CAPITOLO QUARTO Gli alti giovani

Il suono della pietra battuta sulla pietra, duro e privo d'echi, echeggiò tra i tetti e le mura incomplete della Città Invernale e raggiunse le alte tende rosse che le circondavano da ogni lato. Ak, ak, ak, ak, continuò il suono a lungo, finché d'improvviso gli si unì un secondo rumore che gli fece da contrappunto: kadak, ak, ak, kadak. Un terzo si aggiunse, con un timbro più acuto, formando un ritmo incespicante; poi un altro, e un altro ancora, e tanti altri, finché ogni intervallo si perse nell'acciottolio costante del suono, nella valanga di colpi secchi ed acuti della pietra picchiata sulla pietra, e nella valanga i singoli ritmi di battuta vennero sommersi, resi indistinguibili.

Quando la valanga sonora precedette senza soluzione di continuità, mirabilmente sostenuta, il più Anziano degli Uomini di Askatevar uscì lentamente dalla propria tenda e passò tra l'arcipelago di tende e fuochi da campo da cui s'innalzava il fumo, nella luce inclinata di un tardo pomeriggio degli ultimi giorni d'autunno. Rigido e pesante, il vecchio attraversò da solo l'accampamento della sua gente ed oltrepassò la porta della Città Invernale, segui un sentiero o una strada che passava con infinite giravolte fra i tetti di legno delle case — questi erano simili a tende, poiché le case non avevano pareti al di sopra del livello del terreno — e giunse a uno spiazzo aperto, in mezzo ai cocuzzoli dei tetti. Laggiù erano seduti circa cento uomini, con il mento appoggiato alle ginocchia, ed erano intenti a picchiare una pietra sull'altra, senza interruzione, presi dalla trance ipnotica e priva di toni della percussione stessa. Wold si sedette a sua volta, così completando il cerchio. Raccolse il più piccolo di due ciottoli consumati dall'acqua che gli stavano di fronte, e con piacevole pesantore lo batté sul ciottolo di maggiori dimensioni: Klak! klak! klak! A destra e a sinistra di lui l'acciottolio continuava senza posa: rintronante ruggito di rumore senza regola, in mezzo al quale si poteva discernere di tanto in tanto un frammento di ritmo. Il ritmo svaniva, ritornava, costituito da un'accidentale concatenazione di colpi. Quando ritornò, Wold lo colse, lo segui e lo tenne. Adesso, alle sue orecchie, il ritmo dominava il suono complessivo. Poi anche il suo vicino di sinistra cominciò a picchiare all'unisono con il ritmo tenuto da Wold, e le loro due pietre presero ad alzarsi e a ricadere insieme; poi anche il suo vicino di destra. Poi altri ancora, in vari punti del cerchio, presero a batterlo, picchiando insieme. Il ritmo si liberò del rumore, se ne impadronì, e costrinse ogni voce dissenziente a rientrare entro il suo unico ritmo ininterrotto: il concorde, robusto battito del cuore degli Uomini dell'Askatevar, che picchiavano e picchiavano, senza posa.

Era questa l'unica loro musica, l'unica loro danza.

Infine, un uomo balzò in piedi e raggiunse il centro del cerchio. Aveva il petto nudo, sulle gambe e sulle braccia s'era dipinto strisce nere, e i suoi capelli formavano una nuvola nera che gli circondava la faccia. Il ritmo si alleggerì, s'indebolì, si estinse. Silenzio.

— Il corriere giunto dal nord ci ha portato la notizia che i Gaal seguono il Sentiero della Costa, e giungono con grandi forze. Sono arrivati a Tlokna. L'avete saputo?

Mormorio d'assenso.

— Ora ascoltate l'uomo che ha convocato questo Pestaggio — gridò lo sciamano-cerimoniere; e Wold si alzò in piedi con difficoltà. Rimase immobile al suo posto, fissando davanti a sé: era massiccio, coperto di cicatrici, incrollabile: un vecchio macigno in forma umana.

— Un Nato Lontano si è presentato alla mia tenda — egli disse infine, con la sua voce profonda, indebolita dall'età. — È un loro capo, a Landin. Ha detto che i Nati Lontano sono pochi, e che chiedono l'aiuto degli uomini.

Un mormorio da parte dei capi di clan e di famiglie che sedevano senza muoversi, con il mento appoggiato alle ginocchia, a formare il circolo. Al di sopra del cerchio, al di sopra dei tetti di legno che li circondavano, molto in alto nella luce fredda e dorata, un bianco uccello volava in cerchio, annunciando l'inverno.

— Questo Nato Lontano ha detto che la Migrazione non si svolge sotto forma di clan e di tribù, ma sotto forma di un'unica orda; molte migliaia di Gaal condotti da un grande capo.

— Come lo sa? — ruggì qualcuno. Il protocollo non era troppo stretto nei Pestaggi di Tevar; Tevar, a differenza di varie altre tribù, non era mai stata dominata dagli sciamani. — Aveva degli esploratori a nord! — gli urlò come risposta Wold. — Ha detto che i Gaal assediano le Città Invernali e le catturano. È la stessa cosa che il corriere ci ha riferito a proposito di Tlokna. Il Nato Lontano dice che i guerrieri di Tevar dovrebbero unirsi con i Nati Lontano e con gli uomini del Pernmek e dell'Allakskat, salire fino al nord del nostro Territorio, e far deviare lateralmente la Migrazione, verso il Sentiero delle Montagne. Queste le cose che ha detto e che io ho ascoltato. Tutti le avete ascoltate?

L'assenso fu poco compatto e alquanto turbolento, ed immediatamente si alzò in piedi un capo di clan. — Anziano! Dalla tua bocca ascoltiamo la verità ogni volta. Ma quando mai un Nato Lontano ha detto la verità? Quando mai gli uomini hanno dato ascolto ai Nati Lontano? Io non ascolto nulla di ciò che questo tuo Nato Lontano abbia detto. Che importa, se anche la sua Città scomparisse a causa della Migrazione? Laggiù non abita alcun uomo! Che muoiano pure: quando saranno morti, noi uomini potremo impadronirci del loro Territorio!

Colui che aveva parlato, Walmek, era un uomo scuro e massiccio, sempre pieno di parole; Wold non aveva mai provato troppa simpatia per lui, e tale mancanza di simpatia influì sulla sua risposta: — Ho ascoltato Walmek. Non per la prima volta. I Nati Lontano sono uomini oppure… oppure che cosa? Nessuno può dirlo. Forse sono davvero caduti dal cielo, come dice la leggenda. O forse no. Nessuno è caduto dal cielo nel corso di quest'Anno… I Nati Lontano hanno l'aspetto degli uomini; combattono come gli uomini. Le loro donne sono come le donne, e questo posso garantirvelo di persona! Posseggono una certa saggezza. È meglio dare retta alle loro parole… — Il suo accenno alle donne dei Nati Lontano aveva fatto sorridere tutti, in quel cerchio di persone compassate, ma egli rimpianse di averlo fatto. Era sciocco ricordare loro i suoi antichi legami con gli stranieri. Ed era sbagliato… quella donna era stata sua moglie, in fin dei conti…

Si rimise a sedere, confuso, così indicando che aveva terminato di parlare.

Alcuni degli altri uomini, comunque, erano rimasti talmente impressionati dal racconto del corriere e dall'avviso di Agat da mettersi a discutere con quelli che minimizzavano le notizie o le ritenevano infondate. Uno dei figli Nati in Primavera di Wold, Umaksuman, che amava le incursioni e le avventure, parlò chiaramente a favore del piano di Agat di marciare fino al confine.

— È un trucco per allontanare i nostri uomini, per condurli a nord del Territorio, dove le prime nevi li bloccheranno, mentre intanto i Nati Lontano ci ruberanno le mandrie e le mogli e saccheggeranno i granai, qui nella Città Invernale. Non sono uomini, non c'è niente di buono in loro! — inveì Walmek. Raramente aveva trovato un soggetto così adatto per inveirci sopra.

— Ecco che cosa hanno sempre desiderato: le nostre donne. Non c'è da stupirsi che siano diminuiti di numero e che stiano per finire, non partoriscono altro che mostri. Desiderano le nostre donne, in modo da poter allevare figli umani come se fossero loro! — Era un capofamiglia alquanto giovane, molto eccitato. — Aagh! — brontolò Wold, disgustato per quell'accozzaglia confusa di informazioni false, ma continuò a sedere e lasciò che fosse Umaksuman a mettere a posto quel tale.

— E se invece il Nato Lontano avesse detto la verità? — continuò Umaksuman. — E se i Gaal scendessero lungo il nostro Territorio tutti insieme, migliaia e migliaia? Saremmo pronti a combatterli?

— Ma le mura non sono finite, le porte non sono alzate, l'ultimo raccolto non è ancora stato immagazzinato — disse un vecchio. E questo, più che la sfiducia verso gli stranieri, era il nucleo del problema. Se gli uomini abili fossero marciati a nord, le donne, i bambini e i vecchi sarebbero riusciti a terminare tutto il lavoro di preparazione della Città Invernale prima che l'Inverno li raggiungesse? Forse sì, forse no. Era un rischio assai forte, perché lo si potesse correre basandosi sulle parole di un Nato Lontano.

Wold stesso non aveva preso alcuna decisione, e pareva volersi attenere a quella degli Anziani. Il Nato Lontano Agat gli piaceva, e pensava che non fosse né un illuso né un mentitore; ma non si può mai dire. Tutti gli uomini erano stranieri l'uno all'altro, a volte, e non solo gli stranieri. Come si poteva dirlo? Forse i Gaal stavano davvero scendendo in forma di esercito. Certamente l'Inverno era prossimo. Quale nemico affrontare per primo?

Gli Anziani parevano propensi a non assumersi iniziative, ma la fazione di Umaksuman riuscì a prevalere, almeno per quanto riguardava l'invio di corrieri ai due Territori limitrofi, Allakskat e Pernmek, per sentire le loro opinioni sul progetto di una comune difesa. Questa fu l'unica decisione che venne presa; lo sciamano slegò lo sparuto hann che aveva portato nell'evenienza che si giungesse a decidere a favore della guerra, e che la decisione dovesse venire suggellata da una lapidazione, e gli Anziani si allontanarono.

Wold sedeva nella sua tenda insieme con gli uomini del suo Clan, di fronte a una buona scodella di bhan caldo, quando dall'esterno giunsero dei clamori. Umaksuman uscì, urlò a tutti di fare largo, e rientrò nella grande tenda preceduto dal Nato Lontano Agat.

— Benvenuto, Alterra — disse il vecchio, e con un'occhiata maliziosa all'indirizzo dei due nipoti: — Vuoi sederti a mangiare con noi?

Gli piaceva stupire la gente; gli era sempre piaciuto. Era questo il motivo che lo spingeva a correre sempre dai Nati Lontano, nei tempi antichi. E questa azione servi a liberargli la mente dalla vaga vergogna che continuava a provare da quando aveva parlato, davanti agli altri uomini, della ragazza Nata Lontano che era stata sua moglie, tanto tempo addietro.

Agat, calmo e serio come prima, accettò l'invito e mangiò a sufficienza per dimostrare che aveva preso sul serio l'ospitalità; attese che tutti finissero di mangiare e che la moglie di Ikwet fosse sgattaiolata via in tutta fretta, portando via gli avanzi. Infine disse: — Anziano, ti ascolto.

— Non c'è molto da ascoltare — rispose Wold. Ruttò. — I corrieri stanno viaggiando verso il Pernmek e l'Allakskat. Ma pochi hanno parlato a favore della guerra. Il freddo aumenta di giorno in giorno, ormai: la sicurezza si trova all'interno delle pareti, sotto i tetti. Noi non camminiamo fra il passato come fa la tua gente, ma sappiamo quale sia sempre stato il Costume dell'Uomo, e ci atteniamo ad esso.

— Il vostro costume è buono — disse il Nato Lontano; — talmente buono, forse, che i Gaal l'hanno imparato da voi. Negli Inverni passati voi eravate più forti dei Gaal, poiché i vostri Clan erano uniti insieme per combatterli. Ora gli stessi Gaal hanno imparato che la forza sta nel numero.

Se questa notizia è vera — disse Ukwet, che era uno dei nipoti di Wold, sebbene fosse più vecchio del figlio di Wold, Umaksuman.

Agat lo fissò in silenzio. Ukwet distolse immediatamente gli occhi da quello sguardo diretto, nero.

— Se non è vera, allora perché i Gaal tardano tanto ad arrivare qui al sud? — disse Umaksuman. — Che cosa li trattiene? Hanno mai atteso, prima, che le messi fossero immagazzinate?

— Chi lo sa? — disse Wold. — Lo scorso Anno sono giunti assai prima che sorgesse la Stella della Neve; lo ricordo. Ma chi ricorda gli Anni che l'hanno preceduto?

— Forse hanno preso il Sentiero delle Montagne — disse l'altro nipote, — e non passeranno neppure per Askatevar.

— Il corriere ha detto che hanno preso Tlokna — disse Umaksuman, in tono tagliente. — E Tlokna è a nord di Tevar, sul Sentiero Costiero. Perché vogliamo dubitare della notizia, perché aspettiamo tanto ad agire?

— Perché coloro che combattono guerre in Inverno non sopravvivono fino a vedere la Primavera — brontolò Wold.

— Ma se arrivassero…

— Se arrivassero, combatteremmo.

Ci fu una breve pausa. Agat, una volta tanto, non fissò in viso alcuno, bensì tenne abbassati i suoi occhi scuri, come un umano.

— La gente dice — osservò Ikwet con una punta di derisione nella voce, presagendo il trionfo, — che i Nati Lontano hanno strani poteri. Io non so nulla di tutto questo, io sono nato nelle Terre Estive e non ho mai visto un Nato Lontano fino alla presente fase lunare, per non dire di essermi seduto a mangiare con uno di loro. Ma se sono degli stregoni e hanno tali poteri, perché dovrebbero avere bisogno del nostro aiuto contro i Gaal?

— Io non ti ascolto! — tuonò Wold, rosso in volto e con le lacrime agli occhi. Ukwet si percosse il volto. Incollerito da questa insolenza verso un ospite di tenda, e dalla sua stessa confusione e incapacità di decidere, che lo spingevano a polemizzare con entrambe le fazioni, Wold rimase immobile a sedere, respirando pesantemente e fissando con occhi fiammeggianti il giovanotto, che teneva nascosto il volto.

— Io parlo — disse infine Wold, e la sua voce era ancora forte e profonda, libera per qualche istante dal timbro roco che aveva assunto con l'età. — Io parlo: ascoltate! Alcuni corrieri risaliranno il Sentiero della Costa finché non avvisteranno la Migrazione. E dietro di loro, a distanza di due giorni di cammino, ma senza oltrepassare i confini del nostro Territorio, i guerrieri li seguiranno… tutti gli uomini nati tra la Metà della Primavera e le Carestie Estive. Se i Gaal giungeranno in forze, i guerrieri li spingeranno a est, verso le montagne; in caso contrario faranno ritorno a Tevar.

Umaksuman rise forte e disse: — Anziano, nessuno può guidarci all'infuori di te!

Wold brontolò, ruttò e tornò a sedere. — Sarai invece tu a guidare i guerrieri — disse cupamente.

Agat, che da qualche tempo non prendeva la parola, disse con il suo tono pacato: — La mia gente può inviare trecentocinquanta uomini. Risaliremo l'antica strada costiera, e ci uniremo con i vostri uomini ai confini dell'Askatevar. — Si alzò e tese la mano. Accigliato per essersi lasciato trascinare nell'impegno, Wold ignorò il gesto. Umaksuman fu in piedi in un lampo, e appoggiò la mano contro quella del Nato Lontano. Rimasero fermi in quella posizione per un istante, alla luce del fuoco, simili al giorno e alla notte. Agat scuro, ombroso, severo; Umaksuman chiaro di pelle, chiaro d'occhi, raggiante.

La decisione era stata presa, e Wold sapeva di poterla imporre agli altri Anziani. E sapeva anche che si trattava dell'ultima decisione ch'egli avesse preso. Poteva mandarli alla guerra, ma colui che avrebbe fatto ritorno sarebbe stato Umaksuman, il capo dei guerrieri e perciò il più forte dei capi tra gli Uomini di Askatevar. L'azione compiuta da Wold aveva segnato la sua abdicazione. Umaksuman sarebbe stato il capo giovane. Sarebbe stato lui a chiudere il cerchio del Pestaggio, sarebbe stato lui a condurre i cacciatori nell'Inverno, a guidare le incursioni della Primavera, le grandi peregrinazioni dei lunghi giorni estivi. Il suo Anno cominciava ora…

— Andate — borbottò Wold, rivolto a tutti. — Convoca il Pestaggio per domani, Umaksuman. Di' allo sciamano di portare uno hann: uno grasso, con un po' di sangue… — Non desiderava parlare con Agat. Ed essi si allontanarono: tutti i giovani alti. Egli rimase accosciato sulle gambe rigide, davanti al fuoco, fissando le sue gialle fiamme come se fissasse il cuore di uno splendore perduto, l'irrecuperabile calore dell'Estate.

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