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La macchina scura correva veloce sulla distesa di neve. Holt non aprì bocca durante tutto il tragitto; continuava a rivedere con gli occhi della mente la figura immobile di McDermott, e non riusciva a pensare ad altro. Aveva ancora nelle narici l’odore di morte e di decadimento, e negli occhi il bagliore folle dello sguardo del suo nemico che lo implorava di ucciderlo.

Trovò la sua famiglia radunata all’ingresso. Erano tutti pallidi e tesi e avrebbero voluto subissarlo di domande, ma non osavano; toccava a lui parlare per primo.

«McDermott» disse «è vecchio, malato e pazzo. I suoi familiari sono morti o se ne sono andati. Fa pena e disgusto a guardarlo. Non voglio parlare più di lui.»

Senza aggiungere altro, salì in sala comando, e andò subito alla finestra: sulla distesa di neve si scorgevano le tracce lasciate dalla sua macchina, e la torre di McDermott scintillava al sole.

D’un tratto, Holt sentì i muri tremare e udì un sibilo lacerante. Si affrettò a chiedere spiegazioni ai robot di guardia, e uno di essi rispose: «Il Maniero McDermott ci sta attaccando, signore. Abbiamo appena respinto un bombardamento ad alta tensione».

«Gli schermi hanno subito qualche danno?»

«No, signore. Dobbiamo preparare il contrattacco?»

«No» rispose Holt mentre un sorriso gli si dipingeva sul volto. «Limitatevi a prendere le misure difensive. Estendete gli schermi fino al confine e manteneteli costantemente in funzione. Fate in modo che McDermott non possa danneggiarci. Vuole provocarmi, ma non ci riuscirà.»

Si avviò verso il quadro dei comandi, e le sue mani nodose carezzarono i congegni con un gesto pieno di affetto. Finalmente, pensava, erano scesi in guerra; i cannoni del Maniero McDermott sparavano a tutto spiano. Ma i colpi venivano subito deviati dagli schermi, le armi del nemico erano troppo deboli per danneggiarlo.

Adesso avrebbe potuto impunemente distruggere McDermott e il suo Maniero, ma non l’avrebbe fatto, come non aveva girato l’interruttore che avrebbe permesso ad Andrew McDermott di morire subito.

Quel vecchio pazzo non aveva capito: non era crudeltà, ma solo l’egoismo a impedirgli di ucciderlo. In tutti quegli anni, Holt aveva evitato di sferrare un attacco che gli avrebbe dato la vittoria. Provava un vago senso di compassione per quel paralitico imprigionato nel bagno vitale, ma era certo che non l’avrebbe mai ucciso.

“Quando te ne sarai andato tu, Andrew, chi mi resterà da odiare?”

Questo, e nessun altro, era il motivo per cui non lo aveva ucciso.

Michael Holt sbirciò attraverso il grosso vetro di sicurezza e vide lo spiazzo di terra bruna, la distesa di neve interrotta dalle impronte della sua macchina e l’orrenda bruttezza del Maniero McDermott. Gli si torsero le viscere allo spettacolo di quell’odiata costruzione di metallo che si stagliava sull’orizzonte, e rammentò com’era bello il panorama, cent’anni prima, quando McDermott non aveva ancora costruito il suo Maniero.

Holt accarezzò i comandi delle sue armi come se fossero i seni di una fanciulla, poi, rigido e lento, si allontanò dal quadro, e sprofondò in poltrona ad ascoltare il rombo dei colpi che inutilmente McDermott lanciava contro le difese del Maniero Holt, mentre cadeva il crepuscolo invernale.

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