica.
Non sanno che farne di lui.
Si chiama Palvro o Palver, qualcosa del genere, dice che viene da Trantor.
Chissa che diavolo e venuto a fare in zona d'operazioni.
Ma Turbor balzo in piedi.
Si ricordava perfettamente il dialogo avuto con Darell, il giorno dopo la dichiarazione di guerra.
– Preem Palver – disse.
Tippellum fece una pausa e lancio una boccata di fumo dall'angolo della bocca. – Si – disse – dov'essere lui.
Ma come lo conosci? – Niente.
Credi che gli possa dare un'occhiata? – Per la Galassia, non so.
Il vecchio se l'e portato in ufficio per interrogarlo.
Tutti sono convinti che si tratti di una spia.
– Vai a dire al vecchio che lo conosco, se veramente e quello che afferma di essere.
Mi assumo io ogni responsabilita.
Il capitano Dixyl, sulla nave ammiraglia della Terza flotta, osservava accuratamente il Gran Rivelatore.
Nessuna nave non avrebbe potuto evitare di essere una fonte di energia subatomica nemmeno se l'astronave fosse rimasta inerte nello spazio, e ogni punto focale di questa radiazione si tramutava in una piccola scintilla nel campo tridimensionale.
Tutte le astronavi della Fondazione erano state contate e non esistevano altre scintille, ora che la piccola astronave spia che diceva di essere neutrale era stata intercettata e catturata.
Per un momento quella nave estranea aveva creato confusione.
Forse era necessario cambiare tutte le tattiche.
– Siete sicuro di aver capito? – disse.
Il comandante Cenn annui. – Mandero il mio squadrone nell'iperspazio: raggio dieci parsec, theta, 268,52 gradi, phi, 84.15 gradi.
Tornero alla base alle tredici e trenta.
Rimarro assente un totale di undici ore e ottantatre centesimi.
– Esatto.
Mi raccomando, noi contiamo proprio sulla vostra precisione sia di spazio sia di tempo.
Capito? – Si, capitano. – Guardo il suo orologio da polso. – Le mie astronavi saranno pronte per la una e quaranta centesimi.
– Bene – disse il capitano Dixyl.
Lo squadrone kalganiano non era ancora entro il raggio del Rivelatore ma non avrebbe tardato.
Avevano ricevuto un'informazione attendibile.
Senza lo squadrone di Cenn, le forze della Fondazione erano inferiori di numero, ma il capitano aveva fiducia.
Molta.
Preem Palver si guardava intorno con aria triste.
Prima era stata la volta dell'ammiraglio alto e magro; poi gli altri, tutti in uniforme; e ora c'era quest'ultimo, alto e grosso, con il colletto aperto e senza cravatta – ben diverso dagli altri – che voleva parlare con lui.
Jole Turbor stava dicendo: – Mi rendo perfettamente conto, ammiraglio, della situazione delicata in cui vi trovate, ma io vi dico che se mi permettete di parlargli per pochi minuti, forse saro in grado di eliminare ogni dubbio.
– E per quale ragione non volete interrogarlo in mia presenza? Turbor strinse le labbra e poi rispose ostinato. – Ammiraglio – disse – da quando sono stato aggregato alla vostra flotta, la Terza flotta ha avuto un ottimo trattamento stampa.
Voi potete benissimo mettere due uomini di guardia fuori dalla porta, se volete, e tornare fra cinque minuti.
Se mi fate questo favore, state pur certo che le vostre relazioni pubbliche non ne soffriranno.
Mi capite? L'ammiraglio capi.
Appena rimasto solo, Turbor si rivolse a Palver e disse: – Presto, come si chiama la ragazza che tenete a casa vostra? Palver riusci semplicemente a spalancare gli occhi sorpreso e a scuotere la testa.
– Niente sciocchezze – l'avverti Turbor. – Se non rispondete sarete considerato una spia, e le spie in tempo di guerra vengono fucilate.
– Arcadia Darell – borbotto Palver.
– Bene.
Avanti, continuate.
E' sana e salva? Palver annui.
– Sara meglio che diciate la verita, altrimenti non garantisco della vostra, incolumita.
– E in ottima salute, e non e affatto in pericolo – ripete Palver.
L'ammiraglio torno.
– Ebbene? – Quest'uomo, signore, non e una spia.
Potete credere alle sue parole.
Ne rispondo personalmente.
– Bene – l'ammiraglio s'acciglio. – Allora e vero che rappresentate una cooperativa agricola di Trantor che ha intenzione di allacciare rapporti commerciali con la Fondazione per trasportare rifornimenti di grano e patate? Bene, ma per ora non se ne potra andare.
– E perche no? – Perche siamo nel pieno di una battaglia.
Quando sara finita, se saremo ancora in vita, verra scortato su Terminus.
La flotta kalganiana intercetto le navi della Fondazione da una distanza incredibile e a sua volta venne intercettata.
Apparvero come minuscole lucciole sugli schermi dei Gran Rivelatori di ambedue le flotte.
Si avvicinarono lentamente.
L'ammiraglio della Fondazione corrugo la fronte. – Pare che facciano sul serio.
Guarda quanti sono. – Poi dopo una pausa aggiunse: – Non ce la faranno, no di certo se lo squadrone di Cenn arriva in tempo.
Il comandante Cenn era partito gia da parecchie ore prima che avvenisse il primo contatto.
Ormai non si poteva piu cambiare il piano.
O andava o non andava.
Ma l'ammiraglio sembrava tranquillo.
E cosi gli ufficiali, come gli uomini di truppa.
Di nuovo si chino a osservare quelle lucciole.
Come in un balletto foriero di morte, luccicavano in precisa formazione.
La flotta della Fondazione indietreggio impercettibilmente.
Le ore passavano e la flotta arretrava lentamente, portando il nemico leggermente fuori corso.
Nella mente di coloro che avevano elaborato il piano, la flotta kalganiana doveva occupare una certa porzione di spazio.
Le astronavi della Fondazione si allontanavano da quello spazio mentre le navi kalganiane vi entravano in numero sempre maggiore.
Quelle navi che tentavano di uscire dalla zona prestabilita venivano attaccate senza risparmio.
Le altre erano lasciate passare.
Tutto dipendeva dall'esitazione delle navi di Kalgan a prendere l'iniziativa dal loro non voler essere attaccate.
Il capitano Dixyl guardo il suo orologio da polso.
Erano le 13.10.
– Abbiamo ancora venti minuti – disse.
Il tenente che gli stava a fianco annui tutto teso. – Sembra che finora le cose si mettano bene, capitano.
Piu del novanta per cento sono dentro la sacca.
Se riusciamo a tenerle a bada…
– Eh gia.
Se…
Le navi della Fondazione ora avanzavano lentamente, molto lentamente.
Non abbastanza da spingere i kalganiani in ritirata ma abbastanza da scoraggiare la loro avanzata.
Preferivano aspettare.
I minuti passavano.
Alle 13.25 il campanello d'allarme suono in tutte le settantacinque astronavi in formazione che partirono tutte contemporaneamente all'attacco del grosso della flotta kalganiana, forte di trecento astronavi.
I kalganiani misero in azione gli scudi protettivi.
Li concentrarono tutti nella medesima direzione, verso i folli attaccanti che s'erano lanciati alla disperata in avanti…
Alle 13,30, cinquanta astronavi, al comando di Cenn, comparvero dal nulla, in formazione serrata attraverso l'iperspazio nella zona calcolata e al momento esatto.
Si lanciarono in un assalto furioso alle spalle delle forze kalganiane prese alla sprovvista.
La trappola funziono alla Perfezione.
I kalganiani avevano altre navi libere ai lati, ma non avevano modo di riorganizzarle.
Presi dal panico, si disposero a fuggire e la formazione, una volta spezzata, divenne piu vulnerabile, mentre le stesse navi in fuga si intralciavano a vicenda.
Dopo pochi istanti, la battaglia era diventata una semplice caccia al topo.
Delle trecento navi kalganiane, il nucleo e l'orgoglio di tutta la flotta, solo sessanta o poco piu, molte delle quali in condizioni pietose, tornarono alla base.
La Fondazione aveva perso otto navi delle centoventicinque che avevano preso parte allo scontro.
Preem Palver atterro su Terminus nel pieno delle celebrazioni per la vittoria.
La confusione gli fece perdere un bel po di tempo ma prima d'aver lasciato il pianeta, era riuscito a concludere due cose e aveva ricevuto un messaggio.
In primo luogo aveva concluso un accordo per il quale la cooperativa di Palver si impegnava a spedire venti astronavi al mese cariche di prodotti agricoli per un anno a un prezzo di guerra, senza, grazie alla recente battaglia dover correre un corrispondente rischio adeguato.
In secondo luogo, aveva trasmesso lo strano messaggio di Arcadia, composto da sei parole al dottor Darell.
Per un momento, il dottor Darell l'aveva guardato sorpreso, poi gli aveva dato una risposta da trasmettere ad Arcadia.
Il messaggio era: – Torna ora.
Non c'e pericolo.
Stettin era fuori di se.
Vedeva tutta la sua meravigliosa macchina militare sgretolarsi.
Non poteva porvi rimedio e lo sapeva.
Non dormiva tranquillo ormai da settimane.
Da tre giorni non si radeva piu.
I suoi ammiragli erano abbandonati a se stessi e nessuno meglio di lui sapeva che fra breve non ci sarebbe stato bisogno di un'altra sconfitta, per esser costretto a dover fronteggiare una ribellione interna.
Lev Meirus, il Primo Ministro, non gli era d'aiuto.
Rimaneva in piedi davanti a lui, calmo e indecentemente vecchio, passandosi nervosamente la mano sulla riga che gli correva dal naso al mento.
– E allora – gli grido Stettin, – pensate anche voi a qualcosa.
Vi rendete conto che siamo stati sconfitti? Sconfitti! E perche? Il perche non lo so.
Siamo stati sconfitti e non ne so il perche.
E voi sapete darmi una risposta? – Penso di si – rispose Meirus senza perdere la calma.
– Il tradimento! – urlo Stettin. – Voi sapevate che c'era qualcuno che tradiva e non me l'avete detto.
Voi avete servito prima di me il Primo Cittadino che io ho detronizzato, e ora pensate di servire il prossimo che detronizzera me.
Se e cosi, vi strappero le budella e le brucero davanti ai vostri occhi.
Meirus non si scompose. – Vi ho fatto presente i miei dubbi, non una ma molte volte.
Vi ho urlato nelle orecchie ma voi avete preferito ascoltare i consigli di altri che solleticavano la vostra vanita.
Se non volete ascoltarmi neanche adesso, Signore, me ne andro, e mi preparero a trattare con il vostro successore, la cui prima azione, senza dubbio, sara quella di firmare la pace.
Stettin lo guardo con gli occhi iniettati di sangue, stringendo i pugni.
– Parlate, vecchia rapa.
Parlate! – Vi ho spesso ripetuto, Signore, che voi non siete il Mulo.
Potete controllare astronavi e armi ma non potete controllare le menti dei vostri sudditi.
Vi rendete conto, Signore, contro chi state combattendo? Siete in guerra contro la Fondazione, che non e mai stata sconfitta, la Fondazione protetta dal Progetto Seldon, la Fondazione destinata a costruire un nuovo Impero.
– Non esiste il Progetto.
Non piu.
L'ha detto Munn.
– E allora Munn sbagliava, ma anche se avesse avuto ragione, non sarebbe cambiato niente.
Gli uomini e le donne di Kalgan credono ciecamente e interamente nel Progetto Seldon, come la maggior parte degli abitanti in questo settore della Galassia.
Quasi quattrocento anni di storia insegnano che la Fondazione non puo essere sconfitta.
Ne i regni, ne i tiranni, ne lo stesso vecchio Impero Galattico ci sono riusciti.
– Il Mulo si.
– Esatto, ma lui non rientrava nei calcoli.
Voi non siete il Mulo.
E c'e di peggio, il popolo lo sa.
Per cui le vostre astronavi vanno in battaglia gia sconfitte in partenza.
Il Progetto incombe sopra di loro e sono caute, esitano prima si attaccare e ci pensano sopra troppo.
"In campo opposto il Progetto riempie il nemico di fiducia, lo rende audace, lo sostiene moralmente anche nelle situazioni piu difficili.
E perche no? La Fondazione e sempre stata sconfitta in un primo tempo ma ha sempre vinto alla fine.
E la sfiducia che sentite voi, Signore? Avete occupato gran parte dei territori nemici.
I vostri domini non sono stati attaccati; per ora non esiste pericolo d'invasione, eppure vi sentite sconfitto.
Voi non credete piu nella possibilita di vittoria, perche sapete che non esiste.
"Fermatevi, allora, o sarete messo in ginocchio.
Fermatevi spontaneamente, e forse potrete salvare qualcosa.
Vi siete affidato alle armi e alla forza e queste vi hanno sostenuto finche e stato possibile.
Avete ignorato la mente e il morale e vi siete tradito.
Ora ascoltate il mio consiglio.
Qui c'e un uomo della Fondazione, Homir Munn.
Liberatelo e inviatelo su Terminus a chiedere la pace".
Stettin strinse i denti con forza.
Ma aveva altra scelta?
Il primo giorno dell'anno nuovo, Homir Munn lascio Kalgan. Erano passati piu di sei mesi da quando era partito da Terminus e nel frattempo vi era stata una guerra.
Era venuto da solo, e ripartiva accompagnato da una scorta.
Era venuto come semplice turista, e ripartiva come ambasciatore di pace.
Poi, cosa importantissima, aveva mutato il primitivo concetto sulla Seconda Fondazione.
E sorrideva a quel pensiero.
Si immaginava nei minimi particolari la rivelazione finale al dottor Darell e al suo giovane ed energico collaboratore, Anthor, e a tutti gli altri…
Lui sapeva.
Lui Homir Munn, conosceva finalmente la verita.
Gli ultimi due mesi di guerra passarono velocemente per Homir.
Come Mediatore Straordinario, si trovo al centro della politica interstellare, un ruolo che non poteva non inorgoglirlo.
Non vi furono altre battaglie importanti, soltanto poche scaramucce senza conseguenze, e i termini del trattato di pace vennero elaborati senza che la Fondazione dovesse fare concessioni.
Stettin manteneva la sua carica, ma questo era tutto.
La sua flotta venne disarmata; i suoi domini al di fuori del sistema solare di Kalgan diventarono indipendenti, e alle popolazioni venne concesso di scegliere tra il ritornare allo stato precedente, l'indipendenza, o unirsi in confederazione con la Fondazione.
La pace venne firmata entro il sistema solare di Terminus, su di un asteroide che era una delle piu vecchie basi navali della Fondazione.
Lev Meirus firmo per Kalgan, e Homir assistette alla cerimonia.
Durante tutto quel periodo egli non vide ne il dottor Darell ne gli altri.
Ma questo aveva poca importanza.
Le informazioni che doveva comunicare non sarebbero certo invecchiate.
Il dottor Darell torno su Terminus alcune settimane dopo la firma del trattato di pace, e quella stessa sera, in casa sua, raduno i cinque uomini che, dieci mesi prima, avevano elaborato il piano.
Si attardarono a tavola assaporando il vino come se esitassero a ritornare a discutere del vecchio problema.
Jole Turbor, guardando attraverso il suo bicchiere colmo, finalmente si decise. – Ebbene, Homir – mormoro, – ora sei diventato un uomo di affari, a quanto pare.
Hai saputo barcamenarti veramente bene.
– Io? – rispose Munn sorridendo.
Per qualche strana ragione, da mesi non balbettava piu. – Io ho fatto ben poco.
E stata Arcadia.
A proposito, Darell, come sta? Ho sentito che sta tornando da Trantor.
– Infatti – disse Darell, – la sua astronave atterrera fra una settimana.
– Osservo gli altri, ma non vide niente di speciale nelle loro facce: solo un'espressione compiaciuta.
Nient'altro.
Turbor disse: – Allora e finita sul serio.
Chi avrebbe detto, dieci mesi fa, che sarebbero accaduti tanti avvenimenti? Munn e stato su Kalgan ed e tornato.
Arcadia e andata a Kalgan, poi a Trantor, e ora sta tornando.
C'e stata una guerra e l'abbiamo vinta.
Per la Galassia, dicono che sia possibile predire la storia, ma non posso credere che tale caotico periodo potrebbe essere predetto da qualcuno.
– Stupidaggini – ribatte Anthor acido. – Che cos'e che vi rende tanto felici? Parlate come se veramente aveste vinto una guerra, quando in verita non abbiamo fatto altro che vincere una scaramuccia che e servita unicamente a distrarre le nostre menti dal nostro vero nemico.
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante, durante il quale solo Homir rimase calmo e sorridente.
Anthor batte un gran pugno sul bracciolo della sedia. – Si, mi riferisco alla Seconda Fondazione.
Nessuno ne ha parlato, e se non mi sbaglio, tutti si sforzano di evitare il discorso.
E forse la falsa atmosfera di vittoria di questo mondo di idioti che vi fa credere di dover prendere parte ai festeggiamenti? Avanti facciamo le capriole, saltiamo sul pavimento, battiamoci grandi manate sulla schiena, e lanciamo coriandoli dalla finestra.
Fate quello che vi pare, sfogatevi, ma quando avrete finito e sarete di nuovo voi stessi, sedetevi a discutere il problema che e rimasto allo stesso modo insoluto come dieci mesi fa, quando sedevate qui a testa china timorosi e spaventati.
Veramente credete che i padroni della mente della Seconda Fondazione siano meno temibili solo perche siete riusciti a sconfiggere un buffone al comando di poche astronavi, Si interruppe, rosso in faccia e senza fiato.
Munn rispose con calma: – Mi vuoi ascoltare ora, Anthor? Oppure preferisci continuare nel tuo ruolo di cospiratore? – Avanti parla Homir – disse Darell, – ma cerchiamo tutti di evitare d'usare un linguaggio troppo fiorito.
Qualche volta puo essere divertente, ma ora non e il caso.
Homir Munn si appoggio allo schienale della sedia e lentamente riempi il suo bicchiere di vino.
– Sono stato mandato su Kalgan – disse, – per scoprire quanto potevo dei documenti conservati nel palazzo del Mulo.
Ho impiegato vari mesi in questo lavoro.
E non mi attribuisco alcun merito in cio che ho fatto.
Come ho gia detto prima, e stata Arcadia, con i suoi intrighi a ottenere che io visitassi il palazzo.
Tuttavia, rimane il fatto che ho potuto aggiungere alle mie documentazioni sulla vita del Mulo che, ve l'assicuro non erano poche, altre nozioni e prove che non sono state fornite a nessun altro.
"Mi trovo percio in una posizione unica per stimare il pericolo della Seconda Fondazione; e ne so di conseguenza molto di piu del nostro eccitabile amico".
– E qual'e allora – chiese Anthor. – la portata di questo pericolo? – Il pericolo non c'e.
Tutti rimasero in silenzio, poi Elvett Semic chiese con aria sorpresa: Che significa che il pericolo non c'e? – E' semplice amici, la Seconda Fondazione non esiste.
Anthor chiuse gli occhi e appoggio la testa sullo schienale della sedia, pallido in faccia e privo di espressione.
Munn continuo compiaciuto e sorridente, mentre gli altri lo guardavano attentamente: – E vi diro di piu, non e mai esistita.
– Su che cosa basi una conclusione cosi sorprendente? – gli chiese Darell.
– Nego – rispose Munn. – che sia sorprendente.
Voi tutti conoscete la storia della ricerca del Mulo.
Ma che ne sapete dell'intensita e della caparbieta con la quale cerco la Seconda Fondazione? Lui possedeva una quantita di risorse a sua disposizione e non risparmio mezzi ne uomini.
Egli possedeva degli straordinari poteri mentali.
Tuttavia non trovo la Seconda Fondazione.
– Nessuno di noi s'aspettava di riuscire a trovarla – gli fece notare Turbor. – Possiedono sistemi adeguati a proteggersi da eventuali curiosita.
– Anche quando la mente che faceva le ricerche possedeva i mezzi del Mulo? Non credo.
Ma via, non vi aspetterete che vi faccia un riassunto in cinque minuti dei cinquanta volumi che sono riuscito a raccogliere? Tutte le mie documentazioni, come clausola del trattato di pace, verranno spedite su Terminus ed entreranno a far parte del Museo storico di Seldon e voi sarete in grado di consultarli con comodo.
La conclusione non vi parra tragica.
Non esiste, e non esistera mai, una Seconda Fondazione.
Semic lo interruppe. – E allora chi ha fermato il Mulo? – Per la Galassia, chi credete sia stato? La morte, la stessa che fermera tutti noi.
La piu grande superstizione dei nostri tempi e che il Mulo sia stato fermato, nella sua straordinaria carriera di conquistatore, da qualche nemico superiore a lui.
E la conseguenza per aver considerato il problema da un punto di vista sbagliato.
«Tutti noi sappiamo che il Mulo era fisicamente debole.
Mori a trent'anni a causa del suo precario stato di salute.
La macchina malandata del suo corpo cesso di sostenerlo.
Gia molti anni prima della sua morte lui era un invalido.
Nei suoi periodi migliori non e stato mai piu forte di un uomo normale malaticcio.
Conquisto la Galassia e poi mori di morte naturale.
E' piu sorprendente il fatto che sia riuscito a sopravvivere tanto a lungo.
Amici, sono documenti scritti quelli che vi sottoporro.
Dovrete semplicemente pazientare.
Dovrete, per ora, solo cercare di esaminare i fatti da un differente punto di vista.
Darell lo guardo pensieroso. – Va bene, Munn, seguiamo il tuo consiglio.
Se non altro sara un tentativo interessante, servira a chiarirci le idee.
Ma come giustifichi gli uomini condizionati, il cui diagramma mentale ci e stato sottoposto da Anthor un anno fa? Aiutaci a trovare una giustificazione anche per costoro.
– E' facile.
Quanto e vecchia la scienza dell'analisi encefalografica? O meglio, quanto sviluppati sono gli studi dei diagrammi cerebrali? – Siamo solamente agli inizi, lo ammetto – affermo Darell.
– D'accordo.
Fino a che punto e sicura la vostra interpretazione di quello che avete chiamato il Pianoro del Condizionato? E una teoria tua e di Anthor, ma fino a che punto e sicura? E' abbastanza valida da provare con certezza l'esistenza di una forza superiore non identificabile in altro modo? E' facile spiegare l'ignoto creando un essere superiore.
"E un fenomeno molto umano.
Esistono moltissimi casi nella storia galattica di popolazioni, di sistemi solari isolati, che sono tornati alla barbarie.
Che cosa abbiamo imparato? In tutti i casi, queste popolazioni attribuiscono le forze per loro incomprensibili della natura, quali tempeste, pestilenze, terremoti, alla volonta di esseri piu potenti dell'uomo.
Si chiama antropomorfismo, e noi in questo caso ci comportiamo esattamente come selvaggi.
Conoscendo poco della Scienza Mentale, attribuiamo tutto cio che non comprendiamo a superuomini, in questo caso quelli della Seconda Fondazione, basandoci su una vaga allusione di Hari Seldon".
– Finalmente e saltato fuori – lo interruppe Anthor. – Allora tu ricordi Seldon.
Credevo che te ne fossi dimenticato.
Seldon ha detto che esisteva una Seconda Fondazione.
Spiegaci questo ora.
– Tu conosci i segreti a propositi di Seldon? Sai quali necessita richiedevano i suoi calcoli? La Seconda Fondazione, forse, non e nient'altro che uno spaventapasseri, creato a bella posta per un determinato scopo.
Come siamo riusciti a sconfiggere Kalgan, per esempio? Cosa dicevi nella tua ultima serie di articoli, Turbor? Turbor si agito sulla sedia. – Si, capisco dove vuoi arrivare.
Mi trovavo su Kalgan verso la fine, Darell, ed era ovvio che il morale della popolazione fosse molto a terra.
Ho esaminato i loro vecchi articoli di giornale: ebbene, era evidente che si aspettavano di essere sconfini.
Anzi erano completamente terrorizzati al pensiero che la Seconda Fondazione fosse intervenuta al fianco della Prima.
– Esattamente – disse Munn. – Io sono stato laggiu durante tutta la guerra.
Ho detto a Stettin che la Seconda Fondazione non esisteva e lui mi ha creduto.
Si e sentito sicuro.
Ma non c'e stato modo di convincere la gente a non credere a una cosa a cui aveva creduto per anni.
Come vedete, questo mito e servito parecchio al gioco di Hari Seldon.
Ma Anthor spalanco gli occhi e li fisso su Munn con aria ironica. – Tu menti.
Homir impallidi – Non vedo come potrei accettare una tale accusa, senza una prova.
– Lo dico senza intenzione di offenderti personalmente.
Tu non puoi fare a meno di mentire.
Tu non ti rendi nemmeno conto di farlo.
Eppure, menti.
Semic poggio una mano sul braccio di Anthor. – Calmati.
Anthor si scrollo la mano di dosso senza troppi complimenti. – Ho perso la pazienza con tutti voi – disse. – Io ho visto quell'uomo non piu di una decina di volte in vita mia, eppure lo trovo straordinariamente cambiato.
Voi lo conoscete da anni, e non ve ne siete accorti.
C'e da impazzire.
Considerate quest'uomo che stiamo ascoltando Homir Munn? Per me non e l'Homir Munn che io conosco.
Tra la confusione di voci indignate, Munn grido: – Intendi dire che io sono un impostore? – Forse non nel senso comune della parola – grido Anthor – ma non di meno sempre un impostore.
Calmatevi! Chiedo di essere ascoltato.
Batte il pugno sul tavolo e torno il silenzio. – Nessuno di voi ricorda l'Homir Munn come lo ricordo io; il timido bibliotecario che non riusciva mai a parlare senza arrossire; l'uomo dalla voce incerta e nervosa che non riusciva a dire una frase senza balbettare? Secondo voi quest'uomo gli assomiglia? E sciolto, fiducioso, pieno di teorie, e per la Galassia, non balbetta.
Non e la medesima persona.
Persino Munn sembrava imbarazzato, e Pelleas Anthor continuo: – Vogliamo metterlo alla prova? – E come? – chiese Darell.
– Sei proprio tu a chiedere come? Ma e semplicissimo.
Possiedi ancora il suo diagramma encefalografico di dieci mesi fa, non e vero? Registriamone un altro e confrontiamolo.
Punto l'indice in direzione del bibliotecario accigliato e disse con veemenza: – Voglio proprio vedere se ha il coraggio di rifiutare di essere sottoposto ad analisi.
– Io non ho nulla in contrario – disse Munn. – Io sono sempre lo stesso uomo.
– Come puoi saperlo tu? – disse Anthor con disprezzo. – Ma non basta.
Non mi fido di nessuno qui.
Voglio che tutti si sottopongano a un'analisi.
C'e stata una guerra.
Munn e stato su Kalgan: Turbor a bordo di navi in tutte le zone di operazione.
Darell e Semic si sono assentati anche loro, non so per dove.
Solo io sono rimasto al sicuro, e non mi fido di nessuno di voi.
Non mi tirero indietro pero, e anch'io mi sottoporro all'analisi.
Siamo d'accordo? O volete che me ne vada per i fatti miei? Turbor scrollo le spalle e disse: – Io non ho alcuna obiezione.
– Io ho gia detto che non me ne importa – disse Munn.
Semic mosse una mano facendo un cenno d'assenso, e Anthor si volse a guardare Darell.
Finalmente, anche questi annui.
– Esaminate me per primo – disse Anthor.
L'ago traccio complicate linee sullo schermo, mentre il giovane neurologo rimaneva immobile con gli occhi spalancati, respirando pesantemente.
Dallo schedario Darell tolse il diagramma precedente di Anthor.
Lo mostro al giovane.
– E' questa la tua firma? – Si, si.
E il mio diagramma.
Adesso raffrontali.
Un dispositivo proietto il vecchio e il nuovo diagramma uno accanto all'altro su di uno schermo.
Erano rappresentate tutte e sei le curve, e nel buio si udi chiaramente la voce di Munn. – Guardate li, esiste una differenza.
– Quelle sono onde primarie del lato frontale.
Non significano nulla, Homir.
Quelle curve sono date da uno stato d'ira del soggetto.
Sono le altre che ci interessano.
Giro una manopola e le sei linee si fusero insieme coincidendo perfettamente.
Solo le curve del globo frontale erano doppie.
– Soddisfatti? – chiese Anthor.
Darell annui e prese il suo posto.
Poi fu il turno di Semic e quindi di Turbor.
In silenzio i diagrammi vennero raccolti e paragonati.
Coincidevano alla perfezione.
Munn fu l'ultimo a sedersi.
Per un attimo parve esitare, poi con un tono di voce disperato disse: – Io vengo per ultimo, sono in uno stato di tensione, spero che questo lo consideriate.
– Non ti preoccupare – disse Darell. – Nessuna emozione cosciente modifichera altre linee oltre quelle primarie, e loro non sono importanti.
I minuti passarono con una lentenza esasperante, nel silenzio piu assoluto.
Poi mentre venivano sovrapposti i due diagrammi al buio, si udi la voce di Anthor: – Certo, certo, si trattava semplicemente di un malinteso.
E questo che ci hai detto? Non sono stato affatto condizionato; e tutta una stupida credenza antropomorfica, ma guardate li! Si tratta di una coincidenza, immagino.
– Che succede? – grido Munn.
Darell poso la mano sulla spalla del bibliotecario. – Calmati, Munn, sei stato condizionato.
Sei stato influenzato da loro.
Poi torno la luce, e Munn si guardo intorno con occhi spauriti, tentando di sorridere e riuscendo solo a fare una smorfia paurosa.
– Non potete dire sul serio.
Tutto questo non ha alcun significato.
Mi state mettendo alla prova.
Ma Darell scosse semplicemente la testa. – No, no, Homir.
E vero.
Gli occhi del bibliotecario si riempirono di pianto. – Ma io non mi sento differente.
Non posso crederci.
Poi, improvvisamente adirato: – Vi siete messi d'accordo.
E una congiura contro di me.
Darell cerco di calmarlo, posandogli una mano sulla spalla, ma Munn si allontano di scatto da lui. – Avete deciso di uccidermi.
Per la Galassia, e cosi, avete deciso di uccidermi.
Con un balzo Anthor gli era sopra.
Si senti un colpo e Homir cadde a terra svenuto.
Anthor si alzo tremante e disse: – E' meglio che lo leghiamo e lo portiamo via.
Piu tardi, decideremo che fare di lui. – E si aggiusto i lunghi capelli scompigliati con la mano.
Turbor disse: – Come t'e venuto in mente di sospettarlo? Anthor si volse verso di lui e lo guardo ironicamente. – Non e stato difficile.
Vedete, io so dove si trova la Seconda Fondazione Questa rivelazione non ebbe l'effetto delle precedenti.
Semic con voce calma domando: – Sei sicuro? Intendo dire, abbiamo appena finito di discutere con Munn sul medesimo argomento.
– Non si tratta della medesima cosa – disse Anthor. – Darell, il giorno che scoppio la guerra ti ho parlato molto seriamente.
Ho cercato di farti partire da Terminus.
Allora ti avrei detto cio che sto per rivelarti, se fossi stato sicuro di potermi fidare di te.
– Intendi dire che gia da sei mesi conoscevi la risposta del nostro problema? – disse Darell sorridendo.
– L'ho scoperta il giorno in cui seppi che Arcadia era partita per Trantor.
E Darell lo guardo in faccia costernato. – Che cosa c'entra Arcadia? Che cosa vuoi dire? – Niente che non sia chiaro come la luce del sole.
Arcadia va su Kalgan e fugge per il terrore al centro della Galassia, invece che tornare a casa.
Il tenente Dirige, il nostro migliore agente su Kalgan, viene condizionato.
Homir Munn va sempre su Kalgan e ne ritorna condizionato.
Il Mulo conquista la Galassia, ma guarda caso, fa di Kalgan la capitale del suo Impero, e qualche volta mi chiedo se veramente era un conquistatore o solo uno strumento.
E sempre su Kalgan che succedono questi avvenimenti, Kalgan, nient'altro che Kalgan, l'unico mondo che malgrado la successione dei vari governatori o tiranni sia rimasto sempre intatto.
– E che cosa concludi, allora? – E' ovvio – rispose Anthor. – La Seconda Fondazione si trova su Kalgan.
Turbor lo interruppe. – Sono stato su Kalgan, Anthor.
Ero laggiu la settimana scorsa.
Se in quel pianeta esiste la Seconda Fondazione, io sono pazzo.
Personalmente, invece, penso che il pazzo sei tu.
Il giovane si volse verso di lui rosso in faccia. – In quel caso tu sei uno stupido.
Dove credi di vedere la Seconda Fondazione? In una scuola elementare? Pensi che ci sia un'insegna luminosa con su scritto «Seconda Fondazione" in verde e rosso con l'indicazione stradale? Ascoltami, Turbor.
Dovunque siano, essi formano un'oligarchia segreta.
Sono altrettanto ben nascosti nel mondo in cui viviamo, che un pianeta in tutta la Galassia.
Turbor strinse i denti. – Non mi piace il tuo atteggiamento, Anthor.
– Non mi fa ne caldo ne freddo – rispose l'altro in tono sarcastico.
– Guarda qui su Terminus.
Noi siamo il centro, il cuore, l'origine della Prima Fondazione con tutto il suo sapere nel campo della scienza fisica.
Quante persone tra tutta la popolazione sono scienziati fisici? Sei capace di far funzionare una stazione trasmittente di energia? Conosci qualcosa del funzionamento di un motore iperatomico? I veri scienziati su Terminus, proprio su Terminus, sono meno dell'uno per cento della popolazione.
"E quanti saranno nel caso della Seconda Fondazione dove sono costretti a mantenere il segreto? Ancora di meno, e rimarranno nascosti persino sul loro pianeta".
– Ma, un momento – fece notare Semic. – Se abbiamo appena sconfitto Kalgan…
– E con questo? – affermo Anthor. – Adesso stiamo celebrando la vittoria.
Le citta sono illuminate; stanno ancora lanciando i fuochi d'artificio, i televisori non trasmettono che discorsi ufficiali…
Ma ora, ora che dobbiamo di nuovo cercare la Seconda Fondazione, quale sara l'ultimo pianeta verso il quale rivolgeremo la nostra attenzione? Proprio Kalgan! "Per ora, infatti, non li abbiamo danneggiati, non seriamente.
Abbiamo distrutto alcune navi, ucciso qualche migliaio di uomini, smembrato il loro Impero, gli abbiamo sottratto una parte del loro potere economico e commerciale, ma tutto questo non significa niente per loro.
La vera classe dirigente di Kalgan e rimasta la stessa.
Al contrario, in questo modo ora sono al sicuro da ogni curiosita.
Ma io non ci sono cascato.
Che ne dici Darell? Darell scrollo le spalle. – Interessante.
Cio che non quadra pero, e il messaggio che ho ricevuto da Arcadia alcuni mesi fa.
– Un messaggio? – chiese Anthor. – E che cosa diceva? – Ebbene, non ne sono sicuro. Era formato da sole sei parole.
Ma era alquanto interessante.
– Un momento – s'intromise Semic – c'e qualcosa che non capisco.
– E che cosa sarebbe? Semic scelse le parole con cura, storcendo la bocca a ogni parola come se parlasse contro voglia. – Ebbene, solo pochi minuti fa, Homir Munn stava dicendo che Hari Seldon quando ha parlato della Seconda Fondazione ci stava ingannando.
Ora invece dici che non e stato cosi, ossia che Seldon non ci ingannava.
Ho capito bene? – Esatto, non ci voleva ingannare.
Seldon ha detto che aveva creato due Fondazioni e cosi e.
– Benissimo.
Ma ha anche detto qualche cos'altro.
Ha detto che avrebbe creato le due Fondazioni ai capi opposti della Galassia.
Ora giovanotto, come spieghi che Kalgan non si trova all'altro capo della Galassia? Anthor sembrava seccato. – Il problema e insignificante.
Probabilmente ha detto cosi per nascondere meglio la loro dislocazione.
Ma d'altra parte, pensaci bene.
Per quale scopo avrebbe dovuto dislocare i maestri della mente tanto lontani dalla Prima Fondazione? Qual e la loro funzione? Fare in modo che il Progetto non fallisca.
Chi sono gli artefici della Storia? Siamo noi, la Prima Fondazione.
Dove ci possono osservare meglio, allora, per seguire i loro fini? All'altro capo della Galassia? Ridicolo! Da cinquanta parsec di distanza mi pare molto piu ragionevole.
– I tuoi ragionamenti filano – osservo Darell. – Sembrano giusti.
Ma un momento, Munn ha ripreso conoscenza da un bel po tempo e propongo che lo si sciolga.
Non ci puo fare alcun male.
Anthor non sembrava d'accordo, ma Homir annui vigorosamente.
Pochi attimi dopo stava strofinandosi i polsi.
– Come ti senti? – chiese Darell.
– Male – rispose Munn seccato, – ma non fa nulla.
C'e una cosa che voglio chiedere a questo giovanotto tanto intelligente.
Ho ascoltato quello che dicevi poco fa, e mi e venuto in mente di chiederti quale sara la nostra prossima mossa.
Nessuno rispose e sembravano tutti imbarazzati.
Munn sorrise amaramente. – Bene, ammettiamo pure che Kalgan sia la Seconda Fondazione.
Chi sono i "nostri nemici» su Kalgan? Come intendi trovarli? In che modo vuoi affrontarli? – Forse – rispose Darell, – ti sembrera strano, ma sono in grado di rispondere alla tua domanda.
Volete che vi dica che cosa abbiamo fatto io e Semic in questi ultimi sei mesi? Questo ti fara capire, Anthor, la ragione per la quale non sono voluto andare su Trantor.
"In primo luogo – continuo – stavo lavorando all'analisi encefalografica per uno scopo ben preciso.
Identificare un uomo della Seconda Fondazione e un problema molto piu difficile che non identificarne uno condizionato.
Non sono riuscito a risolvere del tutto il problema, ma ci sono arrivato molto vicino.
Qualcuno di voi sa forse come funziona il controllo emotivo? E stato un argomento molto popolare tra i romanzieri fino all'avvento del Mulo, e sull'argomento sono state scritte molte sciocchezze.
La maggior parte della gente ha considerato l'argomento come qualcosa di occulto e misterioso.
Naturalmente non e cosi.
Che la mente sia una sorgente di miriadi di minuscoli campi elettromagnetici, lo sappiamo tutti.
Ogni impulso emotivo modifica questi campi in modo piu o meno complicato, e anche questo dovreste saperlo tutti.
Ora, e possibile immaginare una mente che capti questi cambiamenti e che li corregga.
Questo significa che deve esistere un organo apposito capace di captare gli schemi cerebrali con i quali viene in contatto.
Come avvenga tutto questo, non lo so, ma non ha importanza.
Se io fossi cieco, per esempio, potrei ugualmente imparare il significato dei fotoni e dei quanta e mi sembrerebbe ragionevole che l'assorbimento di un fotone di tale energia creasse dei mutamenti chimici in qualche organo del corpo tali da poter essere individuati.
Ma, naturalmente, non sarei in grado di capire i colori.
Mi seguite tutti? Anthor annui sicuro, mentre gli altri si guardavano perplessi.
– Un tale ipotetico organo di risonanza mentale, riuscendo a regolarsi sui campi emessi dalle altre menti, potrebbe riuscire a leggere le emozioni, o come si dice piu comunemente a leggere le menti, che in effetti e qualcosa di molto piu difficile.
Partendo da questo presupposto, e facile immaginare un organo simile che riuscisse addirittura a imporre un cambiamento nella mente altrui.
Essendo in possesso di un campo piu forte, puo influenzare quelli piu deboli, pressappoco come un magnete forte puo orientare i poli atomici di una barra di metallo e la lascia in seguito magnetizzata.
"Ho chiarito la matematica della Seconda Fondazione nel senso che ho impostato una funzione che puo predire la combinazione tra diversi tracciati neuronici.
Questa permetterebbe il costituirsi di un organo come quello che ho appena descritto, ma, sfortunatamente, la funzione e troppo complessa per essere risolta dalle apparecchiature matematiche fino a oggi conosciute.
E un gran peccato, perche significa che io non posso intercettare una "Mente influenzante", per mezzo solamente del suo diagramma encefalografico.
"Ma potrei fare qualcos'altro.
Con l'aiuto di Semic potrei costruire uno "Staticizzatore Mentale".
Non e aldila delle possibilita della scienza moderna la creazione di una sorgente energetica in grado di duplicare un diagramma di tipo encefalografico in un campo elettromagnetico.
Inoltre, lo si puo fare oscillare a caso, creando una specie di "rumore", o di "silenzio", statico che mimetizzi le altre menti con le quali si trovi in contatto.
Mi seguite ancora?" Semic sorrise.
Aveva collaborato ciecamente a questa macchina, ma si rendeva conto di aver intuito giusto.
Il vecchio aveva qualche altro trucco di riserva…
Anthor disse: – Mi pare di si.
– L'apparecchio – riprese Darell, – e abbastanza facile da costruire, e io avevo a mia disposizione tutte le risorse della Fondazione, essendo a capo dell'ufficio Ricerca e Sviluppo.
In questo momento gli uffici del Sindaco e le Assemblee legislative sono circondati dagli Staticizzatori Mentali.
E lo sono ugualmente la maggior parte delle nostre fabbriche e anche questo edificio.
Infine, possiamo mettere al sicuro dalla Seconda Fondazione e da qualsiasi futuro Mulo tutti i luoghi che desideriamo.
E questo e tutto.
Termino con molta semplicita con un aereo gesto con la mano.
Turbor sembrava annichilito dallo stupore. – Dunque, e finita.
Per il Grande Seldon! E finita.
– Non esattamente – disse Darell.
– Come, non esattamente? C'e ancora dell'altro? – Si, noi non abbiamo ancora saputo localizzare la Seconda Fondazione.
Anthor rantolo: – Che cosa stai cercando di dire? – Si, proprio cosi.
Kalgan non e la Seconda Fondazione.
– E come lo sai? – E' facile – grugni Darell. – Perche io so dove realmente si trova la Seconda Fondazione.
Turbor scoppio a ridere all'improvviso: una gran risata, che lo lascio senza fiato.
Scosse debolmente la testa e disse: – Per la Galassia! Questo continuera per tutta la notte.
Uno dopo l'altro ci facciamo avanti con le nostre teorie fasulle.
Ci divertiamo, ma non concludiamo niente.
Per lo spazio! Forse tutti i pianeti sono la Seconda Fondazione.
Puo darsi che non abbiano un loro proprio pianeta ma abbiano sparso i loro uomini su tutti i corpi celesti.
E che cosa importa in fondo, dal momento che Darell ci assicura che abbiamo una difesa insormontabile? Darell sorrise con amarezza. – Una difesa perfetta – disse, – non basta, Turbor.
Anche il mio Staticizzatore Mentale serve soltanto a proteggerci.
Non possiamo rimanere all'erta in eterno, pronti ad affrontare un nemico sconosciuto.
Noi dobbiamo sapere chi e e come bisogna combatterlo.
Esiste infatti un ben determinato pianeta dov'e nascosto il nostro nemico.
– Vieni al dunque – disse Anthor preoccupato. – Come hai avuto le tue informazioni? – Arcadia – disse Darell, – mi ha spedito un messaggio, e, prima di riceverlo, non mi era mai venuto in mente cio che poi si e dimostrato cosi ovvio.
Probabilmente non me ne sarei accorto mai.
Eppure il messaggio era semplice: Un circolo non ha un capo.
Capite? – No – rispose Anthor testardo, ed evidentemente espresse anche l'opinione degli altri.
– Un circolo non ha un capo – ripeta Munn soprappensiero e aggrotto le sopracciglia.
– Eppure – disse Darell impaziente, – per me e stato chiarissimo…
Qual e l'unico fatto certo che sappiamo della Seconda Fondazione? Noi sappiamo che Hari Seldon ha dislocato la Seconda Fondazione all'altro capo della Galassia.
Homir Munn ha espresso l'opinione che Seldon abbia mentito.
Pelleas Anthor ha supposto che Hari Seldon avesse detto la verita fino a un certo punto, mentendo invece sulla vera dislocazione della Seconda Fondazione.
Io invece vi dico che Hari Seldon non ha mentito in nessun particolare: ha detto l'assoluta verita.
Ma che cos'e l'altro capo? La Galassia e piatta, a forma di lente.
Se la si taglia con una sezione orizzontale si ottiene un circolo, e un circolo non ha una prua vera e propria, come ha supposto Arcadia.
Noi, la Prima Fondazione, siamo su Terminus, all'estremita di questo circolo.
Noi, per definizione, siamo il capo estremo della Galassia.
Ora ne seguiamo la circonferenza e non troverete mai un altro capo.
Tornerete semplicemente al punto di partenza.
E proprio li troverete la Seconda Fondazione.
– Li – ripete Anthor. – Intendi dire qui? – Si, proprio qui! – urlo Darell. – In quale altro luogo potrebbe essere? Tu stesso hai detto che gli uomini della Seconda Fondazione erano i guardiani del Progetto Seldon, era impossibile che venissero collocati sul cosiddetto capo opposto della Galassia, dove sarebbero stati isolati.
Tu hai pensato che cinquanta parsec fossero una distanza piu che sufficiente.
Io invece ti dico che era una distanza troppo grande.
Che nessuna distanza sarebbe stata ancora piu sensata.
E quale posto piu sicuro? Chi si sarebbe messo a cercarli qui? E il solito principio del luogo piu ovvio che e meno sospettabile.
E perche il povero Ebling Mis era rimasto tanto sorpreso per la scoperta? S'era messo alla ricerca disperata della Seconda Fondazione per metterla in guardia, per scoprire che il Mulo aveva conquistato tutt'e due le Fondazioni in un colpo solo.
E perche anche lo stesso Mulo falli nella sua ricerca? Ma e ovvio.
Se si cerca il nemico, ben difficilmente lo si cerca tra i pianeti gia conquistati.
In questo modo i padroni della mente, con tutto comodo, riuscirono a preparare il loro piano e a sconfiggere il Mulo.
E tutto cosi semplice.
Poiche noi siamo qui con i nostri diagrammi e i nostri piani, credendo di mantenere il nostro segrete, mentre ci troviamo esattamente nel cuore della roccaforte nemica.
E una situazione umoristica.
Anthor era ancora scettico. – Sul serio, Darell, tu credi in questa tua teoria? – Certamente.
Allora uno qualsiasi dei nostri vicini, un passante qualunque, potrebbe essere un uomo della Seconda Fondazione, con la mente pronta a captare ogni nostro impulso emotivo.
– Esattamente.
– E ci e stato permesso finora di continuare il nostro lavoro, senza intralci? – Senza intralci? Chi ti dice che non siamo stati molestati? Tu, tu stesso, hai dimostrato che Munn e stato condizionato.
Chi ti dice che l'idea di mandarlo su Kalgan non ci fosse stata inculcata appositamente, e che Arcadia ci abbia ascoltato e abbia seguito Munn su Kalgan di sua spontanea volonta? Siamo stati intralciati nel nostro lavoro senza posa, probabilmente.
E dopotutto, perche dovrebbero fare di piu di quanto non possano? E' molto piu vantaggioso per loro indirizzarci male che fermarci.
Anthor medito per alcuni istanti, poi parlo con espressione soddisfatta: – Bene, in ogni caso la faccenda non mi piace.
Il tuo Staticizzatore Mentale non vale un'acca.
Non possiamo stare chiusi in casa per sempre ed essere perduti appena usciamo.
A meno che tu non riesca a costruire un apparecchio portatile per ogni abitante della Galassia.
– Non credere, Anthor, non siamo cosi indifesi.
Questi uomini della Seconda Fondazione sono provvisti di un senso di cui noi manchiamo.
E la loro forza ma anche la loro debolezza.
Per esempio esiste un'arma di offesa che abbia effetto contro un uomo provvisto della vista e che invece sia completamente innocua contro un cieco? – Certo – affermo Munn, – una luce negli occhi.
– Esattamente – disse Darell, – una luce forte e abbagliante.
– E allora? – chiese Turbor.
– L'analogia mi pare chiara.
Io ho costruito uno Staticizzatore Mentale.
L'ho dotato di un diagramma mentale artificiale che per un uomo della Seconda Fondazione corrisponde a una luce.
Ma il mio Staticizzatore e un apparecchio caleidoscopico.
Cambia rapidamente e di continuo, ben piu velocemente di quanto la mente possa afferrare.
Adesso, immaginiamo che emani una luce intermittente, del tipo che darebbe il mal di testa se la si mantiene abbastanza a lungo.
Ora intensifichiamo questo campo magnetico o questa luce fino a farla diventare abbagliante, e l'apparecchio procurera fitte atroci.
Ma solamente per coloro che sono provvisti del senso adatto, non per gli altri.
– Davvero? – disse Anthor. – L'hai mai provato? – E su chi? Naturalmente no.
Ma funzionera.
– Bene, dove si trovano i comandi che forniscono a questa casa il campo protettivo? Mi piacerebbe vederli.
– Eccoli qui – Darell si frugo in tasca.
Era un oggetto dalle proporzioni minuscole.
Glielo lancio tra le mani.
Anthor lo esamino accuratamente e scrollo le spalle. – Non ci capisco proprio niente.
Darell, che cos'e che non devo toccare? Non vorrei eliminare il dispositivo di difesa di questa casa per sbaglio.
– Non c'e pericolo: quel comando e chiuso e nascosto – disse Darell con aria indifferente.
– E a che serve questa manopola? – Quella varia gli intervalli dei diagrammi mentali.
Questa qui, varia l'intensita.
Era quella la manopola alla quale mi riferivo.
– Posso… – chiese Anthor, con le dita sull'interruttore.
Gli altri erano intorno a lui.
– E perche noi? – disse Darell scrollando le spalle. – Non avra alcun effetto su di noi.
Lentamente, quasi esitante, Anthor giro la manopola, prima in una direzione, poi nell'altra.
Turbor stringeva i denti, mentre Munn batteva le palpebre rapidamente.
Era come se cercassero disperatamente di avvertire un impulso che non avrebbero mai potuto sentire essendo sprovvisti dell'apparato sensitivo adatto.
Infine Anthor scrollo la testa e restitui la piccola scatola a Darell.
Bene, penso che dovremo fidarci della tua parola.
Ma indubbiamente non mi e sembrato che accadesse niente quando ho girato la manopola.
– Ma per forza, Anthor – disse Darell con un sorriso ironico.
Quello che ti ho dato, non funzionava.
Vedi, ne ho qui un altro. – E detto cio apri la giacca e aziono un comando di una scatola del tutto simile alla precedente, che gli pendeva dalla cintura.
Con un urlo Pelleas Anthor cadde al suolo.
Si rotolo in agonia, pallido, strappandosi disperatamente i capelli.
Munn indietreggio allontanandosi da quel corpo agonizzante.
Semic e Turbor sembravano due statue di gesso, immobili e pallidi com'erano.
Darell giro ancora una volta la manopola.
Anthor ebbe ancora un paio di sussulti, poi giacque immobile.
Era ancora in vita e rantolava debolmente.
– Mettetelo sul divano – disse Darell, afferrando il giovane per le spalle. – Aiutatemi.
Turbor si abbasso e lo prese per i piedi.
Era come sollevare un sacco dal pavimento.
Poi dopo alcuni minuti, il respiro torno normale e Anthor apri gli occhi.
La sua faccia era d'un giallo orribile, i capelli e i vestiti erano bagnati di sudore, e la sua voce era quasi irriconoscibile.
– Non farlo di nuovo! – mormoro. – Tu non sai… tu non sai… – e ricadde con la testa sul cuscino.
– Non l'azionero piu – promise Darell, – se tu ci dirai la verita.
Appartieni alla Seconda Fondazione? – Un po d'acqua per favore – imploro Anthor.
– Turbor, vai a prendere l'acqua – disse Darell, – e porta la bottiglia del whisky.
Ripete la domanda dopo aver fatto ingoiare ad Anthor un bicchierino di whisky e due bicchieri d'acqua.
Il giovane sembro sentirsi meglio…
– Si – disse, – sono un membro della Seconda Fondazione.
– Che si trova su Terminus? – lo incalzo Darell.
– Si, si.
Hai azzeccato ogni particolare, Darell.
– Bene! Ora spiegaci che cosa e successo in questi ultimi sei mesi.
Parla! – Ho bisogno di dormire – sussurro Anthor.
– Piu tardi.
Ora parla! Il giovane tossi debolmente.
Poi parlo a bassa voce e in fretta.
Gli altri si chinarono su di lui per afferrare ogni parola. – La situazione stava diventando pericolosa.
Sapevamo che gli scienziati di Terminus avevano incominciato a interessarsi ai diagrammi cerebrali e che c'era il pericolo che riusciste a fabbricare uno strumento simile allo Staticizatore Mentale.
I nemici della Seconda Fondazione ogni giorno diventavano piu numerosi.
Dovevamo fermarci senza rovinare il Progetto Seldon.
Noi…
noi abbiamo cercato di controllare il fenomeno.
Abbiamo cercato di aggregarci a voi.
In tal modo avremmo allontanato i sospetti da noi.
Abbiamo provveduto affinche Kalgan vi dichiarasse guerra per distrarvi dal vostro lavoro.
Per questa ragione ho mandato Munn su Kalgan.
La supposta amante di Stettin e una di noi.
Lei ha fatto in modo che Munn agisse cosi.
– Callia e… – disse Munn, ma Darell gli fece cenno di fare silenzio.
Anthor continuo, senza accorgersi dell'interruzione. – Arcadia segui Munn.
Non avevamo contato su questo fatto, e impossibile che fuggisse su Trantor per evitare interferenze.
E tutto qui.
Ma abbiamo perduto in ogni caso.
Hai tentato di farmi andare su Trantor, vero? domando Darell.
Anthor annui. – Dovevo toglierti da qui.
La tua mente era trionfante.
Era chiaro che stavi per risolvere il problema dello Staticizzatore Mentale.
– E perche non mi hai condizionato? – Non potevo… non potevo.
Avevo ordini precisi.
Noi tutti lavoravamo secondo un piano prestabilito.
Non potevamo improvvisare niente, altrimenti si rischiava di fallire.
Ogni Piano si basa unicamente su probabilita… tu lo sai… il Progetto Seldon. – Parlava a tratti, tormentato dal dolore, e in modo quasi incoerente.
Spostava la testa da un lato all'altro e sembrava febbricitante. – Abbiamo dovuto lavorare sugli individui… non gruppi… probabilita molto basse… siamo stati sconfitti.
A parte il fatto… se io ti controllavo… un altro avrebbe inventato il tuo apparecchio… non serviva… dovevamo controllare i tempi… piu difficile…
Primo Oratore sa… non tutti gli angoli… non ha funzionato.
– Si interruppe.
Darell scosse la testa. – Non puoi addormentarti adesso.
Quanti siete? – Cosa? No… non molti… sarai sorpreso… cinquanta… non di piu.
– Tutti su Terminus? – Cinque o sei… nello spazio…
Callia… dormire.
Poi si tiro su violentemente, come se avesse radunato tutte le forze che gli rimanevano.
I suoi occhi sembravano piu vivi.
Stava tentando di dare una giustificazione alla sua sconfitta.
– Ce l'avevamo quasi fatta pero.
Avrei superato tutte le difese e ti avrei condizionato.
Avresti visto allora chi era il padrone.
Ma tu mi hai dato una manopola falsa… mi hai sempre sospettato.
E finalmente si addormento.
– Da quanto tempo lo sospettavi, Darell? – disse Turbor.
– Fin da quando e arrivato – rispose con calma. – Diceva di essere stato mandato da Kleise.
Ma io conoscevo Kleise.
E sapevo anche come ci eravamo lasciati.
Era un fanatico, e io l'avevo abbandonato.
Avevo le mie ragioni, poiche pensavo che fosse meglio lavorare da soli.
Ma non potevo dirlo a Kleise, non mi avrebbe ascoltato.
Per lui io ero un codardo un traditore, forse persino un agente della Seconda Fondazione.
Era un uomo che non perdonava e da allora fino quasi al giorno della sua morte non eravamo piu stati in contatto.
Poi improvvisamente, poche settimane prima che morisse, mi scrisse una lettera.
Una lettera affettuosa come se io fossi un suo grande amico, dove mi parlava del suo allievo piu promettente e mi proponeva di riprendere la nostra collaborazione.
La cosa mi parve assurda.
Come sarebbe potuta accadere una cosa del genere, se non fosse stato influenzato da un'altra persona? Cominciai a chiedermi se non intendesse presentarmi un vero agente della Seconda Fondazione.
E in effetti e stato cosi…
Sospiro e chiuse gli occhi per un istante.
Semic intervenne esitando: – Che ne faremo di loro… intendo dire degli uomini della Seconda Fondazione? – Non so – rispose Darell triste. – Potremmo mandarli in esilio, forse.
Su Zoranel, per esempio.
Potremmo trasferirli laggiu e saturare il pianeta con lo Staticizzatore Mentale.
I sessi potranno essere separati, o meglio ancora, sterilizzati, e in cinquant'anni la Seconda Fondazione non sara che un ricordo del passato.
O forse, una morte istantanea per tutti loro sarebbe la soluzione migliore.
– Pensi che noi potremmo imparare a usare il loro sesto senso? chiese Turbor. – Oppure sono nati con questa facolta, come il Mulo? – Non so.
Penso che si sia sviluppato attraverso un allenamento particolare, visto che nell'encefalografia esistono indicazioni che tale potenziale e latente nella mente umana.
Ma per quale ragione vorresti possedere un senso simile? Non e servito a loro.
Si fece scuro in faccia.
Non parlo, ma la sua mente era tormentata.
Era stato troppo facile… troppo facile.
Erano stati sconfitti; questi invincibili erano caduti in trappola troppo ingenuamente.
Il pensiero lo preoccupava.
Per la Galassia! Quando un uomo potra sapere se e uno strumento di qualcun altro? E come? Arcadia stava tornando a casa, e cerco di non pensare a cio che avrebbe dovuto risolvere al suo ritorno.
Sua figlia era a casa da una settimana, poi da due, ma il dottor Darell non riusciva a decidersi.
Come avrebbe potuto? Ormai non era la bambina di una volta: per una strana alchimia, era diventata donna.
Sua figlia era la sola cosa che gli rimaneva nella vita; tutto cio che gli restava di un matrimonio che non era durato piu a lungo di una luna di miele.
Poi, una sera, finalmente si decise. – Arcadia – disse cercando di apparire naturale, – che cosa ti ha fatto pensare che la Seconda Fondazione si trovava su Terminus? Erano stati a teatro, nei posti migliori provvisti di ricevitori tridimensionale personali.
Per l'occasione sua figlia aveva indossato un vestito nuovo ed era felice.
Lei lo guardo un momento senza rispondere, poi disse: – Non lo so, papa.
Mi e venuto in mente cosi.
Il dottor Darell senti il cuore gelarglisi.
– Pensa – disse – pensaci bene.
E importante.
Cosa ti ha fatto decidere che tutt'e due le Fondazioni si trovavano su Terminus? Lei aggrotto la fronte. – Ebbene, c'era Callia.
Sapevo che lei era della Seconda Fondazione.
E anche Anthor l'ha confessato.
– Ma lei si trovava su Kalgan – insiste Darell. – Che cosa ti ha fatto pensare a Terminus? Arcadia aspetto vari minuti prima di rispondere.
Che cosa l'aveva fatta decidere? Provava una sensazione orribile, come di qualcosa che non riusciva ad afferrare.
Alla fine disse: – Callia sapeva un mucchio di cose, e tutte le sue informazioni venivano da Terminus.
Ti sembra possibile, papa? Ma lui scosse la testa.
– Papa – grido – l'ho intuito.
E piu ci pensavo, piu la cosa mi sembrava giusta.
E tutto qui.
Il padre aveva lo sguardo disperato. – Cosi non va, Arcadia.
Non ci siamo.
Un'intuizione e sospettabile, quando si ha a che fare con la Seconda Fondazione.
Non capisci? Forse si e trattato di intuizione o forse sei stata condizionata! – Condizionata! Intendi dire che mi hanno cambiata? No, non e possibile. – Indietreggio. – Ma Anthor non ha forse detto che avevo ragione? Ha ammesso tutto.
E li hai trovati tutti qui su Terminus.
Non e vero forse? Non e vero? – Respirava affannosamente.
– Lo so… ma Arcadia, mi lasceresti fare un'analisi encefalografica del tuo cervello? Lei scosse la testa violentemente. – No, no! Ho troppa paura.
– Di me, Arcadia! Non c'e nulla da temere.
Ma noi dobbiamo sapere.
Capisci? Lei non oppose piu resistenza.
Ma prima che lui azionasse il contatto si aggrappo al suo braccio e gli chiese: – E se effettivamente fossi stata condizionata, papa? Che cosa farai? – Non dovremo fare niente, Arcadia.
Se tu sei cambiata, ce ne andremo.
Ritorneremo su Trantor, io e te e… e non ci occuperemo mai piu della Galassia.
Mai una analisi, per Darell, fu tanto lenta ne gli costo tanto, e quando fu finita, Arcadia chino la testa e non oso guardare.
Poi lo udi ridere e quello gli basto.
Salto in piedi e lo abbraccio stretto.
Saltellavano abbracciati l'uno all'altro. – La casa e sotto il controllo dello Staticizzatore e il tuo schema cerebrale e normale.
Li abbiamo intrappolati sul serio, Arcadia, e ora possiamo cominciare a vivere.
– Papa – balbetto lei – possiamo farci dare una medaglia ora? – Come hai saputo che avevo chiesto di non partecipare ai festeggiamenti? – La tenne stretta fra le braccia ancora un momento poi scoppio a ridere. – Che importa, tu riesci sempre a sapere tutto.
D'accordo, potrai ricevere la medaglia sul palco d'onore con tutti i discorsi ufficiali.
– Papa? – Si? – D'ora in poi, ti dispiacerebbe chiamarmi Arcady? – Ma… benissimo Arcady.
A poco a poco riusci ad assaporare interamente l'ebbrezza della vittoria.
La Fondazione, la Prima Fondazione, ora la sola Fondazione, era la padrona assoluta della Galassia.
Non esistevano altre barriere tra lei e il Secondo Impero, il coronamento del Progetto Seldon.
Avevano solo da aspettare…
Grazie a…
Una stanza su un pianeta ignoto! E un uomo il cui progetto e andato in porto.
Il Primo Oratore alzo gli occhi verso lo studente. – Cinquanta in tutto fra uomini e donne – disse. – Cinquanta martiri! Sapevano che la loro missione significava la morte o l'imprigionamento a vita e che non avevano nemmeno potuto essere condizionati poiche sarebbero stati scoperti.
Eppure non hanno esitato.
Sono andati fino in fondo senza tremare, perche amavano il grande Progetto.
– Ma non potevano essere di meno? – chiese lo studente.
Il Primo Oratore scosse la testa lentamente. – Era il limite piu basso.
Se fossero stati di meno non avrebbero convinto.
In effetti, avrebbero dovuto essere settantacinque per lasciare un lieve margine a un eventuale errore.
Ma lasciamo perdere.
Hai studiato il piano preparato dal Consiglio degli Oratori quindici anni fa? – Si, Oratore.
– E l'hai paragonato agli attuali sviluppi? – Si, Oratore. – Poi dopo una breve pausa: – Era veramente straordinario.
– Lo so.
Ogni piano e straordinario.
Se tu sapessi quanti uomini vi hanno lavorato e per quanti mesi, o meglio anni, per portarlo alla perfezione saresti meno sorpreso.
Ora, a parole, spiegami che cos'e successo.
Voglio che tu me lo traduca dai termini matematici.
– Si Oratore. – Lo studente si concentro. – Era essenziale che gli uomini della Prima Fondazione fossero assolutamente convinti di aver localizzato e distrutto la Seconda Fondazione.
In tal modo, il Progetto sarebbe tornato alla via originale.
In tal modo, Terminus non avrebbe saputo niente di noi, e non avrebbe piu contato sul nostro aiuto.
Siamo nuovamente nascosti, e salvi, e cio ci e costato cinquanta uomini.
– E perche la guerra kalganiana? – Per dimostrare alla Fondazione che erano capaci di sconfiggere i nemici fisici, e per eliminare il danno morale apportato dalla sconfitta a opera del Mulo.
– La tua analisi non e sufficiente.
Ricordati che la popolazione di Terminus aveva, nei nostri riguardi, un'attitudine bivalente.
Odiavano e invidiavano la nostra supposta superiorita tuttavia contavano sulla nostra protezione.
Se noi fossimo stati "distrutti" prima della guerra contro Kalgan, la Fondazione sarebbe stata presa dal panico.
Non avrebbe mai avuto il coraggio di resistere a Stettin, quando lui li attacco.
Solo nell'entusiasmo per la vittoria noi avremmo potuto esseri "distrutti" senza che si creassero dannosi effetti psicologici.
Se avessimo atteso anche solo un anno, forse il loro morale non sarebbe stato cosi alto.
Lo studente annui. – Capisco.
Allora il corso della storia, d'ora innanzi, procedera senza ulteriori deviazioni rispetto al Progetto.
– A meno che – fece notare il Primo Oratore – non si verifichino avvenimenti imprevisti o individuali.
– In quel caso – disse lo studente – noi esistiamo ancora.
Ma, Oratore, c'e una cosa che non sono riuscito a comprendere.
La Prima Fondazione rimane in possesso dello Staticizzatore Mentale.
E' un'arma mortale per noi.
Ora dovremo essere piu cauti.
– La tua e un'obiezione intelligente.
Ma non sanno contro chi usarla.
A poco a poco diventera uno strumento inutile; come l'analisi encefalografica diventera una scienza sterile, visto che non devono piu difendersi da noi.
Altre varianti della loro conoscenza in questo campo verranno usate per altri scopi e daranno risultati piu immediati.
E cosi la prima generazione di scienziati mentali sulla Prima Fondazione sara anche l'ultima, e fra un secolo, lo Staticizzatore Mentale non sara che uno strumento antiquato e dimenticato.
– Bene. – Lo studente stava facendo calcoli mentalmente. – Immagino che tu abbia ragione.
– Ma io desidero che tu ti renda conto soprattutto di questo giovanotto.
In futuro, quando farai parte del Consiglio degli Oratori, devi sapere soprattutto questo: il Piano e stato deviato in questa ultima decade semplicemente per l'intervento di alcuni fattori individuali.
In primo luogo, Anthor ha dovuto attirare i sospetti su di se e farli maturare in modo che venisse scoperto al momento giusto.
E questo fu abbastanza semplice.
"Ma in secondo luogo abbiamo dovuto creare un'atmosfera tale su Terminus che nessuno potesse sospettare prematuramente che la Seconda Fondazione si nascondeva nel loro stesso pianeta.
Noi abbiamo dovuto inculcare una tale conoscenza nella ragazza, Arcadia, che l'avrebbe rivelata soltanto a suo padre.
Siamo stati costretti a mandarla su Trantor, in seguito, per fare in modo che non avesse contatti con suo padre prima del tempo stabilito.
Questi due erano i due poli del motore iperatomico; ambedue inattivi senza la presenza dell'altro.
Il contatto sarebbe stato chiuso, solo al momento giusto.
A questo ci ho pensato io! E la battaglia finale doveva essere guidata con precisione.
La flotta della Fondazione doveva essere piena di fiducia nei propri mezzi, mentre la flotta di Kalgan doveva essere pronta a fuggire.
E anche a questo ho provveduto io! – A quanto pare – osservo lo studente – sembra che tu… o meglio, tutti noi… contassimo soprattutto sul fatto che il dottor Darell non sospettasse che Arcadia fosse uno strumento.
Secondo i miei calcoli e controlli esistevano piu del trenta per cento di probabilita che lui lo pensasse.
E che cosa sarebbe accaduto allora? – Avevamo considerato anche questa eventualita.
Che cosa sai tu dei Pianori del Condizionato? Che cosa sono secondo te? Non sono di certo le prove dell'introduzione di un'inclinazione emotiva.
Quello puo essere stabilito senza che risulti da alcun diagramma encefalografico.
E una conseguenza del teorema di Leffert.
– Il Pianoro del Condizionato, denota unicamente quando vi e stata una rimozione di una determinata inclinazione emotiva.
In quel caso allora appare, deve apparire.
E, naturalmente, Anthor fece in modo che il dottor Darnell apprendesse ogni particolare a proposito del Pianoro Condizionato.
Tuttavia, quando e possibile mettere sotto controllo un soggetto senza che appaia sul diagramma encefalografico? Quando non esistono inclinazioni mentali precedenti da cancellare.
In altre parole, quando l'individuo e un bambino appena nato con un apparato emotivo ancora intatto.
Arcadia Darell era la bambina nata qui su Trantor quindici anni fa, quando venne posta la prima pietra alla costruzione del nostro piano.
Lei non sapra mai di essere stata condizionata, ed e stato meglio per lei, visto che il Condizionamento implica uno sviluppo di una personalita intelligente e precoce.
Il Primo Oratore sorrise. – In un certo senso, e l'ironia di tutto questo che e tanto sorprendente.
Per quattrocento anni, un'infinita di uomini sono stati sviati dalle parole di Seldon "l'altro capo della Galassia".
Per risolvere il problema, si sono serviti della scienza fisica, misurando le distanze con il regolo e il compasso, arrivando a concludere che si trovava o all'estremo capo della Periferia ossia a centottanta gradi, oppure, percorrendo l'intero arco, al punto d'origine.
Eppure il nostro piu grande pericolo sta proprio nel fatto che effettivamente esisteva una soluzione basata sui calcoli fisici.
"Come sai, la Galassia non e semplicemente una figura ovoidale piana, e la Periferia non e nemmeno una curva chiusa.
In effetti si tratta di una doppia spirale, con l'ottanta per cento dei pianeti abitati dislocati sull'Asse Principale.
Terminus e al capo estremo di quest'asse, e noi ci troviamo al capo opposto, perche, qual e il capo opposto di una doppia spirale? Ovviamente il centro.
Ma questa piu che altro e una spiegazione empirica.
"Il problema sarebbe stato risolto immediatamente, se coloro che indagavano si fossero ricordati che Hari Seldon era un sociologo, e non uno scienziato fisico, e avessero di conseguenza ragionato in modo sociologico.
Che cosa puo significare "lato opposto" in sociologia? I due estremi di una mappa? No di certo.
Quella e un'interpretazione puramente meccanica.
La Prima Fondazione si trovava alla Periferia, dove il Primo Impero era piu debole, dove la sua influenza civilizzatrice era minima, dove il suo benessere e la sua cultura non potevano giungere.
"E dov'e l'opposto sociologico della Galassia"? Nel luogo dove il Primo Impero era piu forte, dove la sua influenza civilizzatrice era piu vigorosa, dove la sua cultura e il suo benessere erano presenti in misura maggiore.
Qui! Qui al centro! Su Trantor, capitale dell'Impero all'epoca di Seldon.
"Hari Seldon lascio dietro di se Seconda Fondazione perche mantenesse, migliorasse, estendesse il suo lavoro.
Questo si sapeva negli ultimi cinquant'anni o e stato supposto.
Ma dove avrebbe potuto adempiere la sua funzione in modo migliore? Su Trantor, dove aveva lavorato il gruppo Seldon, dove erano raccolti tutti i dati e le documentazioni di decenni.
La Seconda Fondazione aveva inotre il compito di proteggere il Progetto contro gli eventuali nemici.
Anche questo lo si sapeva! E dov'era il piu grande pericolo per la Fondazione e il Progetto? Qui! Qui su Trantor, dove l'Impero sebbene morente avrebbe potuto, per tre secoli, distruggere la Fondazione, se solamente l'avesse deciso.
"E quando Trantor venne saccheggiata e interamente distrutta, un centinaio di anni fa, noi fummo naturalmente in grado di proteggere i nostri capisaldi, e dell'intero pianeta rimasero intatti solamente la Libreria Imperiale e l'area dell'Universita.
Questo tutti lo sapevano nella Galassia ma nessuno ne comprendeva il significato.
Fu qui su Trantor che Ebling Mis scopri il nostro nascondiglio; e fu qui che noi gli impedimmo di rivelare la sua scoperta.
Per raggiungere questo scopo, fu necessario fare in modo che una normale ragazza della Fondazione riuscisse a sconfiggere i terribili poteri di mutante del Mulo.
Certamente un tale fenomeno avrebbe attratto l'attenzione sul pianeta nel quale si era verificato.
E fu qui che studiammo il Mulo e preparammo la sua fine.
Fu qui che nacque Arcadia, dando inizio alla prima mossa che avrebbe corretto la deviazione subita del Progetto Seldon.
"Tutti questi spiragli che minacciano la segretezza della nostra dislocazione non vennero notati perche Seldon aveva parlato del "lato Opposto" della Galassia, a modo suo, mentre gli altri l'avevano interpretato a modo loro.
Il Primo Oratore da tempo ormai aveva cessato di parlare con lo studente.
Piu che altro stava esponendo a se stesso, mentre appoggiato alla finestra osservava l'incredibile luce del firmamento: l'immensa Galassia salva per sempre.
– Hari Seldon chiamo Trantor Fine di Stella, con un'immagine poetica.
Tutto l'universo un tempo era guidato da questa rocca.
Tutte le strade portano a Trantor, dice un vecchio proverbio, quindi qui e la fine delle stelle.
Dieci mesi prima, il Primo Oratore aveva contemplato, pieno di timori, quel medesimo firmamento: in nessun altro luogo si trovavano tante stelle, come al centro di quel colossale insieme che l'Uomo chiama Galassia.
In quel momento, invece, sulla faccia rossiccia e paffutta di Preem Palver, Primo Oratore, c'era un'espressione soddisfatta.